Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Possiamo affermare di essere stati i primi a superare lo spirito della battaglia dei materiali e a porvi fine come a una misura soprattutto quantitativa della corrispettiva produzione. Seppure i nostri estremi e supremi sforzi non abbiano condotto al successo, comunque con essi allestimmo lo scenario del combattimento moderno, nel quale il materiale torna a essere uno strumento subordinato allo spirito e non l'elemento dominante del combattimento, cioè in cui anche colui che è materialmente svantaggiato può azzardare l'attacco. (da ''La battaglia di materiale'', ''vol. I, 1919-1925'', p. 115)
*Anche il [[destino]] detiene le proprie onorevoli leggi, ma sono leggi di una superiore consequenzialità. <br/> Il destino non conosce alcuna responsabilità personale. Il suo corso accompagna invisibile i fenomeni di superficie, ma improvvisamente, quando d'un tratto tutto il mondo ci fa caso, scosso dalla propria apparente sicurezza, in un colpo solo tutti i conti tornano. [...] Da questo punto di vista deve essere interpretata anche l'esperienza spirituale della guerra: qui una stirpe paga una colpa accumulata da lungo tempo, qui essa vive nel proprio intimo il tracollo di un'intera epoca e delle sue visioni. Certo, i più vissero alla maniera delle bestie, che soffrono senza sapere il perché, questo però è irrilevante, il destino tiene infatti segrete le proprie ragioni, solo in ritardo l'uomo può presagirne l'incondizionata necessità.<br /> Già, un'epoca che aveva visto nel materiale l'altezza suprema, subisce qui il proprio tremendo castigo da parte del materiale stesso. (da ''La battaglia come esperienza interiore'', ''vol. I, 1919-1925 '', p. 121)
*Il destino subordina il movimento delle forze a un senso superiore. Così due popoli in battaglia vengono stretti in una magica unità, in un corpo ardente che genera qualcosa di nuovo. I colpi non colgono solo i combattenti: colgono al tempo stesso la materia di una forma futura che vuole essere scolpita e plasmata. In quest'opera entrambi i partner hanno la stessa importanza. Anche con il totale annientamento il vinto ha assolto un compito grandioso. Come minimo continua a vivere nel vincitore, che, a sua volta, deve al vinto larga parte della sua nuova figura. La vita sale verso l'alto avvitandosi sugli ostacoli che le si oppongono. Come da qualsiasi teoria meccanicistica vogliamo qui guardarci da quella della «selezione dei migliori». Il tramonto è significativo e fecondo quanto la vittoria. (da ''Il diritto particolare del nazionalismo'', in ''vol. II, 1926-281928,'' pp. 152-153).
*Tra noi, com'è ovvio tra soldati, si parlava dell'[[avversario]] con un tono assai più conveniente e rispettoso di quanto all'epoca non si facesse sui giornali. Chi meno del cacciatore di leoni, infatti, potrebbe avere in animo di disprezzare il leone? (da ''All'avversario'', in ''vol. III, 1929-1933'', p. 22)
*La [[lotta]] è legge per il vivente; una nuova visione del mondo trasforma anzitutto i fronti su cui combattere. (da ''La rivoluzione attorno a Karl Marx'', in ''vol. III, 1929-33'', p. 49)
*Da una [[Fotografia (immagine)|fotografia]] non ci si deve affatto aspettare più di quanto essa offra. Una fine riproduzione dell'accadere esteriore assomiglia alle impronte che ci hanno lasciato certe bestie rare nella pietra. Esse offrono certamente del materiale alla vista – il modo però in cui la vita dei grandi animali si svolse nei suoi movimenti segreti è tutto da presagire e richiede della fantasia. (da ''La guerra e la fotografia'', in ''vol. III, 1929-33'',p. 196).
*Cercare di cogliere l'elementare con i mezzi della civilizzazione è come pretendere di afferrarlo allungando un mignolo: niente di più scontato che esso divori subito l'intero braccio. (da ''Cambiamenti nella letteratura di guerra: Il romanzo «O.S.» di [[Arnolt Bronnen]]'', in ''vol. III, 1929-33'', p. 56 )
*Laddove si vede ''una [[forma]]'', non hanno più alcuna importanza le astrazioni con le quali il [[liberalismo]] si ingegna di livellare il suolo divino, contano invece le profonde differenze, il tratto particolare, i confini entro i quali soltanto la vita sa dispiegare le proprie manifestazioni più alte e preziose. (da ''La volontà di dar forma'', in ''vol. III, 1929-33'', p. 66 )
*In fondo, nei [[giornale|giornali]] e nelle riviste vedo una sorta di mezzo di trasporto, il cui utilizzo ci è offerto già soltanto per il fatto che partecipiamo alla vita moderna. Sono in qualche modo degli omnibus, sui quali si sale senza poter determinare la qualità dei compagni di viaggio, e che si abbandonano precisamente nei punti che si mirava a raggiungere. Niente ha valore, durante il trasporto, se non il proprio bagaglio. In un'epoca in cui si viaggia non sui carri armati, ma sugli omnibus, in cui l'inchiostro di stampa ha rimpiazzato la polvere da sparo, e in cui gli uomini che si spera di raggiungere vivono dispersi a grandi lontananze, cambiare mezzi di trasporto offre vantaggi impagabili. (da ''Conclusione di un saggio'', in ''vol. III, 1929-33'', pp. 139-140)
*Da una [[Fotografia (immagine)|fotografia]] non ci si deve affatto aspettare più di quanto essa offra. Una fine riproduzione dell'accadere esteriore assomiglia alle impronte che ci hanno lasciato certe bestie rare nella pietra. Esse offrono certamente del materiale alla vista – il modo però in cui la vita dei grandi animali si svolse nei suoi movimenti segreti è tutto da presagire e richiede della fantasia. (da ''La guerra e la fotografia'', in ''vol. III, 1929-33'', p. 196).
 
==''L'operaio. Dominio e forma''==