Ernst Jünger: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+2.
Riga 257:
*Il [[mito]] e la [[leggenda]] non cessano mai nella varietà delle loro immagini di indicare il prezzo che si esige in cambio del sapere. Il potere ottenuto è immenso, ma ciclopico, con un occhio solo. Non prendiamo nulla alla natura senza perdere qualcosa di nostro. (da ''Birra e vino II'', ''Europa'', p. 135)
*Le [[farfalla|farfalle]] volteggiano nel fitto dei fenomeni, nella cui ombra la pantera sogna. (da ''Sulle tracce di Maupassant'', ''Europa'', p. 162)
*Che cosa significa in realtà «essere» (''wesen'')? Molto tempo prima che esistessero i filosofi, una manciata di verbi ausiliari di origine indogermanica si è {{sic|spartito}} il cosmo.<br>Quando diciamo di qualcuno: «È assente» (''abwesend''), questa frase può indicare uno stato in cui quel qualcuno è nel contempo anche presente (anwesend); ''wesen'' deve allora esprimere più un'attività che uno stato. L'assenza e la presenza sono spaccature dell'essere (''des Seins''). Il ''Wesen'' ha potere temporale, il ''Sein'' extratemporale. (da ''Oppio'', ''Oriente'', p. 214)
*A [[Eleusi]] esiste oggi una fabbrica di cemento – circostanza che avrebbe potuto disturbare la celebrazione dei piccoli misteri, in primavera, ma non quella dei grandi misteri, in autunno. Cemento e marmo diventano pura superficie, quando di conosce il «grembo materno di Persefone». Lì non ci sono più differenze. (da ''Oppio'', ''Oriente'', p. 220)
*Nel serpente non sono tanto il veleno, l'immobilità, la mancanza di arti a spaventare. L'impressione è piuttosto di vedere, per un istante, la trama originaria muoversi. Vita e morte si confondono, il terreno diventa insicuro. In ognuno dei pericoli in cui casualmente ci si imbatte, è nascosto il grande, l'unico pericolo.<br>In questo senso, il serpente è un segno di confine [...](da ''Modelli ottici'', ''Passaggi'', p. 289)
Line 262 ⟶ 263:
*L'[[essere]] si maschera dietro il tempo e i tempi; ma noi non riusciamo a scoprire il suo volto, perché, se lo smascherassimo, in mano ci resta una maschera. E già siamo ingannati, abbagliati da una nuova moda, da un nuovo volto.<br /> Questo però: mettersi nella condizione di raggiungere il luogo in cui si scorga, se non ciò che si trasforma, almeno le sue trasformazioni – questo è un avvicinamento. Qui i cammini si separano: da una parte, il rimpianto o il dileggio della maschera caduta, dall'altra, invece, l'attrazione per la nuova maschera. Una terza prospettiva è tuttavia possibile, simile a quella che si apre tra i sepolcri [[etruschi]]: lo sguardo sereno su ciò che è transitorio. (da ''L'iniziativa surrealista'', ''Passaggi'', p. 304)
*Se a un pittore come [[De Chirico]] riuscisse di svuotare completamente una qualunque casa sulla costa mediterranea, a spogliarla del suo significato attraverso un imbiancamento, non solo a demitizzarla, ma anche a disumanizzarla, a scomporla fino agli atomi di cui è fatta e poi a ricostruirla, allora gli riuscirebbe nel contempo di gettare una rete magica sullo ''skyline'' di New York. Sarebbe allora ritornato alla griglia originaria e avrebbe dato un intero treno merci pieno di calce e mattoni in cambio di un atomo di colore. (da ''L'iniziativa surrealista'', ''Passaggi'', p. 305-306)
*Dov'è che l'uomo diventa identico con se stesso? Se gli riesce il «[[Conoscere sé stessi|conosci te stesso]]», sono pur sempre in due. Anche il padre e la madre devono diventare uno solo.<br>La forza delle immagini si rivela per il fatto che esse ci tengono in loro potere. Certo, possono esercitare su di noi una costrizione ancora maggiore: assorbendoci. Quando penetriamo negli elementi, nei caratteri, negli spiriti, negli {{sic|dèi}}, non significa che diveniamo identici a loro, ma a noi stessi. Noi chiamiamo la parte assente di noi stessi. (da ''Psiconauti'', ''Messico'', p. 329)
*L'[[innamorato]] chiede in modo diverso dal curioso. Lo toccano ancora la luce e le ombre della caccia cosmica. E ancora gli si avvicina la grande cacciatrice, la dea Luna, mentre Atteone, per la sua febbrile curiosità, viene sbranato dai suoi propri cani. [...] Meraviglioso in questo grande mito è il modo in cui Chirone, precettore di Atteone, calma i cani. Crea un'immagine del loro padrone, e i cani le si riuniscono attorno, rappacificati. <br/> Faceva parte dei compiti dell'artista, dell'uomo di cultura, dell'iniziato, in tempi in cui i cani hanno perduto il loro padrone. L'opera d'arte non agisce solo come indicazione del destino in direzione del futuro – essa interpreta, risarcisce e rappacifica anche il passato. (da ''Psiconauti'', ''Messico'', p. 333)
*Lo [[scetticismo]], dagli enciclopedisti alla critica testuale e ai nichilisti dichiarati, ha introdotto un'erosione del mondo delle immagini che è finita con la rivoluzione culturale. L'imbiancamento può tuttavia coprire solo superfici. Quando il bianco è diventato assoluto, il processo comincia a mutare; la monotonia diventa eloquente. (da ''Scetticismo a volontà'', ''Messico'', p. 377)