Pietro Aretino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+incipit
Riga 166:
*E ben debbo io osservarvi che il mondo ha molti re e un solo [[Michelangelo Buonarroti|Michelagnolo]]. (da ''Al divino Michelagnolo'', p. 237)
*Che così non si po far de i [[funghi]], a i quali fa bisogno bollir con due fette di medolla di pane e poi frigergli ne l'olio. E anco non si mangiano volentieri se non la mattina, per sospetto del veleno che di notte malamente si po riparare, bontà del sonno che sganghera l'eccellenza de i medici. (da ''Al signor Luigi Gonzaga'', p. 259)
*Egli, onorando gentil'uomo, mi parrebbe peccare ne la ingratitudine, se io non pagassi con le lodi una parte di quel che son tenuto a la divinità del sito dove è fondata la vostra casa, la quale abito con sommo piacere de la mia vita, per ciò che ella è posta in luogo che né 'l più giuso, né 'l più suso, né 'l più qua, né 'l più in là ci trova menda. Onde temo entrando ne i suoi meriti, come si teme a entrare in quegli de l'imperadore. Certo, chi la fabricò le diede la perminenza del più degno lato ch'abbia il [[Venezia|Canal grande]]. E per esser egli il patriarca d'ogni altro rio, e [[Venezia]] la papessa d'ogni altra cittade, posso dir con verità ch'io godo de la più bella strada e de la più gioconda veduta del mondo. Io non mi faccio mai a le finestre ch'io non vegga mille persone e altrettante gondole su l'ora de i mercatanti. Le piazze del mio occhio deritto sono le Beccarie e la Pescaria; e il campo del mancino, il Ponte e il Fondaco de i tedeschi; a l'incontro ho il Rialto, calcato da uomini da faccende. Hocci le vigne ne i burchi, le caccie e l'uccellagione ne le botteghe, gli orti ne lo spazzo. (da ''A messer Domenico Bolani'', pp. 264-265)
*Certo, io stupisco come i poeti non si sbrachino per cantar le virtù de l'[[insalata]]. E si fa un gran torto a i frati e a le moniche a non lodarla, perché essi rubbano l'ore e le orazioni per ispenderle in nettarla da i sassolini, ed esse quasi balie sue gittano il tempo dietro a quel tempo che suda, in adacquarla e in curarla. (da ''A messer Girolamo Sarra'', p. 271)
*Ma voi sete giovane, e stavvi bene ogni male. Ma il Sansovino e io, vecchi alleluia, rineghiamo l'''Omnia vincit'' nel vederci assassinare da le sue mariolarie, le quali ci giurano che la zappa e la vanga ce lo caverà de la brachetta. Per la qual cosa, avendo voi qualche bella tinta da far nere le [[barbe]], ''me vobis comendo''; ma guardate di non me la far turchina, che per Dio simigliarei i due gentil'uomini che stettero per cotal novella murati in casa un anno. (da ''A messer Luigi Anichini'', p. 307)