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==''Il rap spiegato ai bianchi''==
 
*Chi ha il diritto di sentenziare su fonti di luce troppo lontane dall'umana portata? Be', chiunque. Lo spruzzo di luci nel cielo notturno è lassù, in lontananza: tutti possono vederle e invocarle. Il più splendido dei chiaroscuri, il firmamento, non riconosce le differenze di colore. Non altrettanto si può dire della cultura e della razza negli Stati Uniti al momento attuale. (1B, p.55)
 
*I testi, quasi sempre autoreferenziali, tendono a essere variazioni su una mezza dozzina circa di temi fondamentali, temi che al primo ascolto, più che estranei e scioccanti, puramente noiosi. Es.: quanto sono tosti/fichi/mitici/cazzuti il rapper e i suoi testi, quanto i suoi rivali sono ugualmente privi di queste sue doti; quanto siano fastidiose, stupide e avide le donne; quanto sia splendido essere «pagati a dovere» per rappare invece di dover rubare o spacciare; come le gang siano famiglie a tutti gli effetti, e come la coca porti con sé sempre brutte notizie. E, in particolare, come il sesso, la violenza e i giocattoli da yuppie rappresentino perfettamente il cammino di vita del ragazzo nero metropolitano verso la gloria americana dei tardi anni Ottanta. (1B, p.62)
 
*Il fascino che l'aspetto vagamente minaccioso del rap porta con sé. Il fatto che i pochi bianchi affacciati a quella finestra amino il rap non senza imbarazzo e ambivalenza nulla toglie all'autenticità dell'amore. È una forma di perversione? Una specie di masochismo extralusso da yuppie? Una sorta di «non c'è rosa senza spine»? O è un po' come fare la corte a una ragazza non malgrado ma ''per'' il fatto che lei non vuole avere niente a che fare con te -e in particolare ''con una certa parte'' di te? (1B, p.70)
 
*I dati di fine millennio indicano chiaramente che, laddove l'amore, la devozione e la passione sembrano solo in grado di dividere, ora sono la paura e la stranezza che legano le folle, riempiono le sale, e in qualche modo uniscono Noi, il pubblico, sotto il grande tendone. (1B, pp.70-71)
 
*E perfino Barnum, che sapeva bene che la paura vende, sapeva anche che i fenomeni da baraccone non sono spaventosi quando la mostruosità soppianta completamente l'umana somiglianza. 0% di affinità = 0% di empatia. E perché si provi paura c'è bisogno di empatia almeno tanto quanto di minaccia e pericolo [...] È qui che il rap si colloca a un livello superiore rispetto al puro spettacolo: nel rap hardcore l'ideologia nasce sempre da un episodio o da una condizione ben precisa, e la rabbia, dunque, da una causa, la minaccia da qualche forma di provocazione riconoscibile (almeno agli occhi di chi è interno alla Scena). E questo rende il rap non solo migliore del punk, ma anche molto più spaventoso. (1B, p.75)
 
*«''Harvard'', prego», mi dice uno.<br> Alzo lo sguardo dall'ombelico che mi sto contemplando. «Come dice, scusi?»<br> «Dov'è ''Harvard''», dice il tipo, mentre i turisti alle sue spalle annuiscono tutti con educata serietà.<br> Ora, la Widener Library è la biblioteca centrale di Harvard, situata nel bel mezzo di Harvard Yard, che è a sua volta al centro geografico dell'università di Harvard. Perciò, inclino un po'la testa e gli dico:«Be', è tutto intorno a voi, tutto questo è Harvard, ci state camminando proprio in mezzo».<br> Tengono un consulto. «Ma noi stiamo cercando ''Harvard''», mi dice infine un altro membro del gruppo, con enfasi che implica: lei non ha capito! Resto sconcertato [...]. Ovviamente, dopo una serie di sforzi semiotici, viene fuori che stanno cercando un singolo -un qualunque- punto di Harvard univocamente identificabile come tale, una buona vecchia venerabile sineddoche, un qualche tipo di souvenir visivo di Harvard che possano fotografare e poi,una volta a casa, mettere sotto il naso agli amici e che non distinguerebbero Harvard da un fosso, dicendo:«Guarda, questa è ''Harvard''». (1B, pp.79-80)
 
*Per la gente che non ne fa parte, una comunità è una ''cosa'', non un ''luogo''. (1B, pp.80)
 
*D:«Qual è la differenza fra un telescopio e uno stereotipo?»<br> R:«Dipende da che parte del telescopio stai guardando». (1B, pp.80)
 
*Sembra che lo stereotipo e la sineddoche funzionino più o meno secondo la stessa procedura di editing a distanza, gonfiando una Parte unitaria fino a elevarla a rappresentante di un Tutto complesso; l'unica vera e definitiva differenza sta nella quantità di aria usata per gonfiare la Parte. (1B, pp.81)
 
*Anche l'arte più potente può muovere solo ciò che è mobile. (1B, p.91)
 
*La gente ci urtava senza ostilità e senza chiedere scusa. [...] Non raggiungevamo neppure la dignità di intrusi: la nostra presenza era così vistosa che diventavamo invisibili. E provavamo una strana delusione. Avevamo scaricato le ragazze, ci eravamo vestiti da duri, ci eravamo preparati ad andare incontro a Seri Guai in nome dell'Arte. Eravamo abituati a ''esistere'', che cazzo. Sì, siamo riusciti a farci squarciare le gomme della macchina in nome dell'Arte, ma ciò significa soltanto che avevano notato la nostra Ford Pinto bianca. O forse neanche quello: i vandali hanno colpito tutto il parcheggio. (2A, pp.100-101)
 
*Il gruppo rap quintessenziale è del tutto anti-quintessenziale e camaleontico. O questo accade per qualche strano progetto, o è un sintomo e un simbolo di quella impersonalità che va attualmente tanto di moda... o, più verosimilmente, è solo una buona vecchia venerabile sineddoche della musica rap come genere: un genere che si sta evolvendo così velocemente che non riesce neppure a stabilire davvero la propria identità. (2E, p.146)
 
*Non solo il rap serio è vera poesia, ma, considerando la vastità del suo pubblico, la sua rilevanza all'interno del Grande Mercato Americano, il suo potere di stimolare e legittimare le iniziative artistiche di una giovane cultura urbana demotivata e poco scolarizzata che siamo stati tristemente incoraggiati a considerare inservibile, è molto probabilmente il fenomeno più importante nel panorama della poesia americana contemporanea. (3E, p.177)
 
*La chiave era compiere azioni innocenti che per qualche motivo provocassero scontri e attentati altrimenti estranei alla quotidianità del regime di segregazione, ma impliciti nell'abiezione del sistema. «Per porre rimedio alla ingiustizie», diceva [[w:Martin Luther King Jr.|King]],«occorre smascherarle di fronte alla luce della coscienza umana...» Occorre, in parole povere, provocare la brutalità per renderla drammatica. La drammaticità dà potere. (3F, p.185)
 
*Perché i simboli forti devono partecipare della realtà. Chiedete a [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]]: l'eucarestia non rappresenta Dio, è Dio. Com'è nella messa, così nei mass media. (3F, p.192)
 
*Una vergogna doppia: la prima, per il desiderio in sé e per sé, la seconda per l'incapacità di soddisfarlo. (3F, p.197)
 
*Per il pubblico, in altre parole, il rapper deve essere letteralmente il fratello nero della porta accanto... solo che ora è un vicino di casa finito su un palco e diventato ricco e famoso, grazie al suo ''diritto'' di parlare a, di e per la comunità cui appartiene. (3G, p.200)
 
*Ma ora provate a immaginare che il buon vecchio affidabile [[w:Lionel Richie|Lionel]] canti in qualche modo di quanti soldi, quanta fica, quanto successo e prestigio spettino di diritto a lui e alle sue canzoni: una sorta di inno del tutto nuovo al ''giusto valore di mercato'' dell'inno stesso... be', scusatemi , ma questo sembrerebbe proprio al di là dei confini letterali di ciò che è arte, di ciò che ha qualche diritto di popolarità, e anche solo di ciò a cui valga la pena dedicare un po' del proprio tempo e del proprio udito, per non parlare del proprio denaro. O no? Probabilmente no, è questo il punto [...]. Sembra che nei bianchi ci sia da lungo tempo una certa reticenza caratteriale di stampo puritano che Ci mette a disagio di fronte all'aperta menzione degli stipendi e dei patrimoni, dei prezzi o del valore delle Nostre ''cose''. All'epoca dei miei genitori era semplicemente considerata una cosa volgare, una specie di grattata di palle verbale. È stato soltanto sotto la guida dei timonieri politici degli ultimi dieci anni che negli Stati Uniti le nuove generazioni bianche hanno cominciato a considerare la palese, famelica avidità come un atteggiamento di alla moda, a vedere il consumo come valore, e non solo come misura grezza del valore [...]. (3G, pp.203-204)
 
*La musica leggere, e forse qualunque forma d'arte popolare, non può più fungere da palliativo, dal momento che, alla fine, tutti i surrogati di «libertà» che tale arte inventa, sfrutta, plagia e logora assomigliano sempre più, oggi, alla COMPLETA LIBERTÀ di un carcerato di sbattere la testa finché vuole contro il muro della cella. (3G, p.208)
 
*La «libertà» diventa una non più un fatto qualitativo, ma quantitativo, quantificabile, una fredda funzione logica del luogo in cui ti trovi e di ciò su cui la puoi esercitare. (3G, p.208)
 
*In questo momento, negli Stati Uniti, per i cittadini non liberi la libertà si identifica col «potere». (3G, p.208)
 
*Ma se la vera libertà deve ancora essere intesa come qualcosa di più di questo, qualcosa di più della Ricerca della ''Yuppiness'', della felicità consumistica, allora questi sono tempi davvero patetici e intollerabili- specie per le comunità emarginate, cui l'iniqua mancanza di libertà ha imposto la convinzione che la libertà sia solo abbondanza. (3G, pp.208-209)
 
*Il rap, nel bene e nel male, non è che uno specchio. (3H, p.218)