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*E come fanno gli schiavi, come i fuggitivi? Su che si fondano quando abbandonano i padroni? Sui campi, sui servi, sulle argenterie? Nient'affatto, ma su se stessi — e tuttavia non manca loro il nutrimento. E il nostro filosofo dovrà confidare e riposare negli altri, quando va in terra straniera, e non prenderà personalmente cura di se stesso, e sarà da meno e più timido delle bestie irragionevoli le quali provvedono ognuna a se stessa, e non difettano né del cibo adatto né del tenore di vita che a ciascuna si conviene e che si armonizza con la loro natura? (IX, 8-9; 1960. p. 27)
*Uomini, aspettate il Dio. Quand'egli vi fa segno e vi libera da questa servitù, allora fuggite verso di Lui: per il momento rassegnatevi a rimanere nel posto in cui v'ha collocato. Breve è, senza dubbio, il tempo del soggiorno qui, e agevole per chi ha tali disposizioni. Quale tiranno, quale ladro, quali tribunali possono ancora metter paura a chi fa così poco conto del corpo e di quel ch'esso possiede? Attendete e non andatevene sconsideratamente. (IX, 16-17; 1960. p. 28)
*Qual è, dunque, il castigo per quelli che non sanno adattarsi? Di stare come stanno. Uno si dispiace di star solo? Resti nel suo abbandono. Uno si dispiace dei suoi genitori? Sia un figlio cattivo e si lamenti. Uno si dispiace dei figli? Sia un padre cattivo. «Gettalo in prigione». Quale prigione? Quella in cui si trova al presente, perché ci si trova contro voglia: e dove si sta contro voglia, è davvero una [[prigione]]. (XII, 21-23; 1960, pp. 38-39)
*Non sai che piccola parte sei rispetto al tutto? E ciò per il tuo corpo, perché per la [[ragione]] non sei inferiore agli Dei, né più piccolo di loro; la grandezza della ragione, infatti, non si valuta né dalla lunghezza, e neppure dall'altezza, ma dai giudizi.<br>Non vuoi, allora, porre il tuo bene in ciò che ti rende pari agli Dei? (XII, 26-27; 2009, p. 175)
*Nessuna cosa grande compare all'improvviso, nemmeno l'uva, nemmeno i [[fico|fichi]]. Se ora mi dici: "Voglio un fico"; ti rispondo: "Ci vuole tempo". Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino. (XV, 7)
*C'è niente di più inutile dei [[barba|peli del mento]]? Ebbene, non si è servita la natura anche di questi nel modo più opportuno che poteva? Non ha distinto con essi il maschio e la femmina? (XVI, 10; 1960, p. 44)
*Uomo, tu hai una proairesi per natura non soggetta ad impedimenti e non soggetta a costrizioni. Qui, nelle viscere, questo sta scritto. (XVII)
*E per qual motivo allora ci irritiamo? Perché apprezziamo gli oggetti che ci vengono tolti. Non apprezzare le tue vesti e non t'irriterai contro il ladro: non apprezzare la bellezza della tua donna e non t'irriterai contro l'adultero. (XVIII, 11; 1960, pp. 49-50)
* [...] tale è la natura dell'essere animato: [[egoismo|fa tutto per sé]]. E, infatti, anche il Sole fa tutto per sé e, del resto, anche Zeus. Ma quando vuole essere Pluvio o Frugifero o padre degli uomini e degli dèi, tu vedi che non può ottenere questo intento né questi titoli, senza essere utile alla comunità. In generale, egli ha disposto la natura dell'essere ragionevole in modo che non possa raggiungere alcun bene particolare se non porta qualche contributo all'utilità comune. Così non è più antisociale fare ogni cosa per sé. (XIX, 11-14; 1960, pp. 52-53)
*Sono le [[difficoltà]] che mostrano gli uomini. (XXIV, 1; 2009, p. 247)
:Sono le circostanze che rivelano gli uomini. (1960, p. 60)
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*[...] l'uomo, per natura, non si acconcia a farsi strappare il bene, non s'acconcia a piombare nel male. (XXVII, 12; 1960, p. 70)
*[...] se non vanno di pari passo la [[pietà]] e l'[[utile]], in nessuno potrà conservarsi la pietà. (XXVII, 14; 1960, p. 70)
*[...] questa è la natura della [[mente]], di inclinare al vero, di non accettare il falso e di sospendere il giudizio di fronte all'incerto. (XXVIII, 2; 1960, p. 71)
*Il [[bene]] nella sua essenza consiste in una certa disposizione della persona morale, il [[male]] in una certa disposizione della persona morale. (XXIX, 1; 1960, pp. 74-75)
 
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*Gli oggetti sono indifferenti, ma l'uso che se ne fa non è indifferente. (V, 1; 1960, p. 93)
*Certo è difficile unire e conciliare queste cose, la vigilanza di chi si sente attratto dagli oggetti e la fermezza d'animo di chi rimane indifferente, tuttavia non è impossibile, se no sarebbe impossibile essere felici. (V, 9; 1960, p. 93)
*Non sono mica eterno, ma un uomo, parte del tutto, come l'ora è parte della giornata. [[vita e morte|Devo giungere come l'ora, e come l'ora scomparire]]. (V, 13; 1960, p. 94)
*Tu soltanto ricordati di quella diairesi grazie alla quale si definisce quanto è in tuo esclusivo potere e quanto non lo è. (VI)
*[...] la guida buona, quando s'imbatte in uno che vaga di qua e di là, lo riporta sulla strada giusta invece di andarsene dopo averlo deriso e insultato. E anche tu, mostragli {{NDR|a l'uomo incolto}} la verità e vedrai che la segue. Ma finché non gliela mostri, non metterti a deriderlo; piuttosto prendi atto della tua incapacità. (XII, 3-4 ; 1960, p. 112)
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*Qual è il primo compito di chi si dà a filosofare? Gettare via la [[presunzione]], perché è impossibile che ci si metta a imparare ciò che si presume di sapere. (XVII, 1; 1960, p. 129)
*Ogni abitudine e ogni capacità si mantiene e si irrobustisce con le azioni corrispondenti, quella del camminare col camminare, quella del correre col correre. Se vuoi essere bravo a leggere, leggi, a scrivere, scrivi. (XVIII, 1-2; 1960, p. 133)
*Le proprie [[debolezza|miserie]] gli uomini le ammettono, talune senza difficoltà, altre, invece, con difficoltà. (XXI, 1; 1960, p. 146)
*[[egoismo|Dove sono l'«io» e il «mio», lì inclina di necessità il vivente]] [...]. (XXII, 19; 1960, p. 151)
*Quando hai desiderio di [[ascoltare]] un filosofo, non dirgli: «Non mi dici niente?», ma mostragli solo la capacità che hai di ascoltarlo, e vedrai come lo spingerai a parlare. (XXIV, 29; 1960, p. 163)
 
===Libro III===
*A te, tutto quel che hai sembra poco: a me, le mie cose, tutte, molto. Insaziabile è la tua [[brama]], la mia s'appaga. Ai bambini che ficcano la mano in un vaso dal collo stretto e cercano di tirar su i fichi secchi, càpita lo stesso: se riempiono la mano, non riescono più a estrarla, e allora piangono. Lasciane un po' e la tirerai fuori. Anche tu, lascia qualche desiderio da parte: non bramar molto e l'otterrai. (IX, 21-22; 1960, p. 189)
*Non tutto ciò ch'è difficile e pericoloso serve ad esercitare, ma solo ciò che è vantaggioso all'oggetto proposto ai nostri sforzi. (XII, 3; 1960, p. 193)
*[...] l'abitudine ha una grande influenza [...]. (XII, 6; 1960, p. 193)
:[...] il potere dell'[[abitudine]] è grande [...]. (2009, p. 633)
*Uomo, se sei irascibile, esèrcitati a sopportare gli insulti, e non irritarti d'essere disprezzato. In tal modo progredirai tanto che, seppure uno ti picchia, tu stesso gli dirai: — «Supponi d'aver abbracciato una statua.» (XII, 10; 1960, p. 193)
*[...] tollera gli [[insulto|insulti]], perché quando agisci come la [[massa|moltitudine]], poni te stesso al suo livello. (XII, 12; 2009, 579)
*[[Abbandono]] è la condizione di chi non ha risorse. Chi è solo non è per ciò stesso anche abbandonato; al contrario si può stare in mezzo a tanti ed essere nondimeno abbandonati. (XIII, 1; 1960, p. 195)
:L'[[isolamento]] è lo stato di chi è senz'aiuto. In effetti, chi è [[solitudine|solo]] non è per ciò stesso anche isolato, come non è detto che chi si trova in mezzo ad una folla non sia isolato. (2009, p. 641)
*Come Zeus vive in compagnia di se stesso, pensa alla natura del suo governo ed ha pensieri degni di Lui, così anche noi dobbiamo poter [[conosci te stesso|discorrere con noi stessi]], non aver bisogno di altri, non essere incerti sul modo di passare il tempo; dobbiamo riflettere sul governo divino, sui nostri rapporti con tutto il resto, osservare quale era in passato il nostro comportamento verso gli avvenimenti, quale è ora; quali sono le cose che ancora ci opprimono; come si possa rimediare anche a queste, come si possa eliminarle; e, se alcune cose hanno bisogno di essere affinate, affinarle secondo la loro propria natura. (XIII, 7-8; 2009, pp. 641 e 643)
*Uomo, se sei qualcuno, cammina da solo, parla con te stesso e non celarti in un coro. Accetta di essere talora schernito, volgi attorno lo sguardo, scuotiti per sapere chi sei. (XIV, 2-3; 2009, p. 649)
*Prima di tutto, [[conosci te stesso|dì a te stesso chi vuoi essere]]: poi, in accordo con la decisione presa, fa' quel che fai. (XXIII, 1; 1960, p. 223)
*«Ti invito a venire da me per sentire che stai male e tutto prendi a cuore eccetto quel che dovresti e ignori il bene e il male e sei misero e disgraziato.» Bell'invito! Eppure, se non producono quest'effetto le parole del filosofo sono morte e morto chi le pronuncia. (XXIII, 28; 1960, p. 227)