Adolfo Bioy Casares: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Adolfo Bioy Casares 1968.png|thumb|Adolfo Bioy Casares ritratto da [[Alicia D'Amico]] nel 1968.]]
'''Adolfo Bioy Casares''' (1914 – 1999), scrittore argentino.
 
==Citazioni di Adolfo Bioy Casares==
*Fu sufficiente quella sera per passare dall’altro lato e diventare sostenitore della scrittura deliberata. Sarebbe a dire: “Bene, voglio scrivere su questo argomento e voglio risolvere questo preciso problema di scrittura”. Ossia: ordinare la mia scrittura in tal modo che tutto fosse volto verso uno stesso lato e facilitasse la scrittura; e che arrivasse al lettore, lo divertisse, lo portasse un po’ fuori pista e che gli proponesse alcune idee per il futuro, ma per il futuro del libro; e che egli potesse pensare che il libro sarebbe arrivato a questo, a quell’altro e all’altro ancora, e che poi arrivasse a una di queste idee che forse lui non avrebbe scelto, che lo sorprendesse un po’ ma che potesse dire: “Mi aspettavo una cosa del genere, ma potevo averne previsto un’altra”. Infatti ho sempre creduto che il tutto deve avere un po’ di sorpresa, per non scoraggiare il lettore, che ha voglia di chiudere il libro ed andarsene. Ma la sorpresa non può essere totale, poiché una sorpresa totale quasi non si avverte, o si avverte come un’arbitrarietà, e ciò non è una bella cosa per un libro. È bene che la sorpresa si avverta come una cosa che il lettore abbia potuto prevedere, ma che non ha previsto (2014, p. 85)
* Mi sembra che si è sempre un po’ ingiusti nel dire che un buon [[libro]] è migliore di un altro buon libro (2014, p. 86).
*Io dico sempre che viaggiamo dal paese dell’[[ignoranza]] verso il paese della relativa [[conoscenza]] (2014, p. 159).
*Il mio pensiero è pessimista; il mio senso vitale è ottimista. La vita mi piace moltissimo e io mi diverto a viverla. Se sento una frase che mi fa sorridere, sono felicissimo; se ho fatto un sogno che mi sembra divertente, in qualche modo ne rimango piacevolmente incantato; se mi viene in mente un’idea, anche... Mi piace leggere, mi piace andare al cinema... Ho l’impressione che, quando faccio il bilancio delle mie giornate, in genere posso dire che mi sono divertito e che, anche nei giorni sterili, non mi è andata poi così male. Invece, se rifletto sulla vita, penso che niente abbia troppa importanza perché saremo dimenticati e spariremo definitivamente. Questo è ciò che penso. Credo che la nostra immortalità letteraria sia a breve termine, perché un giorno ci sarà così tanta gente che non ci si potrà ricordare di tutti gli scrittori che ci sono stati in un determinato momento. O verremo ricordati in modo molto imperfetto. Non saremo più l’oggetto di piacere per nessuno: saremo oggetto di studio per certi specialisti, che vorranno studiare questa o quella tendenza della letteratura argentina di questo o quell’anno. E, dopo tutto questo, un giorno la Terra si scontrerà con qualcosa, dato che la Terra, come tutte le cose di questo mondo, è finita. Un giorno la Terra sparirà, e allora non rimarrà il ricordo di Shakespeare, e ancor meno il ricordo di noi. Quindi penso che, considerando il tutto, niente nella vita sia molto importante. Allora, potrei quasi ridurre l’importanza della vita a un’idea: l’idea che sono importanti le cose che, almeno, ci rendono soddisfatti. Vale a dire: a me per esempio fanno male le cose che sono crudeli o disoneste. O anche qualcosa che sia sconsiderato nei confronti di un’altra persona: questo sì che mi fa male. Quindi, eccetto il fare quelle cose cattive ed eccetto il fare quelle che danno piacere o allegria, niente avrebbe importanza. Questa importanza è esistenzialista, è un’importanza del momento, che più tardi sparirà con noi e con la memoria di noi e dei nostri interlocutori (2014, pp. 209-10).
 
==''L'invenzione di Morel''==
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*Bioy rinnova letterariamente un'idea che [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] e [[Origene di Alessandria|Origene]] confutarono, che [[Auguste Blanqui|Louis Auguste Blanqui]] ragionò e che [[Dante Gabriel Rossetti|Dante Gabriele Rossetti]] disse con musica memorabile. ([[Jorge Luis Borges]])
*Mi credo libero da ogni superstizione di modernità da qualsiasi illusione che l'ieri differisca intimamente dall'oggi o dal domani; ma considero che nessun'altra epoca possiede romanzi di così ammirevole trama come ''The Turn of the screw'' (''Il giro di vite'') {{NDR|di [[Henry James]]}}, come ''Der Prozess'' (''Il Processo'') {{NDR|di [[Franz Kafka]]}}, come ''Le Voyageur sur la terre'' (''Il viaggiatore sulla terra'') {{NDR|di [[Julien Green]]}}, come questo che è riuscito a scrivere, a [[Buenos Aires]], Adolfo Bioy Casares. ([[Jorge Luis Borges]])
 
==Citazioni''Sette diconversazioni con Adolfo Bioy Casares''==
*Fu sufficiente quella sera per passare dall’altro lato e diventare sostenitore della scrittura deliberata. Sarebbe a dire: “Bene, voglio scrivere su questo argomento e voglio risolvere questo preciso problema di scrittura”. Ossia: ordinare la mia scrittura in tal modo che tutto fosse volto verso uno stesso lato e facilitasse la scrittura; e che arrivasse al lettore, lo divertisse, lo portasse un po’ fuori pista e che gli proponesse alcune idee per il futuro, ma per il futuro del libro; e che egli potesse pensare che il libro sarebbe arrivato a questo, a quell’altro e all’altro ancora, e che poi arrivasse a una di queste idee che forse lui non avrebbe scelto, che lo sorprendesse un po’ ma che potesse dire: “Mi aspettavo una cosa del genere, ma potevo averne previsto un’altra”. Infatti ho sempre creduto che il tutto deve avere un po’ di sorpresa, per non scoraggiare il lettore, che ha voglia di chiudere il libro ed andarsene. Ma la sorpresa non può essere totale, poiché una sorpresa totale quasi non si avverte, o si avverte come un’arbitrarietà, e ciò non è una bella cosa per un libro. È bene che la sorpresa si avverta come una cosa che il lettore abbia potuto prevedere, ma che non ha previsto (2014, p. 85)
* Mi sembra che si è sempre un po’ ingiusti nel dire che un buon [[libro]] è migliore di un altro buon libro (2014, p. 86).
*Io dico sempre che viaggiamo dal paese dell’[[ignoranza]] verso il paese della relativa [[conoscenza]] (2014, p. 159).
*Il mio pensiero è pessimista; il mio senso vitale è ottimista. La vita mi piace moltissimo e io mi diverto a viverla. Se sento una frase che mi fa sorridere, sono felicissimo; se ho fatto un sogno che mi sembra divertente, in qualche modo ne rimango piacevolmente incantato; se mi viene in mente un’idea, anche... Mi piace leggere, mi piace andare al cinema... Ho l’impressione che, quando faccio il bilancio delle mie giornate, in genere posso dire che mi sono divertito e che, anche nei giorni sterili, non mi è andata poi così male. Invece, se rifletto sulla vita, penso che niente abbia troppa importanza perché saremo dimenticati e spariremo definitivamente. Questo è ciò che penso. Credo che la nostra immortalità letteraria sia a breve termine, perché un giorno ci sarà così tanta gente che non ci si potrà ricordare di tutti gli scrittori che ci sono stati in un determinato momento. O verremo ricordati in modo molto imperfetto. Non saremo più l’oggetto di piacere per nessuno: saremo oggetto di studio per certi specialisti, che vorranno studiare questa o quella tendenza della letteratura argentina di questo o quell’anno. E, dopo tutto questo, un giorno la Terra si scontrerà con qualcosa, dato che la Terra, come tutte le cose di questo mondo, è finita. Un giorno la Terra sparirà, e allora non rimarrà il ricordo di Shakespeare, e ancor meno il ricordo di noi. Quindi penso che, considerando il tutto, niente nella vita sia molto importante. Allora, potrei quasi ridurre l’importanza della vita a un’idea: l’idea che sono importanti le cose che, almeno, ci rendono soddisfatti. Vale a dire: a me per esempio fanno male le cose che sono crudeli o disoneste. O anche qualcosa che sia sconsiderato nei confronti di un’altra persona: questo sì che mi fa male. Quindi, eccetto il fare quelle cose cattive ed eccetto il fare quelle che danno piacere o allegria, niente avrebbe importanza. Questa importanza è esistenzialista, è un’importanza del momento, che più tardi sparirà con noi e con la memoria di noi e dei nostri interlocutori (2014, pp. 209-10).
 
==Bibliografia==