Georges Roux: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: l'incendio di Roma del 64
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*{{NDR|Gaio Ofonio Tigellino}} La sua tattica consiste nell'eccitare nel suo padrone {{NDR|Nerone}} la paura in lui congenita ed endemica. «Egli spia», dice Tacito, «i sospetti dell'imperatore». Non appena ne rileva delle tracce, vi piomba sopra, le sottolinea, le rafforza, le accresce. Di un sospetto fa un'accusa, di un'accusa una condanna. E giacché, secondo la legge romana, alla condanna si associa una confisca, una parte della quale spetta a lui, accresce nel medesimo tempo il proprio credito e la propria ricchezza.<br>Fa regnare il terrore perché per lui il terrore è una industria. (parte seconda, cap. 12, p. 145)
 
*[...]: i [[martirio|Cristiani]] non sono stati abbandonati vivi alle belve nelle arene, come si crede generalmente. L'immagine popolare di [[Nerone]], troneggiante al Circo nel suo palco imperiale, compiaciuto al cospetto dei disgraziati sbranati da leoni ruggenti, questa iconografia comune è completamente erronea. Simili atrocità incominciarono soltanto assai più tardi, non prima del II secolo. (parte seconda, cap. 13, p. 161)
 
*La [[Grande incendio di Roma|Roma incendiata]] nel luglio 64 somiglia alle città tedesche bombardate nella primavera del 1945. L'ammasso di rovine è tale che il loro sgombero pone un problema ad un tempo essenziale e scoraggiante.<br>Per risolverlo, riferisce Tacito, Nerone prende due decisioni. Da una parte, destina le paludi vicine ad Ostia allo scarico delle macerie. Dall'altra, promulga l'obbligo per le navi che risalgono il Tevere con un carico di vettovaglie, di ridiscendere il fiume «cariche di macerie». (parte seconda, cap. 15, p. 179)