Apuleio: differenze tra le versioni

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*{{NDR|A Sicinio Emiliano, suo accusatore nel processo sulla magia}} Concedi al filosofo [[Platone]] il perdono per i suoi versi sull'amore, così che non mi sia necessario star a filosofare troppo, contro il consiglio di Neottolemo in [[Quinto Ennio|Ennio]]; se poi tu non glielo concedi, ebbene mi lascerò volentieri incriminare in compagnia di Platone per simili versi. (p. 197)
*La [[povertà]] è sempre stata di casa con la [[filosofia]]: è onesta, moderata, padrona di poco, desiderosa di approvazione, è un bene sicuro rispetto alle [[Ricchezza|ricchezze]]; non si preoccupa mai delle apparenze, è di modi semplici, benevola quando dà consigli, non istiga mai alcuno alla superbia, non riduce mai alcuno al male per la sua sfrenatezza, mai rende bestiali con la sua tirrannia, non vuole, né può, tutti i piaceri del ventre e del sesso. (p. 201-202)
*La povertà [...] fu presso i Greci giusta in [[Aristide]], buona in [[Omero]], valorosa in [[Epaminonda]]. Ancora oggi la povertà ha posto fin dalle origini il fondamento dell'impero del popolo romano, e per lui ancor oggi essa offre sacrifici agli dèi immortali con un [[mestolo]] e una scodella di terracotta. (p. 202)
*In tutti gli strumenti con cui si adempiono i compiti della vita tutto ciò che supera un'idonea [[moderazione]] diventa un di più che pesa invece che servire. (p. 202)
*Le [[Ricchezza|ricchezze]] spropositate sono come un timone smisurato fuor del normale, che fa affondare meglio che servir a dirigere, perché sono inutilmente abbondanti e dannosamente eccessive. (p. 202)