Vittorio Emanuele II di Savoia: differenze tra le versioni

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/* Citazioni di Vittorio Emanuele II d'Italia /*10 gennaio 1859
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*Il nostro Paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli dell'Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi.<ref>Dal ''Discorso della Corona'' al Parlamento Subalpino, 10 gennaio 1859.</ref>
*{{NDR|Rivolgendosi a [[Costantino Nigra]]}} Io procurerò di sbarrare la via di [[Torino]], se non ci riesco e il nemico avanza, ponete al sicuro la mia famiglia e ascoltate bene questo. Vi sono al Museo delle armi quattro bandiere austriache prese dalle nostre truppe nella campagna del 1848 e là deposte da mio padre. Questi sono i trofei della sua gloria. Abbandonate tutto, al bisogno: valori, gioie, archivi, collezioni, tutto ciò che contiene questo palazzo, ma mettete in salvo quelle bandiere. Che io le ritrovi intatte e salve come i miei figli. Ecco tutto quello che vi chiedo; il resto non conta.<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 22 febbraio 2010.</ref>
*{{NDR|In occasione dell'apertura del Parlamento piemontese}} Il nostro Paese, piccolo per territorio, acquistò credito presso i consigli d'europa perchè grande per le idee che rappresenta, le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli. Giacchè nel mentre che rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi. forti per la [[concordia]], fidenti per il nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e decisi decreti della Divina [[Provvidenza]]. (10 gennaio 1859)<ref>Citato da {{cita web | autore = Antonello Capurso | autore2 = [[Gaetano Quagliarello]] | titolo = Le frasi celebri nella storia d'Italia | pagina = 4 | editore = Mondadori | data = 23 ottobre 2012 | isbn = 9788852031267 | oclc = 799582099}}, serie Oscar Storia.</ref>
*Io non ho altra ambizione che quella di essere il primo soldato dell'indipendenza italiana.<ref>Dal ''Proclama ai Popoli del Regno'', 20 giugno 1859; citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 421.</ref>
*Mio caro generale, vi ho affidato l'affare di [[Genova]] perché siete un coraggioso. Non potevate fare di meglio e meritate ogni genere di complimenti. Spero che la nostra infelice nazione aprirà finalmente gli occhi e vedrà l'abisso in cui si era gettata a testa bassa. Occorre molta fatica per trarla fuori ed è proprio suo malgrado che bisogna lavorare per il suo bene; che ella impari per una volta finalmente ad amare gli onesti che lavorano per la sua felicità e a odiare questa vile e infetta razza di canaglie [...]<ref>Da una lettera al generale [[Alfonso La Marmora]] del 1849; citato in Andrea Acquarone, ''Zena 1814. Come i liguri persero l'indipendenza'', Fratelli Frilli Editori, Genova, 2015, p. 78. ISBN 978-88-6943-094-7</ref>