Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Lo [[scetticismo]], dagli enciclopedisti alla critica testuale e ai nichilisti dichiarati, ha introdotto un'erosione del mondo delle immagini che è finita con la rivoluzione culturale. L'imbiancamento può tuttavia coprire solo superfici. Quando il bianco è diventato assoluto, il processo comincia a mutare; la monotonia diventa eloquente. (da ''Scetticismo a volontà'', p. 377)
*Una parziale cecità associata all'acutezza dell'intelligenza caratterizza l'''homo faber'', non importa se fissa lo sguardo sugli astri, sull'uomo o sull'atomo. Qui risiede il fondamento della sua potenza – anche però della sua sofferenza, forse del suo tramonto. (da ''Cane e gatto'', p. 390)
*Ai [[Prussia|prussiani]] le guerre non piacciono perché fanno emergere tratti elementari, portano disordine. Il loro apprezzamento va alla cornice visibile: allo [[Stato]] come grande podere, all'ordine delle piazze d'armi. Il declino della tattica lineare fu per loro una catastrofe. (da ''I prussiani e la guerra'', p. 398)
*{{NDR|Sui prussiani}} Niente stirpe, poco attaccamento al luogo di nascita, ma Stato e patria. Forse questo ha determinato quel sobrio modo di giudicare in questioni di potere che li ha contraddistinti nei loro tempi migliori. [[Adolf Hitler|Hitler]] ha dovuto allontanarli dall'amministrazione e dall'esercito prima di esercitare davvero il potere. L'antipatia fu sin dall'inizio reciproca. (da ''I prussiani e la guerra'', p. 399)
*Più che di avere scatenato delle guerre, ai prussiani si rimprovera di opporre resistenza al tempo e alla sua forza di trasformazione. Hanno costituito il blocco che in [[Europa]] si è dissolto per ultimo e che si è opposto nel modo più tenace al progresso. Se si pensa a quel che è venuto dopo di loro e a quel che forse ancora ci aspetta, forse un giorno si giudicherà diversamente anche la loro diffidenza. (da ''I prussiani e la guerra'', p. 400)
*Tra i monumenti della città ideale non dovrebbe mancare quello che il lettore ignoto ha dedicato all'autore senza nome come segno di gratitudine per il genio che gli venne in aiuto nella sua ricerca di una seconda e più leggera esistenza. (da ''Libri e lettori'', p. 401)