Federico Chabod: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Federico Chabod: L'Italia contemporanea
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*{{NDR|Lettera a [[Natalino Sapegno]]}} Il tuo Jacopone mi piace assai assai, ed io ho grande ammirazione per il tuo ingegno, che è così chiaro, limpido, quadrato e saldamente fondato. Un mio amico, a cui ho fatto leggere il volume e ha per te viva simpatia e ammirazione, ti definisce "ingegno aristocratico". Ed è vero: tu hai dell' aristocratico la qualità, la finezza, il senso della misura, la trasparenza e la signorilità; senza i difetti ma anzi con una vigorosa capacità di inquadramento e una forza di pensiero – tanto più mirabili in quanto appunto sanno essere così composte, equilibrate, signorili. E tu mi piaci tanto più, perché vedo in te non il semplice critico di poesia, non solo il raffinato lettore ma l'uomo di pensiero che impedisce al fine lettore di tramutarsi in puro letterato – come invece accade in troppi altri casi... (citato in ''Corriere della sera'', 11 gennaio 2001)
*Non possiamo non essere cristiani, anche se non seguiamo più le pratiche di culto, perché il [[Cristianesimo]] ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c'è fra noi e gli Antichi, fra il nostro modo di sentire la vita e quello di un contemporaneo di Pericle e di Augusto, è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti 'liberi pensatori', anche gli 'anticlericali' non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo. (da ''Storia dell'idea d'Europa'', Laterza 2001, p. 162)
*Nella notte fra il 7 e l'8 settembre [1943], il generale americano Taylor giunge a Roma e, discutendo con i capi militari italiani, chiede loro: «Volete che paracadutiamo una divisione su Roma? Qual è la situazione militare?» La risposta del comando militare italiano è che si tratta di un'operazione militare assolutamente impossibile: trovandosi gli aerporti in mano ai tedeschi, o minacciati dai tedeschi, la divisione paracadutata sarebbe distrutta. [...] I militari italiani avrebbero voluto che lo sbarco delle truppe alleate si effettuasse a nord di Roma; essi credevano che gli Alleati si sarebbero impegnati a fondo in Italia. Per l'alto comando alleato, invece, l'Italia è solo un teatro di guerra secondario. Il piano di sbarco nella Manica è ormai predisposto e la campagna è già decisa. La campagna d'Italia deve servire soltanto a tenere impegnate un certo numero di forze tedesche. [...] È una campagna di diersione, niente di più. (da ''L'Italia contemporanea (1918-1948)'', Piccola Biblitoeca Einaudi)<ref name="Italia_contemporanea">Citazione del libro ''L'Italia contemporanea (1918-1948)'', collana Piccola Biblitoeca Einaudi, Giulio einaudi Editore, 2001, Torino, ISBN 88-06-04051-0, OCLC 441582991, pp. 115-116.</ref>
*La conclusione dell'armistizio (3 settembre 1943) e la sua proclamazione alla radio il giorno 8, da parte del comandante delle truppe alleate nel Mediterraneo, generale [[Eisenhower]], coglie di sorpresa il governo italiano. Bisogna riconoscere che gli Alleati non avevano alcuna fiducia nei propositi del governo di Roma.<ref name="Italia_contemporanea" />
 
==''L'Italia contemporanea''==