Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Il massimo sforzo dell'[[arte]] occidentale potrebbe essere così interpretato; che esso tenta di creare questo testamento<ref>Un terzo testamento, successivo all'Antico e al Nuovo, dopo la Resurrezione, che emani dell'apoteosi. {{cfr}} ''Irradiazioni'', p. 328.</ref>: ciò appare chiaro attraverso le sue grandi opere. Ma si potrebbe anche dire, che ognuno di noi è autore del terzo testamento; il manoscritto è la vita, e da esso si crea la più alta realtà del testo nell'invisibile, nella spazio al di là della morte. (da ''Nota di diario del 9 settembre 1943, Parigi'', p. 328)
*Il [[cinema]], la [[radio]], il mondo della [[macchina]] nel suo complesso, deve forse servire a una migliore conoscenza di noi stessi, alla consapevolezza di quello che «non» siamo. (da ''Nota di diario del 15 settembre 1943, Parigi'', p. 335)
*{{NDR|Il ghetto di Lodz-Litzmanstadt}} Questo è il paesaggio dove la natura di Kniébolo<ref name=niebla/> si palesa nel modo più chiaro e che lo stesso [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] non ha previsto.<br/>Coloro che vengono destinati ai forni crematori bisogna che li scelga il capo del ghetto. Dopo una lunga consultazione con i rabbini, vengono scelti i vecchi e i bambini ammalati. Si dice che molti vecchi e infermi si presentino volontariamente; così tali spaventose azioni tornano sempre più in onore ai perseguitati. [...]<br/> Pronunciando Litzmanstadt, si capisce quali onorificenze Kniébolo è capace di elargire. Così egli ha onorato il nome di questo generale, vincitore di battaglie, legandolo per sempre a uno scannatoio. Fin dal principio mi è stato chiaro che le sue dimostrazioni di rispetto erano da temersi al massimo, e ho ripetuto con Friedrich Georg: <ref>Friedrich Georg Jünger. Scrittore, filosofo e poeta, fratello di Ernst Jünger.</ref> ''Non porta gloria | combattere al tuo fianco; | vale una disfatta | la tua vittoria.'' (da ''Nota di diario del 16 ottobre 1943, Parigi'', pp. 351-352)
*Là dove la [[Linguaggio|lingua]] sfocia negli elementi luminosi del pensiero, quale forza cieca, splendono nella sfaccettata oscurità palazzi, nelle costruzioni della super-matematica. (da ''Nota di diario del 17 ottobre 1943, Parigi'', pp. 352-353)
*{{NDR|Hieronymus Bosch, arte come profezia}} La [[profezia]] consiste nella sua conoscenza dei più profondi valori, in cui si specchiano e si ritrovano i [[secolo|secoli]]; come oggi il mondo della [[tecnica]] con i suoi particolari. Infatti, da queste tavole si possono presagire le forme delle bombe degli aerei e le forme dei sottomarini e in una di esse, mi pare nel giardino''Giardino delle libidini,'' si trova anche il pauroso pendolo di [[Edgar Allan Poe|E. A. Poe]], uno dei grandi simboli del ritmico mondo della [[morte]]. [[Hieronymus Bosch|Bosch]] è il veggente di un ''aeon'', come Poe lo è di un ''saeculum.'' (da ''Nota di diario del 4 gennaio 1944, Parigi'', pp. 376-377)
*{{NDR|Riprese filmate delle operazioni belliche a Stalingrado}} Qui non si tratta di monumenti, come si lasciano alla posterità o si innalzano alla divinità, sia pure anche soltanto in forma di una croce, rozzamente legata con vimini, ma di documenti di mortali e per i mortali, e per nient'altro che mortali. Assai atroce, davvero; è l'eterno ritorno nella sua forma più grigia; sempre di nuovo scorre, nello spazio ghiacciato in monotona ripetizione questo morire; demonicamente congiurato, senza sublimazione, senza riflesso, senza consolazione. (da ''Nota di diario del 1 giugno 1944'', Parigi, p. 428)
*Nel grande studio, davanti al [[Ninfee (serie di Monet)|ciclo di ninfee]] bianche al quale [[Claude Monet|Monet]] cominciò a lavorare, giunto ormai al suo settantacinquesimo anno. Qui si può mirabilmente osservare il ritmo creatore di cristallizzazione e soluzione, con potenti avvicinamenti al nulla azzurro, alla azzurra viscosità di [[Arthur Rimbaud|Rimbaud]]. Su una delle grandi tavole è realizzato, al margine del puro tessuto della luce, come un nodo di raggi materiali, un fascio di ninfee azzurre. Un altro quadro rappresenta soltanto un cielo con nubi: queste si rispecchiano nell'acqua in una maniera che dà le vertigini. L'occhio intuisce la temerarietà, e anche la grandiosa conquista ottica della sublime soluzione, e i suoi affanni tra correnti di luce fluente. L'ultimo quadro è stato lacerato a colpi di coltello. (da ''Nota di diario del 16 luglio 1944, Parigi'', p. 438)
*La varietà e i suoi sistemi: come, per esempio, quella degli [[insetto|insetti]], di cui ho acquistato esperienza. Il fascino sta nell'ottica che si sprofonda attraverso le infinite sfaccettature della natura naturata nell'abisso della ''natura naturans''. I raggi sono quelli del prisma rovesciato: rilucono dapprima nello splendore dell'iride, ritornando poi a un colore solo. Nell'ambito variopinto predomina la sorpresa; nel [[bianco]], invece, una gioiosa e presaga inquietudine. Lo spirito si sprofonda nella volta del tesoro, dove si trova il grande ''sigillum'', il prototipo di ogni conio. (da ''Nota di diario del 24 agosto 1944, St. Dié'', p. 450)