Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Un'immagine vuole spezzare i confini che il concetto aveva tracciato per restringerla e definirla. Lo spirito, che lo voglia o meno, deve prenderne atto, se non vuole capitolare di fronte ai fenomeni. Estendendo i confini può di nuovo comprendervi quell'immagine. L'errore non stava nel mondo, ma nel nostro occhio, nel suo intimo. È un salto che ci riporta indietro, verso l'origine. (da ''Collyris'', p. 142)
*La [[vista]] di una pietra preziosa può rendere accessibile una montagna. (da ''Il verdemuschio'', p. 173)
*{{NDR|La [[Grotte di Nettuno|Grotta di Nettuno]]}} All'interno, l'acqua arriva alle ginocchia ed è così cristallina che la collana di anemoni di mare che profilano il suo specchio sembra fluttuare nell'aria. Sotto questa cupola bassa fa il nido la colomba delle scogliere. Sullo sfondo le volte si sviluppano per le cavità oscure. Le fenditure del terreno si perdono nel sottosuolo. Si riempiono e si svuotano con il moto delle maree, come un gigantesco polmone; qui il mare raccoglie le sue forze spaventose e incontra il mondo degli inferi. Allo schianto spumeggiante segue un sospiro, poi il gemito del risucchio dalla profondità e lo strepito della cavità della grotta, il vortice delle pietre in frantumi. [[Nettuno (divinità)|Nettuno]] e [[Plutone (divinità)|Plutone]] si scontrano, misurando le loro forze. Sulla soglia si avverte l'inquietudine. (da ''Il verdemuschio'', p. 201 )
*Quanto più nel mondo cresce l'angoscia, tanto più lontani sono gli spazi che andiamo ad esplorare. Erriamo come pipistrelli nella caverna che è l'universo. (da ''Funghi'', pp. 236-237)
*{{NDR|A Sérignan, nel giardino della casa museo di Jean Henri Casimir Fabre, entomologo e poeta.}} Nei giardini come questo si dimenticano tutti i nomi, anche il proprio. Le cose parlano con la loro forza senza nome. Ci invade un senso di gioia, sorge il presagio dell'ora in cui ci lasceremo alle spalle non solo il nome, ma anche le cose. <br/> Il sole splende, tutto è tranquillo qui fuori; ora il padrone esce dalla casa dove gli avevamo reso omaggio. Si nutre ancora ed è vivo: in casa lo abbiamo venerato, qui, ora lo amiamo. (da ''Polvere colorata'', p. 272)