Daniele Del Giudice: differenze tra le versioni

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→‎Atlante occidentale: Inserimento Incipit
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*«Dunque è di questo che si tratta», ha sorriso Epstein, senza insistere nel tono, ma come se ne fosse già convinto. Si è girato verso Brahe, ma nel buio vedeva soltanto la camicia chiara sotto la giacca estiva, il profilo del naso, le sopracciglia. È tornato con gli occhi al lago, ha detto: «Sí, piacerebbe anche a me parlare di un sentimento e del modo di produrlo come parla dell'anello di una trentina di chilometri. Potrei mai invitarla a visitare dei tempi verbali, dei giunti per incastrare le frasi in modo che si tengano una contro l'altra, come per controspinta? Potrei mai farle vedere il punto esatto dove si genera un'immagine, un gesto, lo snodo di una storia, l'intreccio di un sentimento, indicandole la differenza tra il prodotto e ciò che lo produce? Potrei dirle: una storia è fatta di avvenimenti, un avvenimento è fatto di frasi, una frase è fatta di parole, una parola è fatta di lettere? È la lettera è irriducibile? È l'"ultimo"? No, dietro la lettera c'è un'energia, una tensione che non è ancora forma, ma non è già un sentimento, ma chissà quale potenza occorrerebbe per sconnettere quel sentimento dalla parola che lo rende visibile, dal pensiero che lo pensa istantaneamente, e capire il mistero per cui le lettere si dispongono in un modo e non in un altro e si riesce a dire: "Lei mi piace", e il miracolo per cui questo corrisponde a qualcosa». (p. 129)
*Ha smosso il ghiaietto con la scarpa, ha ripreso: «Ci vogliono cosí tanti aggettivi per la luce! Con gli oggetti era diverso, si lasciavano descrivere per il loro funzionamento, per la loro consistenza, per ciò cui somigliavano, per le azioni attraverso cui erano costruiti e per l'infinita varietà di azioni che producevano nel comportamento di chi li usava. Potrei dirle luce pallida, luce meridiana, luce fredda, luce struggente: la luce resta sempre uguale a se stessa, cambiano soltanto i sentimenti. E poi, di qualunque tipo di luce io le parlassi, sicuramente lei ne penserebbe un'altra, diversa da quella che sto pensando io. È cosí strano, la luce è la cosa più comune che ci sia, molto più comune del legno e del metallo, eppure è la più privata, come se lei o io o chiunque altro producesse in proprio la sua». (p. 137)
 
===[[Explicit]]===
<poem>«Credevo che non sarei mai arrivato in tempo».
«C'è ancora qualche minuto».
«Ho sentito la radio».
«Anche per te ci sono novità».
«È una giornata di molte novità, per me e per te».
«Bene».
«E adesso?»
«Adesso dovrebbe cominciare una storia nuova».
«E questa?»
«Finita».
«Finita finita?»
«Finita finita».
«La scriverà qualcuno?»
«Non so, penso di no. L'importante non era scriverla, l'importante era provarne un sentimento».</poem>
 
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