Aung San Suu Kyi: differenze tra le versioni

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*Il fattore razziale fu forse l'aspetto più macroscopico del rapporto fra Inglesi e Indiani. I conquistatori musulmani si erano comportati con l'arroganza dei vincitori, avallando episodi di persecuzione religiosa, ma non avevano affermato la loro superiorità sugli indù in termini offensivi di razza e di colore. (p. 90)
*Nato nel 1771 da una famiglia di bramini, [[Ram Mohan Roy|Roy]] possedeva gli attributi classici dell'uomo rinascimentale: una mente inquisitiva, un intelletto vivace, gusti eclettici, il coraggio dell'innovazione e la padronanza di varie lingue. Inoltre, disponeva di notevoli risorse finanziarie, un vantaggio innegabile per chi voleva impegnarsi nelle riforme. Il più significativo contributo di Roy in campo socioreligioso fu la fondazione del Brahmo Sabha, un movimento che sosteneva una forma purificata d'induismo, basata sui Veda e le Upanisad, teistica ma contraria all'idolatria e in cui erano assimilati alcuni concetti etici dell'Occidente cristiano. (p. 91)
*[[Jawaharlal Nehru]], rampollo di una famiglia bramina del Kashmir stabilitasi ad Allahabad, è il tipico rappresentante dell'Indiano anglicizzato e sofisticato. Affidato a istitutori inglesi a casa prima di frequentare Harrow e Cambridge, si ispirava alle parole di Euripide, EschilioEschilo e Yeats per esprimere i suoi pensieri e aspirazioni. Il ''Bhagavad Gita'' attirava il suo spirito indagatore come un «poema di crisi, politica e sociale e ancor più di crisi dello spirito umano». Ma lui l'aveva letto, come altri classici sanscriti, solo nella traduzione inglese. (p. 109)
*Nehru apparteneva ovviamente a una esigua minoranza, era un uomo con un approccio talmente intellettuale verso la vita che imparò ad accettare con equanimità la sua anomala identità culturale. A differenza di [[Sri Aurobindo]] non sentiva l'esigenza di controbilanciare la sua educazione occidentale con una scrupolosa ricerca sul pensiero induista, sebbene l'avesse studiato in una prospettiva storica al fine di capire l'India. (pp. 109-110)
*[[Mindon Min|Mindon]] era considerato un buon re perché devoto e perché mantenne la pace durante il suo regno. In certa misura cercò di stare al passo con l'evoluzione moderna, ma non possedeva né i requisiti intellettuali, né forse l'inclinazione per mettere in atto riforme politiche e amministrative che avrebbero esteso la base di potere del regno, assicurato la successione al trono e forse evitato l'annessione della Birmania settentrionale. (p. 113)