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*Uomini, aspettate il Dio. Quand'egli vi fa segno e vi libera da questa servitù, allora fuggite verso di Lui: per il momento rassegnatevi a rimanere nel posto in cui v'ha collocato. Breve è, senza dubbio, il tempo del soggiorno qui, e agevole per chi ha tali disposizioni. Quale tiranno, quale ladro, quali tribunali possono ancora metter paura a chi fa così poco conto del corpo e di quel ch'esso possiede? Attendete e non andatevene sconsideratamente. (IX, 16-17; 1960. p. 28)
*Qual è, dunque, il castigo per quelli che non sanno adattarsi? Di stare come stanno. Uno si dispiace di star solo? Resti nel suo abbandono. Uno si dispiace dei suoi genitori? Sia un figlio cattivo e si lamenti. Uno si dispiace dei figli? Sia un padre cattivo. «Gettalo in prigione». Quale prigione? Quella in cui si trova al presente, perché ci si trova contro voglia: e dove si sta contro voglia, è davvero una prigione. (XII, 21-23; 1960, pp. 38-39)
*Non sai che piccola parte sei rispetto al tutto? E ciò per il tuo corpo, perché per la ragione non sei inferiore agli Dei, né più piccolo di loro; la grandezza della ragione, infatti, non si valuta né dalla lunghezza, e neppure dall'altezza, ma dai giudizi.<br>Non vuoi, allora, porre il tuo bene in ciò che ti rende pari agli Dei? (XII, 26-27; 2009, p. 175)
*Nessuna cosa grande compare all'improvviso, nemmeno l'uva, nemmeno i [[fico|fichi]]. Se ora mi dici: "Voglio un fico"; ti rispondo: "Ci vuole tempo". Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino. (XV, 7)
*C'è niente di più inutile dei [[barba|peli del mento]]? Ebbene, non si è servita la natura anche di questi nel modo più opportuno che poteva? Non ha distinto con essi il maschio e la femmina? (XVI, 10; 1960, p. 44)