Aeroplano: differenze tra le versioni

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*Ad un tratto, il rombo ritmico di un S 79, poi subito un altro e un altro ancora, ed ecco alla fine tutta la formazione; no, non tutta! Sono soltanto undici e ne erano partiti tredici. I velivoli vengono all'[[atterraggio]] uno alla volta, ma il ritmo degli atterraggi e dei giri è diverso da quello delle rituali esercitazioni di addestramento. Ora è più nervoso; qualche velivolo viene all'atterraggio in ritardo, qualche altro atterra in coda a quello che lo precede. Le norme di prudenza, ripetute mille volte alla scuola e dal comandante di addestramento, non vengono più rispettate. Corro incontro al primo velivolo; è quello di [[Giulio Cesare Graziani|Graziani]] che mi fa segni dal posto di pilotaggio che non riesco a capire. Lo rincorro, mentre si dirige al proprio parcheggio; dal velivolo non ancora fermo Graziani scende precipitosamente e mi investe: «Fa' presto, arrivano dei velivoli con feriti a bordo; fa' venire le autoambulanze e i vigili del fuoco.» Mi precipito al comando con la camionetta del campo e subito l'autoambulanza e il carro dei vigili del fuoco si spostano verso il fondo pista.
*[[Carlo Faggioni|Faggioni]] atterra. È il mio momento. «Fammi vedere cosa hai imparato a Gorizia.» [[Decollo]] veloce e come lui mi tengo basso per acquistare velocità. In fondo al campo cerco di virare stretto, ma la terra così vicina mi consiglia di restituire i comandi: eppure era così facile vederlo fare a lui! Gli cedo la guida, arrendevole. Forza maestro! Ripete il ''looping'' d'ala partendo da rasoterra: una manovra elegante, scorrevole, emozionante. Quando il velivolo, tratto in verticale, arriva in cima alla parabola e si sente che i motori non ce la fanno più a tenerlo su, Faggioni con un tocco leggero come quello di un pianista toglie la manetta al sinistro, affonda lo stesso pedale, e il velivolo fa perno sull'ala puntando poi il muso verso terra. Subito toglie tutti e tre i motori: la velocità aumenta rapidamente; egli aziona il ''trim'' a cabrare e tira contemporaneamente il volantino. Con naturale dolcezza il velivolo assume a poco a poco l'assetto orizzontale e passiamo sul limite sfiorando le cime degli eucalipti.
*I due velivoli di [[Carlo Faggioni|Faggioni]] e di Spezzaferri si presentano all'orizzonte in sezione ala contro ala: l'[[Savoia-Marchetti S.M.79|S 79]] era un velivolo trimotore con eccezionale sensibilità ai comandi: quando un pilota l'aveva preso bene alla mano riusciva a fare pattuglia inserendo la propria ala tra l'ala e la coda del capopattuglia. Questa formazione serrata faceva parte dell'addestramento degli aerosiluranti per la difesa della caccia nemica, come il volo a pelo d'acqua: in tal modo l'assalitore si trovava di fronte più mitragliatrici dorsali anziché una sola e correva il rischio di infilarsi in mare se non interrompeva tempestivamente la picchiata di attacco. La manovra era impressionante le prime volte ma quando si erano vinti i primi timori, si trovava una buona sincronizzazione dei tre motori e si aveva una grande fiducia nel capopattuglia, diventava un'esercitazione divertente. Era necessaria una costante vigilanza sul piede e sulla manetta per mantenere l'esatta distanza dal capopattuglia (il pericolo era di avvicinarsi troppo e mangiargli o farsi mangiare l'estremità alare con l'elica laterale).
*L'[[Etna]] è diverso dalle mie splendide Dolomiti frastagliate e fantastiche, è un grosso cono schiacciato come una grande focaccia sul corno orientale dell'isola con i fianchi che scendono con pendenza regolare: mi tenta un lunga planata quasi senza motore ma veloce, dato l'assetto in cui devo tenere il velivolo; mi metto sopra un largo solco tracciato dalla lava di un'unica eruzione e scendo come in uno slalom entusiasmante.