Martino Aichner: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Il Gruppo Buscaglia: Inserimento citazione
Riga 17:
*La sera [[Giulio Cesare Graziani|Graziani]] mi prende sotto braccio: «[[Carlo Faggioni|Faggioni]] mi ha raccontato tutto; premetto che non ti faccio rapporto perché è la prima volta che ho l'occasione di parlare con te di problemi di lavoro e perché [[Carlo Emanuele Buscaglia|Buscaglia]] se la prenderebbe anche con Faggioni che ha avuto la debolezza di volerti insegnare cose che non servono a fare la guerra.» Posso spiegargli tutto con calma e incontro la sua piena fiducia. «Meglio così, però ricordati che questi "esperimenti" non servono a fare la guerra. Nei prossimi giorni allenati con il tuo equipaggio, vedi di amalgamarlo e di conquistarne la fiducia: soltanto allora potrai prender parte ad azioni di guerra con possibilità di successo e anche di riportare a casa la pelle.» (p. 31)
*[[Carlo Emanuele Buscaglia|Buscaglia]] risentiva ancora la punta di avvilimento del tempo in cui, all'inizio della carriera, il suo comandante l'aveva proposto per l'esonero dal pilotaggio che aveva poi trasformato in trasferimento, perché ormai la guerra era alle porte e "tutti" i piloti erano necessari. Buscaglia non era un pilota eccezionale non era un "manico" come si dice in gergo aeronautico: però sapeva ridurre i problemi all'indispensabile; infine superava tutto il resto con una caparbia forza di volontà. Ovviamente lo infastidivano i "cannoni", oggetto di ammirazione di tutti. E [[Carlo Faggioni|Faggioni]], in arrivo, era senza dubbio un "cannone", anche se fino a quel momento aveva sparato a salva. (p. 37)
*I due velivoli di [[Carlo Faggioni|Faggioni]] e di Spezzaferri si presentano all'orizzonte in sezione ala contro ala: l'[[Savoia-Marchetti S.M.79|S 79]] era un velivolo trimotore con eccezionale sensibilità ai comandi: quando un pilota l'aveva preso bene alla mano riusciva a fare pattuglia inserendo la propria ala tra l'ala e la coda del capopattuglia. Questa formazione serrata faceva parte dell'addestramento degli aerosiluranti per la difesa della caccia nemica, come il volo a pelo d'acqua: in tal modo l'assalitore si trovava di fronte più mitragliatrici dorsali anziché una sola e correva il rischio di infilarsi in mare se non interrompeva tempestivamente la picchiata di attacco. La manovra era impressionante le prime volte ma quando si erano vinti i primi timori, si trovava una buona sincronizzazione dei tre motori e si aveva una grande fiducia nel capopattuglia, diventava un'esercitazione divertente. Era necessaria una costante vigilanza sul piede e sulla manetta per mantenere l'esatta distanza dal capopattuglia (il pericolo era di avvicinarsi troppo e mangiargli o farsi mangiare l'estremità alare con l'elica laterale). (p. 38)
*Dopo la battaglia di Pantelleria, [[Mussolini]] aveva voluto premiare gli aviatori per gli efficaci risultati ottenuti su segnalazione del ministero, aveva scelto [[Carlo Emanuele Buscaglia]] come espressione più completa e valida per rappresentare il valore dell'aviatore nella [[Seconda guerra mondiale|seconda guerra mondiale]]. Veniva a pesare così sul capo di Buscaglia l'alone di gloria assegnato nella [[Prima guerra mondiale|prima guerra]] a [Francesco] Baracca. (p. 42)
*Come [[Carlo Emanuele Buscaglia|Buscaglia]] e [[Carlo Faggioni|Faggioni]], [[Giulio Cesare Graziani|Graziani]] manifesta sempre un'estrema sicurezza di riuscire a farcela: per loro sembra non aver valore quel calcolo statistico compilato da qualcuno che rivela che la media delle azioni dalle quali si può tornare vivi è di tre o quattro al massimo; questa media si rivelerà purtroppo esatta per il nostro reparto, che alla fine del ciclo operativo si ritroverà con otto equipaggi superstiti dei venti con i quali era partito. (p. 51)