Apuleio: differenze tra le versioni

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===Citazioni sull'opera===
*Con la favola di Amore e Psiche, Apuleio crea una forma d'arte che si impose per sempre alla fantasia occidentale: l'arte dei misteri. Quest'arte è legata dal segreto: deve tacere le cose divine mentre ne parla; e quindi rivelarle nascondendole. Così Apuleio costruisce le ''Metamorfosi'' su un'immensa omissione: la presenza di [[Iside]] nei primi dieci libri, non meno intensa che nella trionfale apparizione dell'undicesimo. Poi gioca, usa tocchi fatui e leggeri, scherzi e arguzie, allusioni enigmatiche, note basse ed oscene; e la forma più priva di valore religioso che sia mai esistita – la mitologia ellenistica, con le Veneri, le Grazie, gli amorini, la ricerca del piccolo e del parodistico. Non potremmo, in apparenza, essere più lontani dal sacro: eppure dietro la superficie, la «favola» è il più grande ed audace testo mistico della letteratura europea. ([[Pietro Citati]])
*E il meccanismo della sorpresa, inteso come improvviso manifestarsi di una realtà alternativa a quella presupposta, che in ogni tipo di narrativa è una semplice opzione nell'ambito della tecnica del racconto, nel romanzo apuleiano si rivela perciò – sia a livello della trama principale che dei racconti secondari – una vera e propria strategia compositiva e uno dei fili conduttori della storia, e di conseguenza un modello di percezione del mondo. Nel mondo delle Metamorfosi niente può considerarsi sicuro – e l'esempio perfetto di questo mondo delle apparenze, in cui ogni cosa appare precaria e ingannevole, è lo stesso protagonista imprigionato nella forma dell'asino e naturalmente ignorato per tutto il tempo dagli altri uomini. [...] non ci sono certezze, tutto dev'essere verificato, toccato con mano. L'unica possibilità di sapere è l'esperienza, e la disposizione d'animo più giusta sembra appunto questa ''credulitas'', quest'ansia di ''mirum'' che fin dall'inizio caratterizza il protagonista; non si tratta di ingenuità, ma di apertura mentale, un atteggiamento più volte lodato da Lucio stesso: mentre lo scetticismo dell'anonimo compagno di Aristomene – che è presumibilmente quello del lettore – si preclude molte possibilità, l'atteggiamento di chi «vuol sapere tutto, o almeno il più possibile» sembra il più consigliabile. (Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 31)
*{{NDR|Commentando il ruolo della storia di Amore e Psiche nel romanzo}} Ora, a me sembra che ad attivare l'analogia e a farsi carico della funzione orientatrice del racconto sia semplicemente l'unico tratto completamente sovrapponibile delle due vicende e cioè appunto il tema della ''curiositas'', un tema, più che platonico, fondamentalmente plutarcheo. (Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 38)