Massimo Fini: differenze tra le versioni

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*Paul Tibbets è il pilota che sganciò l'atomica su Hiroshima. Nel 1985 un giornalista del The Columbus Dispatch, Mike Harden, lo intervistò e, alla luce delle spaventose conseguenze di quella Bomba, gli chiese: «Lo rifarebbe oggi?». «Certo» rispose «Sono stato educato alla disciplina. Ai miei tempi se uno riceveva un ordine da chi ne aveva l'autorità, obbediva». Non capisco perché quello che, a quel tempo, valeva per Paul Tibbets non dovesse valere anche per [[Erich Priebke]]. Perché gli americani la guerra l'hanno vinta e i tedeschi persa? [...] Se Priebke si fosse rifiutato di obbedire a Kappler sarebbe stato un eroe. Ma non era Salvo D'Acquisto, non era un eroe. Era un uomo dallo spessore intellettuale e morale di un domestico che vestiva un'uniforme da soldato. E vorrei proprio vedere fra coloro, giornalisti, opinionisti, conduttori televisivi, che oggi fanno tanto i muscolari e le 'anime belle' chi, nel 1944, avrebbe osato resistere a un ordine che veniva direttamente da Adolf Hitler.<ref>Da ''Il Fatto Quotidiano'', 26 ottobre 2013.</ref>
*Per la prima volta un premier ha trovato il coraggio di parlare netto e chiaro agli ameri- cani, anzi di cantargliele sode. Chi è stato? [[Mario Monti]] al G20 di Los Cabos in Messico.<ref>Citato in [http://www.massimofini.it/articoli/cosi-monti-e-barroso-prendono-le-distanze-dagli-amici-usa massimofini.it]</ref>
*[[Poppea|Poppea Sabina]] era un'affascinante e adorabile coquette. Bella, colta, intelligente, spiritosa e terribilmente civetta, aveva tutto per piacere a Nerone. La coda di cavallo in cui raccoglieva i bei cappelli color miele le dava, nonostante avesse qualche anno piùin dipiù dell'imperatore, un'aria sbarazzina.<ref>Da ''Nerone. Duemila anni di calunnie'', Oscar Mondadori, Milano, 1993, cap 5 ''I delitti''.</ref>
*Quando nei talk show televisivi e radiofonici, finché ci sono andato, dicevo che nella prima guerra del Golfo le "bombe intelligenti" e i "missili chirurgici" avevano ucciso 32.195 bambini iracheni, che non sono meno bambini dei nostri, mi apettavo una reazione da parte dei miei interlocutori, che mi dicessero che era una provocazione, che mentivo, che non era vero, che non poteva essere vero. Ma questo non lo potevano fare perché sono dati del Pentagono e quindi al di sopra di ogni sospetto. Mi attendevo allora grida di sdegno, di raccapriccio, di orrore. E invece niente. Silenzio. Si glissava e si passava rapidamente a parlare di Berlusconi, di Rutelli, di Fini, di Follini, di Prodi o di altre nullita' della politica e della vita. Non credo si tratti sempre di indifferenza. È anche passività.<ref>Da ''Massimo Fini è Cyrano'', Marsilio, 2005.</ref>
*Quello che dico ai ragazzi quando, dopo una lezione sul giornalismo tenuta all'università, nei licei, nelle scuole specializzate, mi si affollano attorno e mi chiedono come si fa a entrare nel nostro mestiere: assassinate un commissario di polizia e diventerete "opinion maker" senza dovervi sobbarcare la fastidiosa fatica di trent'anni di tirocinio e di lavoro.<ref>Da ''La missione di Oriana: americanizzare tutti'', ''Il Gazzettino'', 9 aprile 2004.</ref>