Dino Grandi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Dino Grandi==
*Ed una delle ragioni per cui, contrariamente al giudizio di molti fascisti in Italia, mi sono subito, sin dal giorno del mio arrivo qui<ref>Grandi fu ambasciatore d'Italia nel Regno Unito dal 1932 al 1939.</ref>, fermato con simpatia su [[Oswald Mosley]] è perché Mosley mi è apparso come l'espressione di una «novità» assolutamente impreveduta in Inghilterra, dove nessuno, non dico «osa» ma neppure si immagina di poter venir meno ai canoni di quel patriottismo tradizionale vittoriano, che è tuttora in Inghilterra quello che il culto del Risorgimento è stato sino a poco tempo fa per l'Italia, l'insegna «Al vero patriottismo»... Mosley se ne frega della Regina Vittoria, e questo dice e questo stampa, fra le orecchie scandalizzate di tutti e dichiara di voler ripescare l'Inghilterra dei Tudor, d'Enrico VIII e di Elisabetta, l'Inghilterra non «natural» bensì settaria, che mangiava i vitelli allo spiedo, che mannaiava la gente, che coltivava la terra, che pirateggiava sul mare. (da una lettera a Benito Mussolini, Londra, 30 gennaio 1934)<ref>Citato in Piero Buscaroli, ''[https://archive.org/details/dallapartedeivinti/page/n1 Dalla parte dei vinti]'', Arnoldo Mondadori editore, Milano, 2010, ISBN 978-88-04-58599-2, p. 151.</ref>
*{{NDR|Dopo l'occupazione dell'[[Albania]]}} Gli avvenimenti di oggi mi hanno elettrizzato lo spirito tu, duce, fai camminare la Rivoluzione col moto fatale e spietato della trattrice.<ref name=Pav>Citato in ''1943, la caduta del fascismo'', Fratelli Fabbri Editori, Milano.</ref>
 
*[...] [[Ettore Muti]] era un giovane di scarsa cultura e di altrettanto scarsa esperienza politica, ma di un brillante passato militare e di un solido buon senso paesano.<ref>Citato in [[Silvio Bertoldi]], ''La chiamavamo Patria'', Rizzoli, Milano, 1989, p. 173. ISBN 88-17-85323-2</ref>
 
*{{NDR|Su di una sfilata}} L'ordine chiuso che hai insegnato ai tuoi soldati è di un'originalità unica e superba: era un monoblocco di acciaio, una massa pesante come quella tedesca, non tuttavia di ghisa, bensì di metallo vibrante. (da una lettera a [[Benito Mussolini]]<ref name=Pav/>)
 
*{{NDR|Sugli inglesi}} Gli inglesi rispettano soltanto coloro che con pacata ironia mostrano di non credere al bluff britannico di una civiltà superiore. (da una lettera a Galeazzo Ciano, 6 novembre 1936<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Corbaccio, Milano, 1998, p. 273.</ref>)
 
*{{NDR|Su di una sfilata}} L'ordine chiuso che hai insegnato ai tuoi soldati è di un'originalità unica e superba: era un monoblocco di acciaio, una massa pesante come quella tedesca, non tuttavia di ghisa, bensì di metallo vibrante. (da una lettera a [[Benito Mussolini]]<ref name=Pav/>)
*Ed una delle ragioni per cui, contrariamente al giudizio di molti fascisti in Italia, mi sono subito, sin dal giorno del mio arrivo qui<ref>Grandi fu ambasciatore d'Italia nel Regno Unito dal 1932 al 1939.</ref>, fermato con simpatia su [[Oswald Mosley]] è perché Mosley mi è apparso come l'espressione di una «novità» assolutamente impreveduta in Inghilterra, dove nessuno, non dico «osa» ma neppure si immagina di poter venir meno ai canoni di quel patriottismo tradizionale vittoriano, che è tuttora in Inghilterra quello che il culto del Risorgimento è stato sino a poco tempo fa per l'Italia, l'insegna «Al vero patriottismo»... Mosley se ne frega della Regina Vittoria, e questo dice e questo stampa, fra le orecchie scandalizzate di tutti e dichiara di voler ripescare l'Inghilterra dei Tudor, d'Enrico VIII e di Elisabetta, l'Inghilterra non «natural» bensì settaria, che mangiava i vitelli allo spiedo, che mannaiava la gente, che coltivava la terra, che pirateggiava sul mare. (da una lettera a Benito Mussolini, Londra, 30 gennaio 1934)<ref>Citato in Piero Buscaroli, ''[https://archive.org/details/dallapartedeivinti/page/n1 Dalla parte dei vinti]'', Arnoldo Mondadori editore, Milano, 2010, ISBN 978-88-04-58599-2, p. 151.</ref>
 
==Citazioni su Dino Grandi==