Franz Kafka: differenze tra le versioni

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*Kafka senza dubbio si portava qualche oscuro turbamento nel profondo dell'animo. ([[John Banville]])
*L'ho sempre considerato un mago, come [[Samuel Beckett|Beckett]] e [[Saul Bellow|Bellow]]: quando lo leggi cerchi di entrare nella sua scrittura e nel suo mondo per capirne i segreti, senza tuttavia riuscirvi. C'è qualcosa di magico, anzi di miracoloso nel suo universo letterario. Le prime cose che ho letto sono stati i racconti. ([[Philip Roth]])
*La scrittura di Kafka è un colpo di dadi lanciato nel vuoto, che azzarda contemporaneamente delle ipotesi opposte. ([[Pietro Citati]])
*Lo scrittore di Praga raccontava lo smarrimento davanti alla macchina della burocrazia austroungarica; ma quella italiana e repubblicana, se s'impegna, non è da meno. ([[Beppe Severgnini]])
*Mi pare di vedere in Kafka da un lato un mondo che chiamerei di stemmi, stemma, un labirinto, un disegno estremamente severo, molto preciso, molto astratto, duro, arcaico; ma questo disegno non riesce, non può, gli si vieta, direi, di diventare un disegno fisico, carnale e quotidiano perché il mondo su cui si proietta è un mondo totalmente deforme, infimo, losco, sordido. La intensità di Kafka nasce proprio da questa sproporzione eroica e tragica tra l'esattezza labirintica del disegno originario e la povertà industriosamente patologica del mondo su cui questa immagine si esercita. ([[Giorgio Manganelli]])
*Nei [[Libro|libri]] di Kafka e in varie altre opere si esprime intensamente il [[sentimento]], immanente nel tardo [[mondo]] [[Borghesia|borghese]], ''dell'angoscia e della solitudine'', della disperata sottomissione a [[Potenza|potenze]] impenetrabili, che si oggettivano e si personalizzano nei loro apparati. Kafka conosceva le sofferenze della classe operaia, ma non comprendeva la sue [[Lotta|lotte]], e questo è il suo limite, dal quale nasce il suo senso di disperazione. Ma la sua opera non è mistificazione totale: è invece una sinistra intensificazione della [[realtà]], e non va confusa con le vacue e noiose mistificazioni che si fabbricano spesso oggi. ([[Ernst Fischer]])
*Non condivideva le pietanze comuni. Mentre gli altri mangiavano carne – quella [[carne]] risvegliava alla sua memoria piena d'odio e di disgusto tutta la violenza che gli uomini avevano sparso sulla terra, e le minuscole filamenta tra un dente e l'altro gli sembravano germi di putredine e di fermentazione come quelli di un topo morto fra due pietre –, lui rovesciava sulla tavola la ricca cornucopia della natura. ([[Pietro Citati]])
*Nonostante la particolarità delle sue opere – quale altro scrittore ha modellato un panorama letterario così istantaneamente riconoscibile come il suo? – come artista Kafka generalmente viene visto come un foglio bianco. ([[John Banville]])
*Ognuno di noi convive con una propria immagine di Kafka, e lo dico anche perché le edizioni delle sue opere sono state spesso approssimative e discutibili (a cominciare, come è noto, dalle prime edizioni a cura di [[Max Brod]]). Abbiamo vissuto con un'immagine deformata, fantasmatica, dell'opera di Kafka. ([[Giorgio Manacorda]])
*Tutte le persone che incontrarono Franz Kafka nella giovinezza o nella maturità, ebbero l'impressione che lo circondasse una «parete di vetro». Stava là, dietro il vetro trasparentissimo, camminava con grazia, gestiva, parlava: sorridendo come un angelo meticoloso e leggero; e il suo sorriso era l'ultimo fiore nato da una gentilezza che si donava e si tirava subito indietro, si spendeva e si chiudeva gelosamente in sé stessa. Sembrava dire: «Sono come voi. Sono uno come voi, soffro e gioisco come voi fate». ([[Pietro Citati]])
*Una mia grande frustrazione quando cerco di leggere Kafka con gli studenti è che mi è impossibile far loro capire che Kafka è comico. Né tantomeno apprezzare il modo in cui questa comicità è intimamente legata alla potenza dei suoi racconti. ([[David Foster Wallace]])
*{{NDR|Franz Kafka, all'acquario di Berlino,}} vedendo i pesci nelle vasche luminose disse [...]: «Adesso posso guardarvi tranquillamente, non vi mangio più». Era il periodo in cui era diventato rigorosamente [[vegetarianismo|vegetariano]]. Chi non ha udito siffatte parole dalle labbra stesse di Kafka difficilmente potrà farsi un'idea del modo semplice e lieve, senza ombra di affettazione, senza tono patetico (che del resto gli era del tutto estraneo) con cui diceva queste cose. ([[Max Brod]])
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*Kafka invece fu scrittore di lettere invasato, maniaco. Usava la lettera senza credere al messaggio, alla comunicazione, sapendo benissimo di scrivere solo a fantasmi della nostalgia, di moltiplicare le incomprensioni e i fraintendimenti, di torturare e avvilire se stesso, di denudarsi fino alla vergogna ma col risultato di scomparire sempre più dentro una cortina fumogena.
*Ma c'è, in Kafka, una nota più peculare. Forse il dono di una speranza tanto più efficace quanto più accuratamente sepolta, di una pulizia morale che abbaglia proprio perché operata con voce spenta e in assoluta umiltà, di un'intelligenza tesa fin quasi a spezzarsi, ma in questo rischio vibrante e lucida come acciaio.
 
===[[Pietro Citati]]===
*La scrittura di Kafka è un colpo di dadi lanciato nel vuoto, che azzarda contemporaneamente delle ipotesi opposte. ([[Pietro Citati]])
*Non condivideva le pietanze comuni. Mentre gli altri mangiavano carne – quella [[carne]] risvegliava alla sua memoria piena d'odio e di disgusto tutta la violenza che gli uomini avevano sparso sulla terra, e le minuscole filamenta tra un dente e l'altro gli sembravano germi di putredine e di fermentazione come quelli di un topo morto fra due pietre –, lui rovesciava sulla tavola la ricca cornucopia della natura. ([[Pietro Citati]])
*Tutte le persone che incontrarono Franz Kafka nella giovinezza o nella maturità, ebbero l'impressione che lo circondasse una «parete di vetro». Stava là, dietro il vetro trasparentissimo, camminava con grazia, gestiva, parlava: sorridendo come un angelo meticoloso e leggero; e il suo sorriso era l'ultimo fiore nato da una gentilezza che si donava e si tirava subito indietro, si spendeva e si chiudeva gelosamente in sé stessa. Sembrava dire: «Sono come voi. Sono uno come voi, soffro e gioisco come voi fate». ([[Pietro Citati]])
 
==Bibliografia==