Salvator Gotta: differenze tra le versioni

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'''Salvator Gotta''' (1887 – 1980), scrittore italiano.
 
==Citazioni di Salvator Gotta==
*[[Costantino Nigra|Costantino]] rivelò fin dagli anni dell'infanzia e dell'adolescenza una spiccatissima vivacità di carattere e di intelligenza. La prima volta che fece parlare di sé aveva dodici anni: giocando alla guerra, con una fionda tolse un occhio a suo fratello Michelangelo. A sedici anni, studente di liceo, scrisse in versi un ''Epitaffio d'amore'' che, pubblicato sulla ''Dora Baltea'' di Ivrea, destò un certo scandalo nella cittadinanza e tanto più nell'ambiente dei professori: la poesia era stata giudicata riprovevole perché «pervasa di erotismo sensuale realisticamente cinico e macabro».<ref>Da ''Ottocento'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1960, cap. 2, p. 20.</ref>
 
*[...], nei salotti ove {{sic|mercè}} i buoni uffici del Colleretto<ref>Il conte Pietro di Colleretto.</ref>, veniva ammesso, Il Nigra si faceva notare e riusciva a primeggiare, non soltanto per l'originalità del suo ingegno e la prontezza del suo spirito, ma anche per le sue innate doti di signorilità. La natura l'aveva pure favorito di prestanza e di bellezza fisica non comuni. Alto di statura, snello e forte, con un viso dai tratti fini e regolari, era ricco di fascino soprattutto con le donne che usava trattare ora con sicurezza spavalda, ora con improvvisa dolcezza accorata, maschio e delicato insieme, caustico ed ironico, fantasioso e sensuale.<ref>Da ''Ottocento'', ibid. 2, p. 22.</ref>
 
==''Il nome tuo''==
===[[Incipit]]===
Mrs. Elisabeth, distesa sul letto, supina, le braccia ignude piegate sul cuscino, le [[Mano|mani]] sotto la nuca nascoste entro la massa copiosa dei capelli disciolti, fissava un brutto fregio del soffitto, la bocca ferma socchiusa, il [[volto]] sgombro di [[Pensiero|pensieri]]. Pareva non udisse le [[Parola|parole]] che Giorgio Lerici le rivolgeva ininterrottamente da mezz'ora, mentr'egli si vestiva, nella camera attigua e più in là dallo stanzino di toeletta, quasi gridando, ed ora mentre si pettinava, dritto davanti allo [[specchio]] dell'armadio.
 
===Citazioni===
*Si vive in tempi difficili! E si decade [[giorno]] per giorno! (p. 40)
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===[[Incipit]]===
Simone Langhe tratto tratto si volgeva dal divano ove stava seduto, accanto all'autista, accennava con gesti rapidi della mano al passaggio fuggente oltre i vetri dell'automobile e gridava alle sue figliuole:<br>– Guardate! Guardate! – Entusiasta.<br>Germaine, seduta accanto a Dino D'Orea sullo strapuntino, e Zosi, seduta nel divano posteriore accanto a Pia, assentivano del capo per significare che guardavano, sì, sì, guardavano e ammiravano quel paesaggio fuggente: dossi di montagne folte di pini, baratri a strapiombo oltre l'orlo della strada in salita, mandre pascolanti su verdi prati in declivo, balzar d'acque candide giù per dirupi, casolari, ponticelli sul torrente, una chiesina sul versante in ombra, una cima nevosa profilata sul cielo, nello sfondo della valle.
 
===Citazioni===
*Non v'è alpinista che non sosti, in silenzio religioso, ove è un segno messo a ricordo perenne d'un morto in montagna. I morti della montagna sopravvivono nel luogo ove sono caduti. (p. 20)
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===[[Incipit]]===
''La valle dell'orco''<br>Fra le quattro grandi strade che per valli e pianure portano le popolazioni canavesane ad Ivrea, capoluogo della loro antichissima regione, una ve n'ha che nasce da un gran prato chiuso fra bianche e vaste montagne. Ivi le borraccine e i còlchici vivono col sole d'agosto, quando le mandre sonagliano dall'alba al tramonto ed i ricchi forestieri imbacuccati di lana, cercano la solitudine, ma ne patiscono, a sera, la guazza e la malinconia.
 
===Citazioni===
*Si chiama Locana il borgo dei ''magnín''; la fortuna è lontana e per raggiungerla lungo è il cammin. (p. 8)
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===Citazioni===
*L'anima dei montanari è rude e taciturna; le sue espressioni di gioia e quelle del suo dolore non sono mai clamorose: l'entusiasmo appare di rado sui volti chiusi e duri. Raramente la gente di montagna compie dei gesti impulsivi che possano destare, in chi vede, ammirazione o sdegno. Ma essa obbedisce a un senso del dovere con serenità pacata e tenace, ferrea nel sacrificio, costante nel lavoro, incorruttibile nel rispetto alle migliori tradizioni, alla fede dei padri, all'amore per la Patria. (p. 26)
 
==''Ottocento''==
===[[Incipit]]===
Il giorno 10 di novembre dell'anno 1858 ebbe luogo l'inaugurazione della strada ferrata di Ivrea.<br>La ''Dora Baltea'', «giornale amministrativo-statistico-letterario della Divisione» aveva pubblicato che il treno sarebbe partito dalla stazione di Porta Susa a Torino alle ore undici della mattina e sarebbe arrivato verso l'una pomeridiana, «all'incirca». Pur tuttavia, fin dalle prime ore di quel brumoso 10 novembre, la piccola città capitale del Canavese fu animata da un insolito trambusto.
 
===Citazioni di Salvator Gotta===
*[[Costantino Nigra|Costantino]] rivelò fin dagli anni dell'infanzia e dell'adolescenza una spiccatissima vivacità di carattere e di intelligenza. La prima volta che fece parlare di sé aveva dodici anni: giocando alla guerra, con una fionda tolse un occhio a suo fratello Michelangelo. A sedici anni, studente di liceo, scrisse in versi un ''Epitaffio d'amore'' che, pubblicato sulla ''Dora Baltea'' di Ivrea, destò un certo scandalo nella cittadinanza e tanto più nell'ambiente dei professori: la poesia era stata giudicata riprovevole perché «pervasa di erotismo sensuale realisticamente cinico e macabro».<ref>Da ''Ottocento'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1960, cap. 2, p. 20.</ref>
 
*[...], nei salotti ove {{sic|mercè}} i buoni uffici del Colleretto<ref>Il conte Pietro di Colleretto.</ref>, veniva ammesso, Il Nigra si faceva notare e riusciva a primeggiare, non soltanto per l'originalità del suo ingegno e la prontezza del suo spirito, ma anche per le sue innate doti di signorilità. La natura l'aveva pure favorito di prestanza e di bellezza fisica non comuni. Alto di statura, snello e forte, con un viso dai tratti fini e regolari, era ricco di fascino soprattutto con le donne che usava trattare ora con sicurezza spavalda, ora con improvvisa dolcezza accorata, maschio e delicato insieme, caustico ed ironico, fantasioso e sensuale.<ref>Da ''Ottocento'', ibid. 2, p. 22.</ref>
 
==Note==