Geoffrey Chaucer: differenze tra le versioni

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Quando le dolci pioggie di Aprile hanno spento l’arsura di Marzo, rinfrescando ogni vena della terra con quel succo meraviglioso che ha la virtù di dare la vita ai fiori; quando zeffiro sfiora col molle soffio i teneri germogli in ogni bosco e in ogni pianura, e il giovane sole ha percorso la metà del suo cammino in Ariete; quando gli uccelletti si abbandonano ai loro canti, e dormono tutta la notte con gli occhi aperti (così vivamente li punge il risveglio della natura), la gente prova, allora, un vago desiderio di mettersi in moto; e i pellegrini[1] vanno in cerca di straniere piagge, per visitare i santi miracolosi di qualche lontana contrada<ref>Leggo: ''to ferne halwes'' (invece che ''to serve halwes'' col Tyrwhitt), secondo la lezione ristabilita dal Wright ed accettata dall’Hertzberg, dal Bell e da altri.</ref>. E in gran numero, specialmente, si recano dalle estreme campagne d’Inghilterra a Canterbury, per ringraziare il martire benedetto di quel luogo, che fece loro la grazia, quando erano malati.
===Citazioni===
*L'[[umiltà]] di cuore è di quattro specie: una è quando l'uomo si considera un nulla di fronte a Dio del cielo; l'altra, quando non disprezza nessun altro uomo; la terza è quando non si preoccupa anche se altri non lo tiene in nessun conto; la quarta è quando non gli dispiace umiliarsi. Anche l'umiltà di parola sta in quattro cose: nel parlar moderato, nella semplicità di parola, quando ciò che si dice con le labbra corrisponda a ciò che si pensa dentro il cuore, e infine quando si lodino le qualità d'un altro senza sminuirle. Anche l'umiltà di opere è in quattro modi: il primo è quando si pongano gli altri prima di sé; il secondo sta nello scegliere sempre il posto più basso, il terzo nell'accettare lietamente un buon consiglio; il quarto è di rallegrarsi sempre per la decisione dei propri superiori, di chi cioè sta più alto di grado. (frammento X, ''Racconto del parroco''; 1981)
*Guardate come il fuoco di pochi tizzoni, quasi morti sotto la cenere, si riaccenda appena siano toccati dallo zolfo: appunto così si riaccende l'ira, appena è toccata dalla superbia che si nasconde nel cuore dell'uomo. Perché il fuoco non può certamente nascere da nulla, a meno che non sia già dall'inizio per natura in qualcosa, come dall'inizio il fuoco nella selce che s'estrae con l'acciaio. E come la superbia è spesso motivo d'ira, così il rancore ne fa da nutrice e da custode. (frammento X, ''Racconto del parroco''; 1981)
*Anche quando dormiamo o siamo svegli, vaghiamo e cavalchiamo, fugge il tempo e non aspetta nessun uomo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della letteratura'', traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 71. ISBN 9788858024416</ref>
*Il mondo non è altro che un viaggio di dolori.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della letteratura'', traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 70. ISBN 9788858024416</ref>