Giorgio de Chirico: differenze tra le versioni

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+incipit del romanzo "Ebdòmero". Da notare che inizia con i puntini sospensivi per consapevole scelta dell'autore, io non ho tagliato nulla
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*Perché un'[[opera d'arte]] sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell'umano: l'intelligenza media e la logica le nuocciono. La concezione di un'opera d'arte che afferra una cosa che come tale non ha alcun senso, alcun tema, che dal punto di vista della logica umana ''non vuole assolutamente dir nulla'', io dico che una tale rivelazione o concezione dev'essere in noi così forte, deve apportare tal gioia o tale dolore, che noi siamo costretti a dipingere, come il morto di fame a addentare un pezzo di pane che gli capita tra le dita.<ref>Citato in Gianfranco Morra, ''Specchio dei tempi. Antologia interdisciplinare'', Editrice La Scuola, 1981.</ref>
*Un buon artista cerca di lavorare bene, sia col fascio che con la stella rossa, con la repubblica o con la monarchia. Nell'arte si esprimono solo il valore e il temperamento dell'individuo.<ref>Da un'intervista di Alfredo Pieroni, ''Idee, paradossi e umori di Giorgio de Chirico'', ''Fiera Letteraria'', anno I, numero 2, aprile 1946, p. 1.</ref>
 
==[[Incipit]] di ''Ebdòmero''==
... e allora incominciò la visita di quello strano edificio sito in una via severa, ma distinta e senza tristezza. Visto dalla strada l’edificio faceva pensare a un consolato tedesco a Melbourne. Grandi negozi occupavano tutto il pianterreno. Benché non fosse né domenica, né altro giorno festivo, i negozi erano chiusi in quel momento e ciò conferiva a quella parte della strada un aspetto di noia malinconica, una certa desolazione, quell'atmosfera particolare che hanno di domenica le città anglosassoni. {{NDR|Giorgio de Chirico, ''Ebdòmero'', Abscondita, 2003}}
 
==Citazioni su Giorgio De Chirico==