Giuseppe Rovani: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Talvolta un'idea, un'opinione, una credenza s'impadronisce di un'intera massa di gente in un modo irresistibile. E gli uomini di buon senso e di spirito equo, che, volendo esaminare prima di condannare, azzardano qualche difesa e qualche osservazione, sono quelli che precisamente danno le mosse al temporale. (da ''Vol. I, Libro secondo'', p. 174)
*Era da circa mezzo secolo che in Francia, dove si davano in pubblico perfino otto balli in [[maschera]] per settimana, s'era introdotta la perversa invenzione delle ''maschere-ritratti'', le quali, eseguite da pittori esperti e da plastificatori, rendevano al vivo la sembianza, di chiunque si voleva. Questa ''maschera-ritratto'' di solito la si copriva con un'altra maschera qualunque, la quale, levata con destrezza, lasciava intravedere il volto imprestato che stava sotto, e che ricoprivasi tosto, onde impedire si potesse conoscere l'inganno. Questa moda dalla Francia si diffuse tosto in Italia, e segnatamente a Milano e a Venezia. Ma i disordini che ne seguirono furon tali e tanti, che la pubblica morale se ne risentì altamente. Giovani scaltri assumevano il volto di fortunati amanti a ingannar donne e donzelle inesperte. Donne gelose e gelosi amatori e mariti, traevano in insidia donne e amanti creduli, dal che derivarono vendette e delitti. (da ''Vol. I, Libro secondo'', pp. 187-188)
*Casa Salomon. Allorché la gondola si fermò davanti allo scaglione di quella casa, Galantino diede al gondoliere un breve portafoglio si seta legato con nastri, fuor del quale spuntava una cartolina. Allora, come ognuno sa, non c'erano [[biglietto da visita|biglietti di visita]] propriamente fatti, ma c'eran i loro precursori; e giacché era il secolo delle eleganze più profumate e delle caricature, chi voleva farsi annunziare a qualcuno per una visita, faceva presentare al guardaportone, perché lo facesse avere al padrone della casa, un bigliettino su cui scriveva il proprio nome, il qual bigliettino veniva sempre collocato in un portafoglio, in un astuccio, in un vezzo qualunque; e tali vezzi qualche volta avevano un gran valore, essendo d'argento, d'oro e persino ornati di pietre preziose; a seconda della ricchezza del visitatore, e del bisogno che aveva di rendersi gradito e d'imprimersi bene nella memoria di chi voleva visitare; perché era di prammatica che il padrone di casa, tolto il foglietto, e letto il nome si tenesse il vezzo per sé, come pegno e come dono. (da ''Vol. I, Libro secondo'', p. 226)
*Donna Clelia taceva, ma nella sua testa era penetrata la convinzione che quel che aveva sospettato era vero. Nella bilancia della giustizia legale, il rossore, il pallore e lo smarrimento sono imponderabili morali; ma nella bilancia dell'uomo valgono più della stessa colpa confessata. (da ''Vol. I, Libro secondo'', p. 232)