Sandro Viola: differenze tra le versioni

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*Il problema curdo è diverso da quello delle altre minoranze, perché i curdi rappresentano più di un quarto della popolazione irakena: essi sono cioè una minoranza per modo di dire.<ref>Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0121_01_1968_0184_0005_5294705/ ''Tra i curdi ribelli a Bagdad''], ''La Stampa'', 15 agosto 1968</ref>
*La ribellione curda non è solo il problema-chiave irakeno, l'elemento che più di ogni altro rende instabile, così sdrucciolevole, la situazione politica del Paese. Essa rappresenta anche uno dei nodi più stretti dell'aggrovigliata matassa del Medio Oriente, al punto da condizionare in modo diretto la crisi arabo-israeliana.<ref name="leaderribelle">Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0121_01_1968_0186_0003_5294927/ Incontro con il capo dei curdi nello Stato «ribelle» a Bagdad]'', ''La Stampa'', 18 agosto 1968</ref>
*Il problema numero uno del Portogallo resta quello della [[Guerra coloniale portoghese|guerra in Africa]]: 150.000 uomini che da otto anni, spendono ogni anno il 40 per cento del bilancio nazionale, combattono contro i movimenti di liberazione dell'Angola, del Mosambico e della Guinea.<ref>Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,15/articleid,0127_01_1969_0248_0015_6264870/ ''Come ai tempi di Salazar''], ''La Stampa'', 24 ottobre 1969</ref>
*Se non ci fosse [[Mustafa Barzani|Barzani]], il fronte orientale degli israeliani sarebbe assai più pericoloso di quanto non è oggi. Se non ci fosse, i colpi di Stato in Irak non avverrebbero, come avvengono, con tanta facilità.<ref name="leaderribelle"/>
*Barzani è un uomo sui sessantacinque anni, tozzo, la pelle cotta dal sole, i gesti e la voce autoritari. Fuma incessantemente infilando le sigarette in un lungo bocchino di legno aromatico, la mano sinistra poggiata sull'impugnatura di corno del pugnale che porta alla cintola. Qui, sulle montagne, è tutto: presidente del partito (il pdk che nel resto dell'Irak è clandestino), primo segretario del Comitato centrale, presidente del Consiglio della rivoluzione, Comandante in capo delle forze armate. L'interprete avverte che bisogna chiamarlo generale.<ref name="leaderribelle"/>
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*[[Zulfiqar Ali Bhutto|Bhutto]] [...] è noto per nutrire sentimenti profondamente anti-indiani. «Indian dogs», i cani indiani, è una delle espressioni che questo intellettuale di bollente oratoria ha usato molte volte per parlare della classe dirigente di New Delhi.<ref>Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,11/articleid,0140_01_1971_0297_0011_4639261/ ''Deposto il presidente Yahya del Pakistan. Data alle fiamme la sua casa a Peshawar''], ''La Stampa'', 21 dicembre 1971</ref>
*{{NDR|Sull'[[Estado Novo (Portogallo)|Estado Novo]]}} Proprio non riesco a capire le misteriose ragioni, la capziosità di chi vuole negare che il Portogallo fosse allora un paese fascista. Bastava dare un' occhiata nelle librerie, sfogliare un giornale, rasentare in un salotto, o a pranzo da Tavares e all'Aviz la coorte dei gerarchi e profittatori del regime. E la sensazione che se ne ricavava era la stessa che nella Spagna di quegli anni o nell'Italia di venticinque anni prima: il cattivo odore del fascismo. Quel che è certo, è che gli oppositori di Salazar erano ben altro che un gruppo sparuto di letterati senza successo. Gli amici che avevo allora a Lisbona, Mario Soares, Raul Rego, Fernando Sousa Tavares, Urbano Tavares e tanti altri, non scrivevano inutili poesie. Tentavano di campare con le loro professioni di avvocati, giornalisti, ma senza molto riuscirci perché ogni tanto finivano in galera, o al confino in un'isola dell'Atlantico, o addirittura in esilio. E quando non era la galera o il confino, erano comunque le visite della Pide in piena notte, le perquisizioni, le intimidiazioni, il terrore dei familiari.<ref>Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/07/12/lisbona-bella-perduta.html ''Lisbona bella e perduta''], ''La repubblica'', 12 luglio 1991</ref>
 
{{Int|1=Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0122_01_1968_0213_0003_5302445/ ''L'agonia di Salazar paralizza il Portogallo'']|2=''La Stampa'', 19 settembre 1968}}
*Nessuno parla del «dopo [[António de Oliveira Salazar|Salazar]]». Non si parla neppure nei caffè del Chado e del Rossio, i luoghi di ritrovo della borghesia liberale, dove Salazar aveva sempre tollerato (limitandosi a infittire le reti dei confidenti della polizia, i «bufos») che si raccontassero le storielle contro il regime e si facesse qualche critica. Dopo aver detto per anni che il futuro del Portogallo, un futuro migliore del presente, era legato all'evento biologico della morte di Salazar, gli «avocados» e gli intellettuali sembrano spaventati che l'evento sia ormai così vicino.
*«''I Paesi felici''», aveva detto un giorno Antonio Oliveira de Salazar, «''non hanno storia''». Salazar si riferiva al Portogallo, e certo esagerava perché è difficile, molto difficile, poter definire il Portogallo un Paese felice. Il trentacinque per cento della popolazione è analfabeta, il reddito annuale ''pro capite'' è di centoquarantacinquemila lire, forse il più basso d'Europa. Ma lì dove aveva ragione era quell'affermare che il Portogallo non ha avuto in questi decenni, e non ha ora, «storia». La sua storia è ferma a quel giorno del 1929 in cui i militari al potere, incapaci di venire a capo della crisi economica che minacciava il Paese, richiamarono a Lisbona il giovane professore dell'Università di Coimbra Oliveira Salazar.
*Gli anni della formazione (il seminario dei Gesuiti, dove prende gli ordini minori), le abitudini di vita (niente fumo, neinte alcool, pasti a base di uova), la misoginia. Erano questi gli elementi che influivano sulla sua visione del mondo, una visione apocalittica, paurosa, in cui tutto gli sembrava andare verso l'abisso, mentre nessuno, o quasi nessuno, credeva più alle cose in cui credeva lui: la missione civilizzatrice dell'Occidente in un universo barbaro, il Portogallo ultima diga contro l'ateismo e il comunismo, le ''élites'', l'autorità.
 
==Note==