Gino Gerola: differenze tra le versioni

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Creazione sezione antologia poetica "La valle e periferia"
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==Citazioni di Gino Gerola==
*{{NDR|Su [[Marco Pola]]}} Eppure, Marco, che gioia leggere le tue pagine, le tue poesie. Per tua fortuna (anche nella vita, spero e mi auguro) con gli anni, sei diventato un saggio che capisce le cose a fondo, che non si fa troppe illusioni, eppure, appunto, si mette una specie di berretto a sonagli e si diverte e fa divertire. O meglio no: in questo verbo resta sempre l'idea di qualcosa di superficiale. Mentre in te non c'è niente che somiglia a questa roba. Hai conservato intatta la purezza di sentire, l'entusiasmo, l'amore per la natura, gli animali, le cose vive, che sono proprie di un ragazzo. Un saggio con l'anima di un ragazzo. Che manda al diavolo tutti i sublimi traguardi di certa conoscenza e continua a guardare il mondo, a goderlo nei suoi aspetti più vivi e vivificanti, ridendo, qualche volta bonariamente sghignazzando, delle tante pretese e finte tragedie dei saputi. C'è la sofferenza, certo, il male, il caos, ma c'è anche un cielo e una natura pieni di meraviglie. E allora perché chiudersi nel pozzo a disperarsi e non mettersi su un'altura, invece, o anche a una finestra e di lì, saper cogliere quanto di generoso, di vivo, di bello sa offrire una giornata? Come sempre, insomma, la tua poesia diventa una gioia nella lettura e, al tempo stesso, una lezione di vita, di equilibrio, di libera, spensierata saggezza. Grazie. Anche perché non mi succede spesso, neanche coi così detti grandi, troppo compresi e sicuri della loro grandezza, per avere le briosità rinfrescanti delle tue pagine.<ref>Da ''Lettera a Marco Pola'', Firenze, 11 marzo 1985; in ''Poesia dialettale e poesia in lingua del Novecento <small>Intorno all'opera di Marco Pola</small>'', a cura di Anna Dolfi, All'Insegna del Pesce d'oro, Milano, 1994, pp. 198-199. ISBN 88-444-1270-5</ref>
 
==''La valle e periferia (1943-1995)''==
 
===Citazioni===
*Quando la pioggia lapida la notte | e fa deserto il mondo | o si levano sogni di campane | a cullare i crepuscoli | ognuno attende una voce | che rompa i silenzi | in cui l'animo affonda, | rianimi le solitudini | che s'affoltano intorno. || A quel muto richiamo | fa eco il fiato del vento | e il cigolìo dei carri | o il fragore vano delle case. | Impaura lo sguardo | la sorda quiete dei muri | chiusi agli orizzonti | dove altri camminano in ascolto. || Ma le pietre son diafane | se il nostro fiato alita parole | che ripetano i gesti delle madri. | Se s'aprono i battenti | alle folate d'ombra | lieti pellegrini | faranno sosta alle soglie stupite | e sarà giorno improvviso. (''In ascolto''; in ''Tempo d'avvento (1947-1953)'', p. 32)
 
==Citazioni su Gino Gerola==