Juventus Football Club: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sul presunto trasferimento al Valencia in una lettera ai dirigenti del club spagnolo}} I soldi non valgono l'amore per una maglia e io ne ho due, una bianconera e una azzurra. ([[Umberto Caligaris]])
*Il gioco del calcio in Italia senza la Juventus sarebbe impensabile. ([[Giorgio Bocca]])
*Il [...] legame [di mio padre] con la Juve non era quello elitario dell'alta borghesia cittadina, ma, casomai, quello dell'emigrante, residente in una nostra colonia, che vedeva la squadra come simbolo tricolore. E, soprattutto, quello di chi ne apprezzava lo "stile", il rispetto, comunque, dell'avversario. Tifare Juve, dunque, era per me il primo contatto con la "cultura sportiva". Altri, nell'epoca di Boniperti, Charles e Sivori, avrebbero magari insegnato ai figli il "dovere" di vincere. Lui, invece, mi spiegò, ricordando quanto i giocatori avevano sofferto contro il [[Grande Torino]], la virtù del "saper perdere". ([[Carlo Nesti]])
*Il palmarès dei bianconeri sarà forse ricco di trofei, ma in quanto a baldoria, lì sono veramente pessimi! Bisognava giocare, vincere e basta! Ogni tanto avevo l'impressione di andare al lavoro in fabbrica. ([[Zbigniew Boniek]])
*Il problema non è tanto l'imperativo categorico della vittoria, sempre e in ogni partita, quanto il fatto che ogni successo duri lo spazio di una doccia. Usciti dallo spogliatoio, quelli della Juventus devono già pensare alla partita successiva. Da vincere. E se alla fine di tutte arriva un trofeo, viene sistemato nella bacheca del Museum un paio di giorni dopo il giro con il pullman scoperto (quando si fa) e poi via a pensare come riuscire ad alzare il successivo. Certe cose si respirano subito e all'inizio può mancare il fiato, ma la Juventus è questa, anzi anche questa, perché sono tante le zavorre che fanno pesare quella maglia.<ref group="fonte">Citato in ''Ecco perché pesa la maglia della Juve'', ''Tuttosport'', 23 gennaio 2016, p. 6.</ref> (Guido Vaciago<ref name=gds/>)