Epitteto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Libro III: traduzione supplementare
Riga 49:
*Non sono mica eterno, ma un uomo, parte del tutto, come l'ora è parte della giornata. Devo giungere come l'ora, e come l'ora scomparire. (V, 13; 1960, p. 94)
*Tu soltanto ricordati di quella diairesi grazie alla quale si definisce quanto è in tuo esclusivo potere e quanto non lo è. (VI)
*[...] la guida buona, quando s'imbatte in uno che vaga di qua e di là, lo riporta sulla strada giusta invece di andarsene dopo averlo deriso e insultato. E anche tu, mostragli {{NDR|a l'uomo incolto}} la verità e vedrai che la segue. Ma finché non gliela mostri, non metterti a deriderlo; piuttosto prendi atto della tua incapacità. (XII, 3-4 ; 1960, p. 112)
*[...] ogni [[tecnica]] ha in sé qualcosa che ispira forza e sicurezza nell'ambito del suo dominio. (XIII, 20; 1960, p. 117)
*Qual è il primo compito di chi si dà a filosofare? Gettare via la [[presunzione]], perché è impossibile che ci si metta a imparare ciò che si presume di sapere. (XVII, 1; 1960, p. 129)
*Ogni abitudine e ogni capacità si mantiene e si irrobustisce con le azioni corrispondenti, quella del camminare col camminare, quella del correre col correre. Se vuoi essere bravo a leggere, leggi, a scrivere, scrivi. (XVIII, 1-2; 1960, p. 133)
*Le proprie miserie gli uomini le ammettono, talune senza difficoltà, altre, invece, con difficoltà. (XXI, 1; 1960, p. 146)
*Dove sono l'«io» e il «mio», lì inclina di necessità il vivente [...]. (XXII, 19; 1960, p. 151)
*Quando hai desiderio di [[ascoltare]] un filosofo, non dirgli: «Non mi dici niente?», ma mostragli solo la capacità che hai di ascoltarlo, e vedrai come lo spingerai a parlare. (XXIV, 29; 1960, p. 163)
 
===Libro III===
*A te, tutto quel che hai sembra poco: a me, le mie cose, tutte, molto. Insaziabile è la tua brama, la mia s'appaga. Ai bambini che ficcano la mano in un vaso dal collo stretto e cercano di tirar su i fichi secchi, càpita lo stesso: se riempiono la mano, non riescono più a estrarla, e allora piangono. Lasciane un po' e la tirerai fuori. Anche tu, lascia qualche desiderio da parte: non bramar molto e l'otterrai. (IX, 21-22; 1960, p. 189)
*Non tutto ciò ch'è difficile e pericoloso serve ad esercitare, ma solo ciò che è vantaggioso all'oggetto proposto ai nostri sforzi. (XII, 3; 1960, p. 193)
*[...] l'abitudine ha una grande influenza [...]. (XII, 6; 1960, p. 193)
Line 61 ⟶ 65:
*[[Abbandono]] è la condizione di chi non ha risorse. Chi è solo non è per ciò stesso anche abbandonato; al contrario si può stare in mezzo a tanti ed essere nondimeno abbandonati. (XIII, 1; 1960, p. 195)
**L'[[isolamento]] è lo stato di chi è senz'aiuto. In effetti, chi è [[solitudine|solo]] non è per ciò stesso anche isolato, come non è detto che chi si trova in mezzo ad una folla non sia isolato. (2009, p. 641)
*Prima di tutto, dì a te stesso chi vuoi essere: poi, in accordo con la decisione presa, fa' quel che fai. (XXIII, 1; 1960, p. 223)
*«Ti invito a venire da me per sentire che stai male e tutto prendi a cuore eccetto quel che dovresti e ignori il bene e il male e sei misero e disgraziato.» Bell'invito! Eppure, se non producono quest'effetto le parole del filosofo sono morte e morto chi le pronuncia. (XXIII, 28; 1960, p. 227)
 
===Libro IV===