Epitteto: differenze tra le versioni

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*Ecco la riflessione che devi avere a portata di mano quando abbandoni un oggetto esterno: che cosa ne ottieni in cambio — e se questa vale di più, non dir mai «Ci perdo» [...]. (III, 1-2; 1960, p. 270)
*[...] se le circostanze ti portano a vivere solo o con pochi, chiama allora questa tua condizione tranquillità e sappi usarne per un fine conveniente: parla con te stesso, prova le tue rappresentazioni, tieni in attività le prenozioni. Se poi càpiti in mezzo alla folla, dì allora che si tratta di una gara, di un'accolta, d'una festa, e cerca di partecipare alla festa insieme agli altri. (IV, 26; 1960, p. 275)
*Quando vedi uno che è magistrato, opponi, per parte tua, che sai fare a meno delle magistrature: quando vedi un altro ricco, guarda quel che possiedi, in vece delle ricchezze. Perché se non hai niente in cambio, sei un infelice: ma se hai la capacità di non aver bisogno delle ricchezze, sappi che hai qualcosa molto maggiore di lui e di molto maggior valore. Uno ha una moglie avvenente: tu sai reprimere il desiderio d'una moglie avvenente. Ti sembra poco? (IX, 1-3; 1960, p. 299)
*Se rallenti un po' l'[[attenzione]], non immaginarti di poterla riprendere quando vuoi: piuttosto abbi bene in mente che per l'errore di oggi la tua condizione necessariamente peggiorerà sotto ogni altro rispetto. In primo luogo — ciò ch'è più grave di tutto — ti si attacca l'abitudine di non prestar attenzione, poi l'abitudine di differire l'attenzione, e così ti abitui a rimandar sempre d'uno in altro giorno la serenità, una condotta dignitosa, una maniera di comportarsi e di vivere conforme a natura. (XII, 1; 1960, p. 309)
 
==''Frammenti''==