Franz Kafka: differenze tra le versioni

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*Instancabile, diligente e ambizioso, il dottor Kafka è un lavoratore molto zelante, di non comune talento e straordinariamente ligio al dovere.<ref>Dalle liste di qualificazione dell'Istituto di assicurazioni contro gli infortuni del regno di Boemia, 10 settembre 1909; citato nell'introduzione di [[Roberto Fertonani]] a Franz Kafka, ''Il castello'', traduzione di Anita Rho, Oscar Mondadori, 1979, p. 9.</ref>
*[[Gustav Janouch|Janouch]] fa di Kafka un uomo saggio e serafico, acuto e imprevedibile, ma, alla fine, ripetitivo. La sua ammirazione di ragazzo con aspirazioni letterarie trasforma le parole dello scrittore in un dettato oracolare. Nulla di meno kafkiano: la leggendaria mitezza di Kafka, con il quale era impossibile litigare, sconfina in una altrettanto leggendaria bontà. Il Kafka che ci viene incontro dalle pagine di Janouch, insomma, è quasi un santo laico: altruista ma riservato, sofferente ma sereno. Dobbiamo certo essere grati a Janouch e alla sua ingenuità. La nostra gratitudine, però, non va tanto a ciò che Kafka ha detto a Janouch secondo Janouch, ma a ciò che Janouch ha visto. ([[Giorgio Manacorda]])
*L'ho sempre considerato un mago, come [[Samuel Beckett|Beckett]] e [[Saul Bellow|Bellow]]: quando lo leggi cerchi di entrare nella sua scrittura e nel suo mondo per capirne i segreti, senza tuttavia riuscirvi. C'è qualcosa di magico, anzi di miracoloso nel suo universo letterario. Le prime cose che ho letto sono stati i racconti. ([[Philip Roth]])
*Lo scrittore di Praga raccontava lo smarrimento davanti alla macchina della burocrazia austroungarica; ma quella italiana e repubblicana, se s'impegna, non è da meno. ([[Beppe Severgnini]])
*Kafka comprende il mondo (il suo, e anche meglio il nostro d'oggi) con una chiaroveggenza che stupisce, e che ferisce come una luce troppo intensa. ([[Primo Levi]])
*Kafka è, almeno fra i non cattolici, una mosca bianca nel cielo del Novecento letterario e culturale postcristiano illuministico. ([[Guido Sommavilla]])
*Kafka è stato una lettura di giovinezza, e ancora oggi credo che si rivolga o parli soprattutto ai giovani, vale a dire a quelli che hanno una vitalità talmente forte da accettare e da ricercare la distruzione. ([[Franco Fortini]])
*Kafka senza dubbio si portava qualche oscuro turbamento nel profondo dell'animo. ([[John Banville]])
*L'ho sempre considerato un mago, come [[Samuel Beckett|Beckett]] e [[Saul Bellow|Bellow]]: quando lo leggi cerchi di entrare nella sua scrittura e nel suo mondo per capirne i segreti, senza tuttavia riuscirvi. C'è qualcosa di magico, anzi di miracoloso nel suo universo letterario. Le prime cose che ho letto sono stati i racconti. ([[Philip Roth]])
*La scrittura di Kafka è un colpo di dadi lanciato nel vuoto, che azzarda contemporaneamente delle ipotesi opposte. ([[Pietro Citati]])
*Lo scrittore di Praga raccontava lo smarrimento davanti alla macchina della burocrazia austroungarica; ma quella italiana e repubblicana, se s'impegna, non è da meno. ([[Beppe Severgnini]])
*Mi pare di vedere in Kafka da un lato un mondo che chiamerei di stemmi, stemma, un labirinto, un disegno estremamente severo, molto preciso, molto astratto, duro, arcaico; ma questo disegno non riesce, non può, gli si vieta, direi, di diventare un disegno fisico, carnale e quotidiano perché il mondo su cui si proietta è un mondo totalmente deforme, infimo, losco, sordido. La intensità di Kafka nasce proprio da questa sproporzione eroica e tragica tra l'esattezza labirintica del disegno originario e la povertà industriosamente patologica del mondo su cui questa immagine si esercita. ([[Giorgio Manganelli]])
*Nei [[Libro|libri]] di Kafka e in varie altre opere si esprime intensamente il [[sentimento]], immanente nel tardo [[mondo]] [[Borghesia|borghese]], ''dell'angoscia e della solitudine'', della disperata sottomissione a [[Potenza|potenze]] impenetrabili, che si oggettivano e si personalizzano nei loro apparati. Kafka conosceva le sofferenze della classe operaia, ma non comprendeva la sue [[Lotta|lotte]], e questo è il suo limite, dal quale nasce il suo senso di disperazione. Ma la sua opera non è mistificazione totale: è invece una sinistra intensificazione della [[realtà]], e non va confusa con le vacue e noiose mistificazioni che si fabbricano spesso oggi. ([[Ernst Fischer]])