Adolfo Bioy Casares: differenze tra le versioni

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===''L'avventura di un fotografo a La Plata''===
Verso le cinque, dopo un viaggio lungo quanto la notte, Nicolasito Almanza arrivò a La Plata. Si era addentrato appena di un centinaio di metri nella città, a lui sconosciuta, quando delle persone lo salutarono.<br>Non rispose perché aveva la mano destra occupata con la borsa della macchina fotografica, le lenti e altri accessori e la sinistra con la valigia. Ricordò allora una situazione simile. Si disse: «Tutto si ripete», ma l'altra volta aveva le mani libere e aveva risposto a un saluto diretto a qualcuno che gli stava alle spalle. Guardò indietro: non c'era nessuno. Quelli che lo avevano salutato ripetevano il saluto e sorridevano, la qual cosa attirò la sua attenzione perché non aveva mai visto quelle facce. {{NDR|Adolfo Bioy Casares, ''L'avventura di un fotografo a La Plata'', traduzione di [[Elena Clementelli]], Editori Riuniti, 1987}}
 
===''La trama celeste''===
Quando il capitano Ireneo Morris e il dottor Carlos Alberto Servian, medico omeopata, scomparvero da Buenos Aires, un 20 di dicembre, i giornali commentarono appena la notizia. Si disse che erano persone strane, gente complicata, e che una commissione stava indagando; si disse che la scarsa autonomia dell’aereo usato dai fuggiaschi consentiva di affermare che non potevano essere andati troppo lontano. In quei giorni ricevetti un pacco; conteneva: tre volumi in quarto (le opere complete del comunista [[Louis-Auguste Bianqui]]); un anello di scarso valore (un’acquamarina sul cui fondo si vedeva l’immagine di una dea dalla testa di cavallo); parecchie pagine scritte a macchina – ''Le avventure del capitano Morris'' – firmate C.A.S. Trascriverò quelle pagine. {{NDR|Adolfo Bioy Casares, ''Un leone nel parco di Palermo'', a cura di Glauco Felici, Einaudi, 2005}}
 
===Lo spergiuro della neve===
La realtà (come le grandi città) si è estesa e si è ramificata negli ultimi anni. Ciò ha avuto le sue influenze sul Tempo: il passato si allontana con inesorabile rapidità. Della stretta calle Corrientes è durata di più qualcuna delle sue case che il ricordo; la seconda guerra mondiale si confonde con la prima e perfino «las treinta caras bonitas» del Porteño risultano divenute degne ad opera della nostra amnesia; l’entusiasmo per gli scacchi, che ha fatto sorgere effimeri chioschi in tanti angoli di Buenos Aires, dove la popolazione disputava i suoi incontri con maestri lontani, le cui mosse rifulgevano su scacchiere collegate per televisione (o così si credeva), è stato dimenticato del tutto, come il delitto di calle Bustamante, con «Campana», «Beicapelli» e il «Sellaio», l’Affermazione dei civili, la confusione e le ''milongas'' tra le bancarelle di Adela, il signor Baigorri che fabbricava tempeste a Villa Luro, e la Settimana Tragica. Quindi, non ci si dovrà stupire se, per qualche lettore, il nome di Juan Luis Villafañe non evoca assolutamente nulla. Non ci stupiremo neppure del fatto che la storia riportata più avanti, sebbene quindici anni fa scosse il paese, venga accolta come la tortuosa invenzione di una fantasia scriteriata. {{NDR|Adolfo Bioy Casares, ''Un leone nel parco di Palermo'', a cura di Glauco Felici, Einaudi, 2005}}
 
===''Piano d'evasione''===
''27 gennaio''<br>''22 febbraio''
 
''Non ho ancora trascorso un intero pomeriggio in queste isole, e già mi sono scontrato con qualcosa di così grave che ti devo chiedere aiuto, e direttamente, senza molta delicatezza. Cercherò di spiegarmi con ordine.'' {{NDR|Adolfo Bioy Casares, ''Piano d'evasione'', traduzione di [[Romana Petri]], Cavallo di Ferro, 2009}}
 
{{NDR|Adolfo Bioy Casares, ''Piano d'evasione'', traduzione di [[Romana Petri]], Cavallo di Ferro, 2009}}
 
==Note==