Ivo Andrić: differenze tra le versioni

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*Coloro che detengono il potere, infatti, dovendo opprimere per governare, sono condannati ad agire sensatamente; e se, trascinati dalla passione o costretti dagli avversari, oltrepassano i limiti della ragionevolezza, scendono su una strada lubrica, e con ciò stesso, da soli segnano l'inizio della loro rovina. Coloro che sono oppressi e sfruttati, invece, si servono facilmente sia del senno che della stoltezza, poiché questi sono soltanto due diversi tipi della loro arma nella perenne lotta contro l'oppressore, che a volte è subdola, a volte aperta. (cap. V)
*Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi.<ref>Citato in [[Paolo Rumiz]], ''È oriente'', Feltrinelli, Milano, 2003, [http://books.google.it/books?id=qStzmCD6vS0C&pg=PA107 p. 107]. ISBN 88-07-01631-1</ref>
*E quando Šemsibeg, il venerdí successivo, tornava al mercato, lo aspettava nuovamente, nella gente o negli edifici, qualche innovazione che il venerdí precedente non c'era. Per non doverla vedere, abbassava gli occhi a terra, ma qui, nel fango della strada disseccato, scorgeva tracce di zoccoli di cavalli e notava che, accanto ai [[ferro di cavallo|ferri di cavallo]] turchi, rotondi e pieni, aprivanoapparivano sempre più spesso quelli degli austriaci, ritorti, con acute punte alle estremità. (cap. XI, p. 203)
 
==''La corte del diavolo''==