Cartesio: differenze tra le versioni

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*Il [[buon senso]] è la cosa meglio distribuita nel mondo poiché ciascuno pensa d'esserne così ben provvisto che anche coloro che più difficilmente si accontentano di ogni altra cosa non sogliono desiderarne più di quel che ne hanno. (I; 1937, p. 4)
*[...] non basta avere un'[[intelligenza]] buona; l'essenziale è applicarla bene. (I; 1937, p. 5)
*Le più grandi anime sono capaci tanto dei [[Vizio e virtù|maggiori vizi, quanto delle maggiori virtù]] [...]. (I; 1937, p. 5)
*Quelli che si occupano di dare precetti, debbono stimarsi più abili di quelli ai quali li dànno; e se sbagliano nella più piccola cosa, meritano biasimo. (I; 1937, p. 8)
*[...] la lettura di tutti i buoni [[libri]] è come una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati, che ne sono stati gli autori, e anzi una conversazione premeditata, in cui essi ci fanno conoscere soltanto i loro migliori pensieri [...]. (I; 1937, p. 10)
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*Non si potrebbe immaginar nulla di tanto strano e di così poco credibile che non sia stato detto da qualche filosofo. (II; 1991)
*Nella foggia dei nostri [[vestito|abiti]] la stessa cosa che ci è piaciuta dieci anni fa, e che forse ci piacerà di nuovo prima che ne passino altri dieci, ci sembra oggi stravagante e ridicola. (II; 1996)
*[...] ogni verità trovata essendo una regola che mi serviva dopo a trovarne altre [...]. (II; 1937, p. 36)
**Ogni [[problema]] che ho risolto è diventato regola che è servita più tardi per risolvere altri problemi.<ref>Citato in Ravi Kalakota, Marcia Robinson, ''Mobile business'', Apogeo, 2002, [http://books.google.it/books?id=aR1wssr57m8C&pg=PA115 p. 115].</ref>
*[...] essendoci una sola verità per ogni cosa, chiunque la trovi ne sa tanto quanto se ne può sapere [...]. (II; 1937, p. 37)
*Mi sembrava [...] che, per sapere quali erano veramente le loro {{NDR|delle persone più sensate fra quelle colle quali avrei dovuto vivere}} opinioni, dovessi far attenzione a quello che facevano piuttosto che a quello che dicevano; non soltanto perché, nella corruzione dei nostri costumi, vi sono poche persone che vogliano dire tutto quello che credono, ma anche perché molte volte lo ignorano esse stesse; giacché, essendo l'atto del pensiero con cui si crede una cosa, diverso da quello con cui si sa di crederla, spesso l'uno è senza l'altro. (III; 1937, pp. 42-43)
*La mia terza massima {{NDR|della morale provvisoria}} era di cercare di vincere me stesso piuttosto che la [[fortuna]], e di cambiare i miei desideri piuttosto che l'ordine del mondo; e, in generale, di abituarmi a credere che non c'è nulla che sia interamente in nostro possesso se non i nostri pensieri, sicché quando abbiamo fatto del nostro meglio, rispetto alle cose fuori di noi, tutto quello che non ci riesce è per noi assolutamente impossibile. (III; 1996)
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:''Cette proposition : Je suis, j'existe, est nécessairement vraie, toutes les fois que je la prononce ou que je la conçois en mon esprit''. (IV, 1637)
*Qui in particolare mi ero fermato per far vedere che se ci fossero macchine con organi e forma di scimmia o di qualche altro animale privo di ragione, non avremmo nessun mezzo per accorgerci che non sono in tutto uguali a questi animali; mentre se ce ne fossero di somiglianti ai nostri corpi e capaci di imitare le nostre azioni per quanto è di fatto possibile, ci resterebbero sempre due mezzi sicurissimi per riconoscere che, non per questo, sono uomini veri. In primo luogo, non potrebbero mai usare parole o altri segni combinandoli come facciamo noi per comunicare agli altri i nostri pensieri. Perché si può ben concepire che una macchina sia fatta in modo tale da proferire parole, e ne proferisca anzi in relazione a movimenti corporei che provochino qualche cambiamento nei suoi organi; che chieda, ad esempio, che cosa si vuole da lei se la si tocca in qualche punto, o se si tocca in un altro gridi che le si fa male e così via; ma non si può immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più ottusi. L'altro criterio è che quando pure facessero molte cose altrettanto bene o forse meglio di qualcuno di noi, fallirebbero inevitabilmente in altre, e si scoprirebbe cosí che agiscono non in quanto conoscono, ma soltanto per la disposizione degli organi. (V; 1996)
*Ogni [[problema]] che ho risolto è diventato regola che è servita più tardi per risolvere altri problemi.<ref>Citato in Ravi Kalakota, Marcia Robinson, ''Mobile business'', Apogeo, 2002, [http://books.google.it/books?id=aR1wssr57m8C&pg=PA115 p. 115].</ref>
*[...] per quello che riguarda i costumi, ciascuno esagera tanto nella propria opinione, che si potrebbero trovare tanti riformatori quante teste [...]. (VI; 1937, p. 93)
*[...] non vale niente chi non è utile ad alcuno [...]. (VI; 1937, p. 98)