Curzio Malaparte: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Muore tutto ciò che l'Europa ha di nobile, di gentile, di puro. La nostra patria è il cavallo. Voi capite quel che voglio dire. La nostra patria muore, la nostra antica patria. E tutte quelle immagini ossessionanti, quella continua ossessione dei nitriti, dell'odore orrendo e triste dei cavalli morti, rovesciati sulle strade della guerra, non vi pare che rispondano alle immagini della guerra, alla nostra voce, al nostro odore, all'odore dell'Europa morta? Non vi sembra che anche quel sogno significhi qualcosa di simile? Ma forse è meglio non interpretare i sogni. (Parte prima, p. 76)
*Quando finalmente [[Oswald Mosley|Mosley]] entrò da Laure, eran quasi le quattro del pomeriggio. Nicolson ed io avevamo già bevuto cinque o sei Martini, e avevamo cominciato a mangiare; non ricordo più quel che stavamo mangiando, né di che cosa ci mettemmo a discorrere, ricordo soltanto che Mosley aveva una testa molto piccola, una voce dolce, che era alto, altissimo, magro, indolente, un po' curvo, e che, per nulla dispiaciuto anzi perfettamente soddisfatto del suo ritardo, «on n'est jamais pressé quand il s'agit d'arriver en retard» disse, non per scusarsi, ma per farci intendere che non era così stupido da non capire che era giunto in ritardo. Nicolson ed io ci mettemmo subito d'accordo con un'occhiata, e, per tutta la durata della colazione, Mosley non ebbe neppure il più lieve sospetto che ci fossimo messi d'accordo per prenderci gioco di lui. Mi parve che fosse largamente dotato di ''sense of humour'': ma, come tutti i dittatori (Mosley non era se non un pretendente alla dittatura, aveva però, senza alcun dubbio, ahimè, la stoffa del perfetto dittatore, e si sa di che lana è fatta quella stoffa!) non sospettava neppur lontanamente che si potesse prendersi gioco di lui. (Parte seconda, p. 123)
*Mussolini crede in se stesso, se tuttavia crede in qualcosa: ma non crede all'incompatibilità fra la logica e la fortuna, tra la volontà e il destino. La sua voce è calda, grave, eppur delicata. Una voce che talvolta ha strani, profondi accenti femminili, un che di morbosamente femmineo. (Parte sesta, p. 376)