Gesualdo Bufalino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
Riga 5:
==Citazioni di Gesualdo Bufalino==
*{{NDR|Su [[Lillo Gullo]]}} Caro Gullo, è una lieta sorpresa saperLa poeta. E di umorosa bravura, con una propria e ben intonata voce (al di là dei fugaci e veniali imprestiti) fra passione e disincanto. Mi sono piaciute "La scalea della Matrice", "Lo svegliatole monastico", "Sette profumi", ecc. ma tutta la raccoltina è percorsa da un brio che merita un incoraggiamento e un augurio. Con un cordiale saluto, Gesualdo Bufalino. Comiso, dicembre 1995<ref>Citato in Lillo Gullo, ''Cerimonie della calura'', Prefazione di Salvatore Silvano Nigro, Nicolodi, Rovereto (TN), 2007, p. 7. ISBN 978-88-8447-300-4</ref>
*{{NDR|Su [[Piero Guccione]]}} Chissà quale raziocinio o istinto, dottrina o presagio spinge un pittore a ritagliarsi questa o quella porzione nella totalità del visibile, per farne il proprio idolo iconico e quasi l'interprete privilegiato nel suo rapporto con l'infelicità della storia. Gli è sufficiente, talvolta, un elemento anche minimo – un manichino, una bottiglia, un muro – ed ecco, in virtù d'un miracolo che non finisce di meravigliarci, vivere in quella presenza, e splendere, il corpo intero dell'universo. Così per Piero Guccione l'albero: la vita, la morte e la passione dell'albero, sotto la specie doppia e contemporanea di creatura vegetale, inscritta all'anagrafe della nomenclatura botanica, e di [[carrubo]]-Cristo, emblema e testimonio incarnato del mondo offeso. [...] In Guccione, la pena è moltiplicata: a dargli patimento non è il semplice spettacolo di un'aiola ''en souffrance'', ma quello, più crudo, della terra in pericolo, spogliata, saharizzata, ridotta da verde selva a deserto di dune gialle.<ref>Da ''Piero Guccione. Alberi'', citato in ''Saldi d'autunno'', Bompiani, Milano, 1990, p. 191. ISBN 88-452-1538-5</ref>
*Conviene, a chi [[Nascita|nasce]], molta oculatezza nella scelta del luogo, dell'anno, dei genitori.<ref>Da ''Pensieri a perdere''.</ref>
*{{NDR|Su [[Leonardo Sciascia]]}} È come se avessi subito un'amputazione e mi svegliassi senza una gamba, senza un braccio, oggi perdo non solo un amico, ma anche un padre, un fratello, un figlio. In tanti anni di amicizia questa è la prima scortesia che mi fa, morire.<ref>Citato in Attilio Bolzoni, ''L'addio a Sciascia'', ''la Repubblica'', 23 novembre 1989.</ref>