Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

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*È un mezzo eccellente per guadagnare il cuore e la volontà altrui andare a sottomettersi e affidarsi ad essi, purché ciò sia fatto liberamente e senza la costrizione di alcuna necessità, e a condizione che lo si faccia con una fiducia pura e schietta e, almeno, con la fronte libera da ogni inquietudine. (XXIV; 2012, p. 233)
*Ricercare le mani nemiche è una decisione un po' arrischiata; credo tuttavia che sia meglio prenderla che rimanere nella continua agitazione di un caso che non ha rimedio. Ma poiché le precauzioni che si possono usare sono piene d'inquietudine e d'incertezza, è meglio prepararsi con baldanza a tutto quello che potrà accadere e trarre qualche consolazione dal fatto che non si è sicuri che accada. (XXIV; 2012, p. 237)
*Non dico gli altri, se non per dirmi di più. (XXVI; 2012, p. 265)<ref>{{Cfr}} II, X (2012, p. 725): «Faccio dire agli altri quello che non posso dire altrettanto bene, sia per insufficienza di linguaggio, sia per insufficienza di senno». </ref>
:''Je ne dis les autres, sinon pour d'autant plus me dire.'' (2012, p. 264)
*Per un figlio di buona famiglia che si volga alle lettere, non per guadagno (perché uno scopo tanto abietto è indegno della grazia e del favore delle Muse, e poi riguarda altri e dipende da altri), e non tanto per i vantaggi esteriori quanto per i suoi personali, e per arricchirsene e ornarsene nell'intimo, se si desidera farne un uomo avveduto piuttosto che un dotto, vorrei anche che si avesse cura di scegliergli un precettore che avesse piuttosto la testa ben fatta che ben piena, e che si richiedessero in lui ambedue le cose ma più i costumi e l'intelligenza che la scienza. (XXVI; 2012, p. 269)
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*Ora quelli {{NDR|tra gli storici}} che scrivono le vite, in quanto si intrattengono più nei disegni che nei fatti, più in ciò che viene dal di dentro che in ciò che accade di fuori, quelli me li sento più vicini. Ecco perché, in ogni modo, [[Plutarco]] è il mio uomo. (X; 2008, p. 441)
*Mi dispiace molto che non abbiamo una dozzina di [[Diogene Laerzio|Laerzi]], ovvero che egli non sia o più esteso o più inteso. Poiché non guardo con minor interesse le vicende e la vita di quei grandi maestri dell'umanità che la varietà dei loro precetti e delle loro idee. (X; 2012, p. 741)
*Faccio dire agli altri quello che non posso dire altrettanto bene, sia per insufficienza di linguaggio, sia per insufficienza di senno. (X; 2014)
*{{NDR|La virtù}} richiede un cammino aspro e spinoso: vuole avere o difficoltà esteriori da combattere, [...] per mezzo delle quali la fortuna si compiace di interrompere l'impeto della sua corsa; oppure difficoltà interiori che le apportano i desideri sfrenati e le imperfezioni della nostra condizione. (XI; 2012, p. 753)
*Se presuppongo che la perfetta virtù si conosca nel combattere e nel sopportare pazientemente il dolore, nel sostenere gli attacchi della gotta senza scomporsi; se le do come oggetto necessario l'asprezza e la difficoltà: che ne sarà di quella virtù che sarà salita a tal punto che non soltanto disprezzerà il dolore, ma se ne rallegrerà, e si farà accarezzare dalle fitte di una forte colica? Tale è quella che gli [[Epicureismo|epicurei]] hanno definito e della quale molti di loro ci hanno lasciato, con le loro azioni, prove certissime. (XI; 2012, p. 753)
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*I dotti [...] non conoscono altro pregio che la dottrina, e non approvano altro modo di procedere nei nostri spiriti se non quello dell'erudizione e dell'arte. [...] Chi ignora [[Aristotele]], secondo loro ignora anche se stesso. (XVII; 2012, p. 1219)
*Faccio maggior ingiuria a me stesso mentendo, di quanto faccia a colui sul conto del quale mento. (XVII; 2012, p. 1223)
*Poiché i nostri rapporti si regolano per la sola via della [[parola]], colui che la falsa tradisce la pubblica società. È il solo strumento per mezzo del quale si comunicano le nostre volontà e i nostri pensieri; è l'interprete della nostra anima: se ci viene a mancare, non abbiamo più nessun legame, non ci conosciamo più tra noi. Se ci inganna, distrugge ogni nostro scambio e dissolve tutti i vincoli del nostro ordinamento. (XVIII; 2012, p. 1237)<ref>{{Cfr}} I, IX (2012, p. 57): «In verità il mentire è un maledetto vizio. Siamo uomini, e legati gli uni agli altri solo per mezzo della parola. Se conoscessimo l'orrore e la portata di tale vizio, lo puniremmo col fuoco più giustamente di altri delitti.».</ref>
*La [[gioia]] profonda ha più severità che gaiezza. L'appagamento estremo e completo, più calma che giocondità. (XX; 2014)
*C'è qualche ombra di squisitezza e delicatezza che ci ride e che ci lusinga nel grembo stesso della [[malinconia]]. Non vi sono forse dei temperamenti che ne fanno il proprio alimento? (XX; 2012, p. 1247)
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*Avete saputo meditare e regolare la vostra vita? Avete compiuto l'impresa più grande di tutte. Per mettersi in mostra e segnalarsi, la natura non sa che farsene della fortuna. Si manifesta egualmente su tutti i piani, e dietro la tenda, come senza. Comporre i nostri costumi è il nostro compito, non comporre libri, e conquistare non battaglie e province, ma l'ordine e la tranquillità alla nostra vita. Il nostro grande e glorioso capolavoro è vivere come si deve. Tutte le altre cose, regnare, ammassar tesori, costruire, non sono per lo più che appendicoli e ammennicoli. (XIII; 2012, p. 2069)
*[...] neppure la verità ha questo privilegio di essere praticata in ogni momento e in ogni maniera [...]. (XIII; 2012, p. 2700)
*Ho un vocabolario tutto mio particolare: io «passo» il tempo, quando è cattivo e fastidioso. Quando è buono, non lo voglio passare, lo ripercorro, mi ci indugio. Bisogna trascorrere sul cattivo e fermarsi sul buono. Questa espressione abituale di «passatempo» e di «passare il tempo» riflette l’abitudine di quelle persone prudenti che non pensano di poter trarre miglior frutto dalla loro vita che lasciandola scorrere e sfuggire: passarla, scansarla e, per quanto sta in loro, ignorarla e fuggirla, come cosa di natura noiosa e disprezzabile. Ma io la conosco diversa, e la trovo e apprezzabile e gradevole, anche nel suo estremo declino, in cui mi trovo. E natura ce l'ha messa fra le mani fornita di circostanze tali, e tanto favorevoli, che dobbiamo prendercela soltanto con noi stessi se ci affligge e ci sfugge senza frutto. (XIII; 2012, p. 2075)<ref>{{Cfr}} [[Laurence Sterne]], ''Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia'', traduzione di [[Ugo Foscolo]], Pisa, Didot, 1813, p. [[:s:Pagina:Viaggio_sentimentale_di_Yorick_(1813).djvu/67|48]]: «Compiango l'uomo che può viaggiare da Dan a Bersabea ed esclama: «Tutto è infecondo!» — ed è: e tale è l'universo per chiunque non vede quanto ei sarà liberale a chi lo coltiva». ''Contra'', cfr. [[Giacomo Leopardi]], ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'', in ''Operette morali'', a cura di Laura Melosi, Rizzoli, 2011: «Così, tra sognare e fantasticare, andrai consumando la vita; non con altra utilità che di consumarla; che questo e l'unico frutto che al mondo se ne può avere, e l'unico intento che voi vi dovete proporre ogni mattina in sullo svegliarvi. Spessissimo ve la conviene strascinare co' denti, beato quel giorno che potete o trarvela dietro colle mani, o portarla in sul dosso», e [[Arthur Schopenhauer]], ''Aforismi sulla saggezza della vita'', in ''Parerga e paralipomena'', vol. I, Adelphi, 1998, p. 548: «Indubbiamente la vita non si presenta davvero per essere goduta, ma piuttosto per essere superata, perché ci sia possibile sbarazzarsene; ciò è indicato anche da molte espressioni, come "degere vitam, vita defungi", in italiano "si campa così", in tedesco "man muss suchen durchzukommen", "er wird schon durch die Welt kommen", eccetera.».</ref>
 
==Citazioni su Michel de Montaigne==