Carlo Cassola: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Carlo Cassola==
*Amo la periferia più della città. Amo tutte le cose che stanno ai margini. (da<ref>Da ''Alla periferia'', ne ''La visita'').</ref>
*Ho sempre pensato che l'[[Illuminismo]] sia stata la migliore cultura che abbia prodotto il mondo. Nota bene: si tratta proprio di una cultura, non di un'ideologia o di un insieme di ideologie, come potrebbe far pensare quell'ismo finale. (da<ref>Da ''Letteratura e disarmo'', Mondadori, 1978, pp. 110-111).</ref>
*Non esistono [[riforme]] indolori: ogni vera riforma mette fine a un privilegio. (da<ref>Da ''Ultima frontiera'', BUR, 1976, p. 30).</ref>
*Nulla è più stupefacente di un'esistenza comune, di un cuore semplice. (da<ref>Da ''Gita domenicale'', ne ''La visita'').</ref>
 
==''IlFausto taglioe del boscoAnna''==
===[[Incipit]]===
Era tutto buio. Non si udivano rumori di sorta. "Mio Dio, saranno appena l'una o le due", pensò Anna. Non poteva più pensare a dormire. La sera aveva rifiutato una coperta in più offertale dalla zia, senza considerare che tra Volterra e San Ginesio c'è uno sbalzo di trecento metri. Così, si era svegliata tutta infreddolita. E, a parte il freddo, non aveva più sonno. La mente era lucida e gli occhi si rifiutavano di tornare a chiudersi.
Dopo Montecerboli i viaggiatori si ridussero a cinque: un giovanotto, un uomo, due donne e un bimbo. Il fattorino si fregò le mani: «Siamo proprio in famiglia, stasera,» disse soddisfatto. L'uomo in fondo sorrise, poi si mise a guardare fuori dal finestrino, benché non si vedesse nulla a causa del buio.
 
===Citazioni===
*«Ebbene», la interruppe nuovamente Fausto, «il novanta per cento delle donne si sposa per interesse e negli altri casi avviene questo: che dopo i primi tempi l'amore svanisce e resta solo il legame dell'abitudine...» (p. 35)
*Meglio così, star distesi nell'ombra, lasciando che gli occhi seguissero il vago chiarore della fiamma semispenta e che i pensieri andassero senza ordine dove il caso li portava. E sperare che il sonno venisse presto. (p. 63)
*Quando due si vogliono bene davvero, continuano a volersene anche dopo sposati... (p. 35)
*Precipitare nel buio del sonno era quanto di meglio gli restava. Quando Guglielmo sentiva il sonno venire, era contento, perché per qualche ora sareb stato liberato da ogni pensiero, e perché un altro giorno era passato. (p. 63-64)
*Egli sentiva il fascino del matrimonio e, insieme, il fascino della religione; ma continuava a credere che la famiglia e la chiesa fossero i due cancri dell'umanità. (p. 77)
*L'uomo che si annoia, che fatica, che soffre, si consola andando col pensiero ad altri momenti della sua vita: tira fuori dal passato ricordi cari, anticipa le dolci aspettative dell'avvenire. (p. 79)
 
===[[Explicit]]===
Non parlarono più. Un soffio di vento fece rabbrividire Anna, che si affrettò a coprirsi meglio col golf. «Su, moglie, a letto», disse Miro alzandosi. Anche Anna si alzò. Miro spinse la porta ed entrò in cucina. Prima di seguirlo, Anna diede un'ultima occhiata fuori. Era tutto buio. Non c'era nessuno.
Pensava che Rosa avrebbe dovuto aiutarlo. Non era possibile continuare così. Lassù dal cielo doveva dargli la forza di vivere. E guardò in alto. Ma era tutto buio, non c'era una stella.
 
==''RosaIl Gagliardicacciatore''==
===[[Incipit]]===
Nelly aveva l'abitudine di alzarsi presto anche nel colmo dell'inverno. I rumori della stalla la svegliavano, e lei non era buona di restare a godersi il calduccio delle lenzuola. Cominciava a pensare a una cosa e a un'altra, finché un pensiero più vivo la spingeva a fare un movimento brusco: e quasi senza volerlo si trovava seduta sulla sponda del letto.
Quella mattina Rosa si svegliò un'ora più tardi del solito. Scese dal letto e disse le preghiere intanto che si vestiva, per guadagnar tempo. Poi spalancò la finestra e per qualche istante respirò l'aria profumata della mattina. Rosa, è tardi. Come tutte le persone che vivono sole, Rosa aveva l'abitudine di parlare a se stessa.
 
===Citazioni===
*Non era così anche la vita? Il caso, il caso soltanto ne determinava il corso.
*Tutto può succedere, siamo nelle mani di Dio, ma perché pensare sempre che debba succedere il peggio? (p. 137)
*L'uomo non sbaglia mai, Nelly. Perché chi ci scapita, è sempre la donna.
*Gli uomini hanno tutti cattive [[intenzioni]]: solo, che non bisogna dargli pretesto...
 
=== [[Explicit]] ===
«Già» pensò Alfredo; e gli tornò in mente la lettera che aveva strappato. Con un colpo di pedale avviò il motore; si accomodò sul sellino, e infilò gli occhialoni e i guanti. Il cane era saltato sul serbatoio. «Forse, se non l'avessi strappata...» poi il chiasso del motore e il vento della corsa dispersero i suoi pensieri.
Se qualche volta pensava all'avvenire, era solo per domandarsi: sarà bambino o una bambina? Meglio una femminuccia. Anche Anna era del suo parere; Amelia invece no, preferiva il maschio. Ma tanto era inutile starci a pensare. Avrebbero preso quello che il buon Dio manderebbe.
 
==''LeIl amichesuperstite''==
===[[Incipit]]===
Il padrone aveva indovinato a chiamarlo Lucky: fu infatti il solo animale che si salvò dalla catastrofe atomica. Se sia stata davvero una fortuna, è per lo meno dubbio.
Mamma e figliola camminarono per un po' a braccetto, ma quando furono a un centinaio di metri dalle Due Strade, Anna corse avanti. Arrivata in cima, si fermò.
 
===Citazioni===
*Gli stenti della vita erano la sola cosa che attirasse l'attenzione di tutti, uomini e donne. I partiti facevano la loro fortuna organizzando il risentimento sociale: i partiti di sinistra quello della povera gente, i partiti di destra quello dei pochi signori e dei ceti intermedi che avevano anch'essi in dispregio la condizione dei poveri. Nessuno che s'interessasse del problema della sopravvivenza: forse perché avrebbe dovuto interessare tutti, ricchi e poveri, chi viveva in ozio e chi si ammazzava dalla fatica. (p. 183)
*Quando uno prende marito, i guai vengono uno dopo l'altro, non si ha più un momento di bene. (p. 147)
*«Si è giovani una volta sola,» fece Anita. «Bisogna godersela la vita, no?» e rise. (p. 161)
 
===[[Explicit]]===
Lucky pensò che in quelle condizioni non valeva la pena sopravvivere. Decise di lasciarsi morire.
«Erano bei tempi,» aggiunse poi. «È inutile quando siamo ragazze, libere...» «Proprio così,» disse franca. Anna la guardò e si mise a ridere: «Ma tu sei sempre ragazza. Anzi è proprio ora che...» Ebbe come un brivido. «Vogliamo andare?» disse. «mi pare che cominci a far fresco.»
 
==''LaIl ragazzataglio didel Bubebosco''==
===[[Incipit]]===
Dopo Montecerboli i viaggiatori si ridussero a cinque: un giovanotto, un uomo, due donne e un bimbo. Il fattorino si fregò le mani: «Siamo proprio in famiglia, stasera,» disse soddisfatto. L'uomo in fondo sorrise, poi si mise a guardare fuori dal finestrino, benché non si vedesse nulla a causa del buio.
Mara sbadigliò. Era una bella noia essere costretta a stare in casa per colpa del fratello! Le venne in mente che avrebbe potuto lo stesso andarsene fuori: Vinicio si sarebbe messo a strillare, e poi la sera lo avrebbe raccontato alla madre; ma lei avrebbe potuto sempre dire che non era vero, E, dopo, gliele avrebbe anche date, a Vinicio.
 
===Citazioni===
*Meglio così, star distesi nell'ombra, lasciando che gli occhi seguissero il vago chiarore della fiamma semispenta e che i pensieri andassero senza ordine dove il caso li portava. E sperare che il sonno venisse presto. (p. 63)
*È [[cattiveria|cattiva]] la gente che non ha provato il [[dolore]]. [...] Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno.
*Precipitare nel buio del sonno era quanto di meglio gli restava. Quando Guglielmo sentiva il sonno venire, era contento, perché per qualche ora sareb stato liberato da ogni pensiero, e perché un altro giorno era passato. (p. 63-64)
*L'uomo che si annoia, che fatica, che soffre, si consola andando col pensiero ad altri momenti della sua vita: tira fuori dal passato ricordi cari, anticipa le dolci aspettative dell'avvenire. (p. 79)
 
===[[Explicit]]===
Pensava che Rosa avrebbe dovuto aiutarlo. Non era possibile continuare così. Lassù dal cielo doveva dargli la forza di vivere. E guardò in alto. Ma era tutto buio, non c'era una stella.
Alla prima curva, si scoprì la Valdelsa. C'era un mare di nebbia, laggiù: da cui emergevano come isole le sommità delle collinette. Ma il sole, attraversando coi suoi raggi obliqui la nebbia, accendeva di luccichii il fondovalle. Mara non distoglieva un momento gli occhi dallo spettacolo della vallata che si andava svegliando nel fulgore nebbioso della mattina.
 
==''TempiL'uomo memorabilie il cane''==
===[[Incipit]]===
Quella sera Alvaro tornò a casa di umore peggiore del solito. Chi ne fece le spese fu il cane, come vedremo subito. (p. 7)
Erano sempre partiti ai primi di luglio. Il primo no, perché c'era troppa folla sui treni; il due o il tre, a volte anche dopo, se i fratelli erano impegnati con gli esami.
 
===Citazioni===
*I cani, se lo vuoi sapere, aspirano tutti ad avere un padrone. Cani che amino la libertà più del padrone non se ne sono ancora visti. Anche se il padrone fa far loro una cattiva vita. (p. 26)
*L'amore: gli era antipatica anche la parola. E cos'erano tutte quelle storie, far la corte a una signorina. Fingere di provare chissà che cosa per lei, dirle ogni sorta di stupidaggini. (pp. 74-75)
*«Io amo Anna», disse a se stesso. Barcollò quasi: la felicità gli era montata alla testa, dandogli le vertigini. (p. 76)
*Prima di addormentarsi, Fausto andava col pensiero alla mattina dopo, quando l'avrebbe rivista. Si contentava di questo, di rivederla; non aveva altri desideri. (p. 83)
*Si può esprimere un sentimento parziale, un sentimento rivolto a un oggetto particolare; ma quando un sentimento ti riempie l'animo, coincide con la tua vita, con la vita, anzi; quando riguarda tutte le cose, perché non c'era nulla per lui che non avesse relazione con Anna: è forse possibile esprimerlo? (p. 84)
 
===[[Explicit]]===
Il sole, ormai basso sull'orizzonte, illuminava di sbieco la scarpata che limitava da una parte il campiello e, sopra, il fianco della chiesetta e del campanile. Da dietro la siepe venivano le voci tranquille delle ragazze che s'erano spinte fin là a passeggiare. Poi le campane cominciarono a suonare per il Vespro e il loro suono lungo, profondo, alternato coprì le voci delle ragazze e i gemiti del cane. Jack morì dopo aver molto sofferto. Estate 1976. (p. 129)
Ma nulla sarebbe trapelato; nessuno, vedendolo, si sarebbe accorto del suo turbamento. Nessuno avrebbe saputo quant'era commosso, e com'era felice. Quelle poche settimane, è vero, lo avevano cambiato profondamente. Ma era rimasto un solitario. Da ragazzo, quando si accendeva per qualcosa, ci pensava di continuo, ma non ne parlava con nessuno. E così ora, la felicità dell'amore l'avrebbe assaporata in solitudine.
 
==''FaustoLa eragazza Annadi Bube''==
===[[Incipit]]===
Mara sbadigliò. Era una bella noia essere costretta a stare in casa per colpa del fratello! Le venne in mente che avrebbe potuto lo stesso andarsene fuori: Vinicio si sarebbe messo a strillare, e poi la sera lo avrebbe raccontato alla madre; ma lei avrebbe potuto sempre dire che non era vero, E, dopo, gliele avrebbe anche date, a Vinicio.
Era tutto buio. Non si udivano rumori di sorta. "Mio Dio, saranno appena l'una o le due", pensò Anna. Non poteva più pensare a dormire. La sera aveva rifiutato una coperta in più offertale dalla zia, senza considerare che tra Volterra e San Ginesio c'è uno sbalzo di trecento metri. Così, si era svegliata tutta infreddolita. E, a parte il freddo, non aveva più sonno. La mente era lucida e gli occhi si rifiutavano di tornare a chiudersi.
 
===Citazioni===
*È [[cattiveria|cattiva]] la gente che non ha provato il [[dolore]]. [...] Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno.
*«Ebbene», la interruppe nuovamente Fausto, «il novanta per cento delle donne si sposa per interesse e negli altri casi avviene questo: che dopo i primi tempi l'amore svanisce e resta solo il legame dell'abitudine...» (p. 35)
*Quando due si vogliono bene davvero, continuano a volersene anche dopo sposati... (p. 35)
*Egli sentiva il fascino del matrimonio e, insieme, il fascino della religione; ma continuava a credere che la famiglia e la chiesa fossero i due cancri dell'umanità. (p. 77)
 
===[[Explicit]]===
Alla prima curva, si scoprì la Valdelsa. C'era un mare di nebbia, laggiù: da cui emergevano come isole le sommità delle collinette. Ma il sole, attraversando coi suoi raggi obliqui la nebbia, accendeva di luccichii il fondovalle. Mara non distoglieva un momento gli occhi dallo spettacolo della vallata che si andava svegliando nel fulgore nebbioso della mattina.
Non parlarono più. Un soffio di vento fece rabbrividire Anna, che si affrettò a coprirsi meglio col golf. «Su, moglie, a letto», disse Miro alzandosi. Anche Anna si alzò. Miro spinse la porta ed entrò in cucina. Prima di seguirlo, Anna diede un'ultima occhiata fuori. Era tutto buio. Non c'era nessuno.
 
==''Le amiche''==
===[[Incipit]]===
Mamma e figliola camminarono per un po' a braccetto, ma quando furono a un centinaio di metri dalle Due Strade, Anna corse avanti. Arrivata in cima, si fermò.
 
===Citazioni===
*Quando uno prende marito, i guai vengono uno dopo l'altro, non si ha più un momento di bene. (p. 147)
*«Si è giovani una volta sola,» fece Anita. «Bisogna godersela la vita, no?» e rise. (p. 161)
 
===[[Explicit]]===
«Erano bei tempi,» aggiunse poi. «È inutile quando siamo ragazze, libere...» «Proprio così,» disse franca. Anna la guardò e si mise a ridere: «Ma tu sei sempre ragazza. Anzi è proprio ora che...» Ebbe come un brivido. «Vogliamo andare?» disse. «mi pare che cominci a far fresco.»
 
==''Monte Mario''==
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No, non l'amava più, ne aveva avuto la riprova: in tutto quel tempo, l'aveva guardata sì e no due volte... Non avrebbe nemmeno saputo dire come era vestita... «Mi ha fatto pena quando s'è messa a piangere.» Aveva ancora negli orecchi i suoi singhiozzi. Meglio non pensarci: l'amore, poteva ricominciare anche da lì.
 
==''L'uomoPaura e il canetristezza''==
===[[Incipit]]===
Un giovedì pomeriggio tre alabastrai facevano merenda alle Balze. S'erano trovati al caffè di piazza, e dopo una partita avevano deciso che era una giornata troppo bella per passarla chiusi in bottega. A San Giusto avevano comprato un fiasco di vino e un pane casalingo; il pane, se l'erano fatto affettare.
Quella sera Alvaro tornò a casa di umore peggiore del solito. Chi ne fece le spese fu il cane, come vedremo subito. (p. 7)
 
===Citazioni===
*Le promesse si fanno apposta per non mantenerle. (p. 1319)
*I cani, se lo vuoi sapere, aspirano tutti ad avere un padrone. Cani che amino la libertà più del padrone non se ne sono ancora visti. Anche se il padrone fa far loro una cattiva vita. (p. 26)
 
===[[Explicit]]===
Nel campo di sotto, apparivano e sparivano i lumicini delle lucciole. Di lì, e anche più lontano, veniva il canto dei grilli. Non ci aveva fatto caso, le sere avanti: né alle lucciole né ai grilli. "Ormai siamo in autunno" pensò. La settimana prossima, avrebbero vendemmiato. Presto avrebbero anche bacchiato le castagne. Per un momento si sentì contenta, come le succedeva sempre da bambina, quando il principio dell'autunno voleva dire andare a vendemmiare da Ersilia, andare con la mamma a raccattare le castagne, e ricominciare ad andare a scuola.
Il sole, ormai basso sull'orizzonte, illuminava di sbieco la scarpata che limitava da una parte il campiello e, sopra, il fianco della chiesetta e del campanile. Da dietro la siepe venivano le voci tranquille delle ragazze che s'erano spinte fin là a passeggiare. Poi le campane cominciarono a suonare per il Vespro e il loro suono lungo, profondo, alternato coprì le voci delle ragazze e i gemiti del cane. Jack morì dopo aver molto sofferto. Estate 1976. (p. 129)
 
==''UnRosa cuore aridoGagliardi''==
===[[Incipit]]===
Quella mattina Rosa si svegliò un'ora più tardi del solito. Scese dal letto e disse le preghiere intanto che si vestiva, per guadagnar tempo. Poi spalancò la finestra e per qualche istante respirò l'aria profumata della mattina. Rosa, è tardi. Come tutte le persone che vivono sole, Rosa aveva l'abitudine di parlare a se stessa.
Il libeccio era durato fino alla notte prima, e un largo tratto di spiaggia era stato spianato e scurito dalla mareggiata. Anna camminava adagio, guardando in terra. Seguiva la traccia di due piedi nudi. Poi la sua attenzione fu attirata da un'orma composta da tre graffiature: pensò che l'avesse lasciata un gabbiano. Risalì il pendio e si mise a camminare lungo l'orlatura bianchiccia che segnava l'estremo limite della mareggiata. Con la punta del piede smuoveva le conchiglie e i sassolini che la furia delle onde aveva portato fin là. Notò un pesciolino morto; e una bava che sotto la carezza del vento sembrava volesse staccarsi da terra e prendere il volo. Le bastò sfiorarla, perché si sfacesse.
 
===Citazioni===
*Tutto può succedere, siamo nelle mani di Dio, ma perché pensare sempre che debba succedere il peggio? (p. 137)
*Bisognerebbe non conoscerlo mai, l'[[amore]]. Continuare a sperarci... Ma che non venisse mai.
*La [[felicità]], quella gioia acuta che sconvolge il cuore, quella specie di spasimo dell'anima.
 
=== [[Explicit]] ===
Se qualche volta pensava all'avvenire, era solo per domandarsi: sarà bambino o una bambina? Meglio una femminuccia. Anche Anna era del suo parere; Amelia invece no, preferiva il maschio. Ma tanto era inutile starci a pensare. Avrebbero preso quello che il buon Dio manderebbe.
Mentre aspettava che il latte bollisse, scostò la tendina e guardò fuori. Il mare era scolorito, salvo la sriscia turchina dell'orizzonte. La baracca aveva le imposte sprangate. Enrico e Bice dovevano essere ancora a letto. Forse erano svegli, e si godevano l'intimità coniugale. Anna non provava invidia. Era ormai una donna soddisfatta, quieta e saggia; non aveva desideri né rimpianti, e non temeva la solitudine.
 
==''IlTempi cacciatorememorabili''==
===[[Incipit]]===
Erano sempre partiti ai primi di luglio. Il primo no, perché c'era troppa folla sui treni; il due o il tre, a volte anche dopo, se i fratelli erano impegnati con gli esami.
Nelly aveva l'abitudine di alzarsi presto anche nel colmo dell'inverno. I rumori della stalla la svegliavano, e lei non era buona di restare a godersi il calduccio delle lenzuola. Cominciava a pensare a una cosa e a un'altra, finché un pensiero più vivo la spingeva a fare un movimento brusco: e quasi senza volerlo si trovava seduta sulla sponda del letto.
 
===Citazioni===
*L'amore: gli era antipatica anche la parola. E cos'erano tutte quelle storie, far la corte a una signorina. Fingere di provare chissà che cosa per lei, dirle ogni sorta di stupidaggini. (pp. 74-75)
*Non era così anche la vita? Il caso, il caso soltanto ne determinava il corso.
*«Io amo Anna», disse a se stesso. Barcollò quasi: la felicità gli era montata alla testa, dandogli le vertigini. (p. 76)
*L'uomo non sbaglia mai, Nelly. Perché chi ci scapita, è sempre la donna.
*Prima di addormentarsi, Fausto andava col pensiero alla mattina dopo, quando l'avrebbe rivista. Si contentava di questo, di rivederla; non aveva altri desideri. (p. 83)
*Gli uomini hanno tutti cattive [[intenzioni]]: solo, che non bisogna dargli pretesto...
*Si può esprimere un sentimento parziale, un sentimento rivolto a un oggetto particolare; ma quando un sentimento ti riempie l'animo, coincide con la tua vita, con la vita, anzi; quando riguarda tutte le cose, perché non c'era nulla per lui che non avesse relazione con Anna: è forse possibile esprimerlo? (p. 84)
 
===[[Explicit]]===
Ma nulla sarebbe trapelato; nessuno, vedendolo, si sarebbe accorto del suo turbamento. Nessuno avrebbe saputo quant'era commosso, e com'era felice. Quelle poche settimane, è vero, lo avevano cambiato profondamente. Ma era rimasto un solitario. Da ragazzo, quando si accendeva per qualcosa, ci pensava di continuo, ma non ne parlava con nessuno. E così ora, la felicità dell'amore l'avrebbe assaporata in solitudine.
«Già» pensò Alfredo; e gli tornò in mente la lettera che aveva strappato. Con un colpo di pedale avviò il motore; si accomodò sul sellino, e infilò gli occhialoni e i guanti. Il cane era saltato sul serbatoio. «Forse, se non l'avessi strappata...» poi il chiasso del motore e il vento della corsa dispersero i suoi pensieri.
 
==''PauraUn ecuore tristezzaarido''==
===[[Incipit]]===
Il libeccio era durato fino alla notte prima, e un largo tratto di spiaggia era stato spianato e scurito dalla mareggiata. Anna camminava adagio, guardando in terra. Seguiva la traccia di due piedi nudi. Poi la sua attenzione fu attirata da un'orma composta da tre graffiature: pensò che l'avesse lasciata un gabbiano. Risalì il pendio e si mise a camminare lungo l'orlatura bianchiccia che segnava l'estremo limite della mareggiata. Con la punta del piede smuoveva le conchiglie e i sassolini che la furia delle onde aveva portato fin là. Notò un pesciolino morto; e una bava che sotto la carezza del vento sembrava volesse staccarsi da terra e prendere il volo. Le bastò sfiorarla, perché si sfacesse.
Un giovedì pomeriggio tre alabastrai facevano merenda alle Balze. S'erano trovati al caffè di piazza, e dopo una partita avevano deciso che era una giornata troppo bella per passarla chiusi in bottega. A San Giusto avevano comprato un fiasco di vino e un pane casalingo; il pane, se l'erano fatto affettare.
 
===Citazioni===
*Bisognerebbe non conoscerlo mai, l'[[amore]]. Continuare a sperarci... Ma che non venisse mai.
*Le promesse si fanno apposta per non mantenerle. (p. 1319)
*La [[felicità]], quella gioia acuta che sconvolge il cuore, quella specie di spasimo dell'anima.
 
=== [[Explicit]] ===
Mentre aspettava che il latte bollisse, scostò la tendina e guardò fuori. Il mare era scolorito, salvo la sriscia turchina dell'orizzonte. La baracca aveva le imposte sprangate. Enrico e Bice dovevano essere ancora a letto. Forse erano svegli, e si godevano l'intimità coniugale. Anna non provava invidia. Era ormai una donna soddisfatta, quieta e saggia; non aveva desideri né rimpianti, e non temeva la solitudine.
Nel campo di sotto, apparivano e sparivano i lumicini delle lucciole. Di lì, e anche più lontano, veniva il canto dei grilli. Non ci aveva fatto caso, le sere avanti: né alle lucciole né ai grilli. "Ormai siamo in autunno" pensò. La settimana prossima, avrebbero vendemmiato. Presto avrebbero anche bacchiato le castagne. Per un momento si sentì contenta, come le succedeva sempre da bambina, quando il principio dell'autunno voleva dire andare a vendemmiare da Ersilia, andare con la mamma a raccattare le castagne, e ricominciare ad andare a scuola.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
==''Il superstite''==
===[[Incipit]]''Gisella''===
I giovanotti del posto avevano l'abitudine di fare una passeggiata lungo i seicento metri di spiaggia tra il Bagno Vanni e il Bagno Pellegrini. Camminavano sul banco di ghiaia vicino riva, incuranti dei ciottoli puntuti. Quelli di Cecina si consideravano del posto perché tra Cecina e Marina ci sono solo due chilometri. Volendo, avrebbero potuto farla a piedi.
Il padrone aveva indovinato a chiamarlo Lucky: fu infatti il solo animale che si salvò dalla catastrofe atomica. Se sia stata davvero una fortuna, è per lo meno dubbio.
 
===Citazioni''I vecchi compagni''===
Era mezzanotte quando Arnaldo bussò alla porta di Piero. Piero stesso andò ad aprire in camicia da notte: «Che è successo?» fece vedendo l'amico. «Sono venuto via da casa» rispose Arnaldo freddamente. «Dormirò per terra qui in cucina, se non ti dispiace» aggiunse guardandosi intorno.
*Gli stenti della vita erano la sola cosa che attirasse l'attenzione di tutti, uomini e donne. I partiti facevano la loro fortuna organizzando il risentimento sociale: i partiti di sinistra quello della povera gente, i partiti di destra quello dei pochi signori e dei ceti intermedi che avevano anch'essi in dispregio la condizione dei poveri. Nessuno che s'interessasse del problema della sopravvivenza: forse perché avrebbe dovuto interessare tutti, ricchi e poveri, chi viveva in ozio e chi si ammazzava dalla fatica. (p. 183)
 
===''L'amore tanto per fare''===
===[[Explicit]]===
Il colonnello Varallo aveva una relazione con una donna sposata.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
Lucky pensò che in quelle condizioni non valeva la pena sopravvivere. Decise di lasciarsi morire.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''La visita''===
Il colonnello Delfo viaggiava verso Collie, lungo il Fiume dei Cigni. Il paese era ricco di fiumi, laghi, ponti, e lo animavano comitive di cacciatori in calzoni rossi e giubbe azzurre: seguivano i servi portando fagiani dorati, lepri e cinghiali, e i cani si muovevano nei gruppi. Sullo sfondo le chiome degli alberi ricordavano le felci e le infiorescenze. A Collie Delfo scese in un grande prato dove alcune figure discorrevano con grazia a distanze progressivamente maggiori. L'ampio spazio d'aria era chiuso da un edificio a cupola intorno a cui svolavano gli uccelli come puntolini neri.
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===''Una relazione''===
Una volta seduto, Mansani si allentò la sciarpa, perché la lana gli dava prurito al mento; si sfilò i guanti, buttò indietro il cappello, e tirò fuori il pacchetto di Macedonia dalla tasca interna della giacca. La prima sigaretta della giornata: la migliore. L'accese, l'aspirò profondamente, e ricacciò il fumo dalla bocca e dal naso.
 
===''Gisella''===
I giovanotti del posto avevano l'abitudine di fare una passeggiata lungo i seicento metri di spiaggia tra il Bagno Vanni e il Bagno Pellegrini. Camminavano sul banco di ghiaia vicino riva, incuranti dei ciottoli puntuti. Quelli di Cecina si consideravano del posto perché tra Cecina e Marina ci sono solo due chilometri. Volendo, avrebbero potuto farla a piedi.
 
===''I vecchi compagni''===
Era mezzanotte quando Arnaldo bussò alla porta di Piero. Piero stesso andò ad aprire in camicia da notte: «Che è successo?» fece vedendo l'amico. «Sono venuto via da casa» rispose Arnaldo freddamente. «Dormirò per terra qui in cucina, se non ti dispiace» aggiunse guardandosi intorno.
 
==Citazioni su Carlo Cassola==
*''E la barca affondò sola | coi romanzi di Cassola.'' ([[Luigi Compagnone]])
*Un'aria ferma di tedio stupefatto. ([[Franco Fortini]])
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*Carlo Cassola, ''Fausto e Anna'', Einaudi, 1952.
*Carlo Cassola, ''Gisella'', Biblioteca Universale Rizzoli, 1974.
*Carlo Cassola, ''I vecchi compagni'', Einaudi, 1953.
*Carlo Cassola, ''Il cacciatore'', Einaudi, 1964.
*Carlo Cassola, ''Il superstite'', Rizzoli, 1978.
*Carlo Cassola, ''Il taglio del bosco'' Biblioteca Universale Rizzoli, 1998.
*Carlo Cassola, ''Rosa GagliardiL'',uomo ine ''Ilil taglio del boscocane'', Biblioteca Universale Rizzoli, 19981977.
*Carlo Cassola, ''Le amiche'', in ''Il taglio del bosco'', Biblioteca Universale Rizzoli, 1998.
*Carlo Cassola, ''La ragazza di Bube'', Einaudi, 1960.
*Carlo Cassola, ''Un cuore arido'', Einaudi Editore, 1975.
*Carlo Cassola, ''La visita'', Einaudi Editore, 1982.
*Carlo Cassola, ''TempiLe memorabiliamiche'', Einaudiin ''Il taglio del bosco'', Biblioteca Universale Rizzoli, 19661998.
*Carlo Cassola, ''Monte Mario'', Rizzoli, 1973.
*Carlo Cassola, ''Fausto e Anna'', Einaudi, 1952.
*Carlo Cassola, ''L'uomo e il cane'', Rizzoli, 1977.
*Carlo Cassola, ''Il superstite'', Rizzoli, 1978.
*Carlo Cassola, ''Una relazione'', Einaudi, 1969.
*Carlo Cassola, ''Gisella'', Biblioteca Universale Rizzoli, 1974.
*Carlo Cassola, ''Paura e tristezza'', Einaudi, 1970.
*Carlo Cassola, ''Rosa Gagliardi'', in ''Il taglio del bosco'', Biblioteca Universale Rizzoli, 1998.
*Carlo Cassola, ''Tempi memorabili'', Einaudi, 1966.
*Carlo Cassola, ''Una relazione'', Einaudi, 1969.
*Carlo Cassola, ''Un cuore arido'', Einaudi Editore, 1975.
 
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