Ignazio Fresu: differenze tra le versioni

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*Le idee nascono e progrediscono lentamente, quasi da sole, senza che neanche me ne accorga. Ma sono come un fuoco sotto la cenere che poi divampa all'improvviso con l'urgenza di svilupparle e realizzarle. Ne sono soggiogato, tanto che potrebbero sembrare nate lì per lì.
 
*Ho sempre avuto una particolare venerazione nei confronti delle [[biblioteca|biblioteche]], di tutte le biblioteche che definirei "religiosa". Le ho sempre considerate le vere cattedrali dell'umanità.
 
*Bisogna, però, avere la fermezza di perseverare, essere fortemente motivati e credere nel proprio lavoro. Quando collabori con le istituzioni, la tua volontà è duramente messa alla prova. Ogni piccolo particolare è vagliato e discusso. Solo la tenacia fa sì che gli impedimenti siano rimossi e si superino gli ostacoli che via via si frappongono alla realizzazione del tuo progetto.
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*I cumuli non sono un muro, una trincea, non una linea di separazione ma di unione, una linea di espansione che partendo dalla biblioteca si allarga nell'ambiente circostante inglobando lo spazio esterno in una spirale aurea che prosegue all'infinito.
 
*[[Leopardi]] ci mette in guardia nei confronti delle nostre illusorie aspettative e della nostra incapacità di godere del presente nel momento stesso in cui questo viene vissuto, tralasciando però la grande ricchezza della nostra memoria, dei ricordi che sono una parte importante della nostra vita. Lo è la stessa poesia, lo sono le "cose" che formano entrambe le installazioni. Lo sono i libri nella biblioteca Lazzerini, lo sono i giochi a Cerreto Laziale, il "villaggio" della poesia leopardiana. Il luogo che immaginavo dai versi, la stessa gente, la stessa storia.
 
{{Int|[//www.antsonweb.com/interviste/intervista-all-artista/ignazio-fresu.html Intervista all'artista Ignazio Fresu]|da Eros Tetti, ''ANTSonweb.com'', 1 giugno 2008}}
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*Il senso della mia ricerca artistica s'incentra principalmente nel riconoscimento dell'intrinseca bellezza di ciò che è effimero, che non è più al vertice del suo apparire.
 
*Esiste una [[bellezza]] che si manifesta sia negli equilibri precari sia nell'apparenza delle cose. Essa disvela la perennità del tutto. È una bellezza pura, non nichilistica, è l'anima di tutte le cose al di là del loro apparire.
 
*L'[[apparire]], nel pensiero Occidentale, attraverso la fede nel divenire, è nascondimento del volto autentico dell'essente, fede che nasce dall'indiscussa convinzione che il divenire sia un uscire dal nulla e un ritornarvi.
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*Gli oggetti che trasformo nascono da un'idea a cui poi cerco di adeguare, inventandola di volta in volta, la tecnica più appropriata in grado di conformarsi all'idea.
 
*[L]a [[bellezza]] [è] ciò che permane come sostrato del divenire, non solo come manifestazione di ciò che è mutato, ma nell'agire stesso del mutare.
 
*Pur incapaci di riconoscere un principio e una fine per ogni cosa, noi tutti, insieme all'universo intero, apparteniamo a questo moto dove ogni cosa si mostra soggetta al tempo e alla trasformazione, così che il [[Divenire]] s'impone come la sostanza stessa dell'Essere che a sua volta ci appare come il rinnovarsi di un ente che prima mancava di una caratteristica e in seguito l'acquista diventando forma. Così anche quello che sembra statico alla percezione sensoriale lo identifichiamo dinamico e in continuo cambiamento. In questo è possibile trovare una chiave di decodifica dell'uomo, il significato autentico della sua essenza: il divenire come identità del diverso, in altre parole elemento che unifica il molteplice. Il divenire somma di opposti che convivono nelle cose e continuano ad esistere anche una volta che non sono più percepibili.
 
*L'intrinseca bellezza oggetto della mia ricerca, dunque, consiste in una nuova consapevolezza che le cose che non vediamo più, non sono improvvisamente entrate nel nulla ma sono semplicemente scomparse dall'orizzonte degli eventi. Continuano ad esistere in una dimensione che non è quella apparente ed è pertanto proprio in questo divenire che risiede l'eternità di tutto.