Massimo Baldini (filosofo): differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Il tema del silenzio può essere attuale o inattuale. Mai di moda. Ed oggi, nonostante ciò che di primo acchito si può pensare da parte di molti, è indubbiamente attuale. Forse più di quanto lo sia mai stato. «Man mano che diminuisce il presidio del linguaggio – ha notato [[Susan Sontag]] – aumenta quello del silenzio». E i nostri sono tempi in cui il linguaggio è visto come qualcosa di corrotto. «In nessun secolo – ha scritto [[Ignazio Silone]] in ''Pane e vino'' – la parola è stata così pervertita, come ora lo è, dal suo scopo naturale che è quello di far comunicare gli uomini. Parlare e ingannare, (spesso anche ingannandosi), sono ora quasi sinonimi». Il disamore per la parola, che è quanto mai diffuso, nasce dalla constatazione che il nostro e l'altrui parlare sono divenuti per lo più fatti meramente palatali, chiacchiere impersonali e banali. (da ''Il silenzio e la parola'', pp. 83-84)
*Il silenzio, inoltre, valorizza la testimonianza. Il silenzio non prova, non argomenta, non dimostra, testimonia soltanto. Eppure, nonostante questo, ma forse proprio per questo, possiede una forza insolita. «Perché gridi così forte?» dice Dio a Mosè. Eppure Mosè taceva. «Tanto – commentava [[Kierkegaard]] – può il silenzio gridare al cielo». (da ''Il silenzio e la parola'', 93)
*L'ossimoro è preferito dal [[mistico]] perché gli consente di esprimere qualcosa di ineffabile, perché è lo strumento migliore per parlare del non dicibile, perché nel mondo della dualità crea la ''coincidentia oppositorum'', che [[Nicola Cusano]] (1401-1464), nel contesto della sua teologia del Verbo incarnato, riteneva quasi la definizione meno imperfetta di Dio. Il mistico, nel suo parlare di Dio, punteggiato da ''improprietas'', di ''voces obscurae, horridae, inauditae,'' cerca mediante un accumulo parossistico di ossimori di sfiorare linguisticamente il divino. (da ''La mistica e i mistici'', p. 187)