Juan Domingo Perón: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Juan Domingo Perón==
*Gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali. {{NDR|Alla domanda del giornalista: "E i peronisti?"}} No, no, peronisti sono tutti quanti.<ref>Citato in Antonello Sacchetti, ''[http://www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=52 L'uomo politico latinoamericano più importante (e contraddittorio) del XX secolo. A sessant'anni dalla sua prima elezione a presidente dell'Argentina]'', ''ilcassetto.it'', 18 ottobre 2006.</ref>
*Il giustizialismo è una forma di socialismo, un socialismo nazionale, che risponde alle necessità e alle condizioni di vita dell'Argentina. È naturale che questo socialismo abbia entusiasmato le masse popolari e che in conseguenza di ciò si manifestino le rivendicazioni sociali. Esso ha creato un sistema sociale di fatto totalmente nuovo e totalmente differente dall'antico liberalismo «democratico» che ha dominato il paese e che si era posto, senza alcuna vergogna, al servizio dell'imperialismo yankee.<ref>Dall'intervista ''Aurora'', di Jean Thiriart, traduzione di E. Massari, 1997.</ref>
*La violenza non indebolisce mai il governo che ha la ragione e la legge dalla sua parte.<ref name=vescovi/>
*{{NDR|Sul [[fascismo]] italiano}} Lì si stava facendo un esperimento. Era il primo [[socialismo]] nazionale che appariva nel mondo. Non voglio esaminare i mezzi di esecuzione che potevano essere difettosi.<ref name=Romano>Citato in Sergio Romano, ''Peron, un Caudillo tra comunismo e capitalismo yankee'', ''Corriere della Sera'', 29 giugno 2005.</ref>
*Ma l'importante era questo: un mondo già diviso in imperialismi e un terzo dissidente che dice: No, né con gli uni né con gli altri, siamo socialisti, ma socialisti nazionali. Era una terza posizione tra il socialismo sovietico e il [[capitalismo]] yankee.<ref name=Romano/>
*Penso che i paesi latinoamericani si stiano avviando verso la loro liberazione. Beninteso, questa liberazione sarà lunga e difficile, perché interessa la totalità dei paesi sudamericani. Infatti non è pensabile che vi sia un uomo libero in un paese schiavo, né un paese libero in un continente schiavo. In Argentina, in dieci anni di governo giustizialista, siamo vissuti liberi in una nazione sovrana. Nessuno poteva intromettersi nelle nostre faccende interne senza fare i conti non noi. Ma in dieci anni la sinarchia internazionale, ossia l’insieme delle forze imperialiste che dominano attualmente il mondo, ha avuto ragione di noi.<ref>Citato in ''[http://www.eurasia-rivista.org/jean-thiriart-intervista-il-generale-juan-peron/16598/ Jean Thiriart intervista il generale Juan Peron]'', ''Eurasia-rivista.org'', 2 agosto 2012.</ref>
*Ripeto: io sono cattolico, ma dottrinario e non dogmatico. Per me la dottrina sarà sempre al di sopra di tutti gli altri aspetti della religione.<ref name=vescovi>Citato in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1590_02_1955_0157A_0009_23631285/ Perón ha autorizzato il ritorno dei due vescovi]'', ''La Stampa'', 4 luglio 1955.</ref>
*{{NDR|Su [[Isaac Rojas]]}} Si tratta di un individuo impetuoso che con la sua incompetenza accellererà il processo di decomposizione in Argentina.<ref name=aramburu/>
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*Questa rivoluzione, similmente a quella del 1950, è «sottembrista» e rappresenta la lotta fra la classe di parassiti e la classe produttrice di ricchezze.
*Non mi sono mai interessato di manovre o di ostruzionismo. Non sono entrato nel campo politico per diventare Presidente. Non ho cercato la Presidenza. Quello che ho fatto era già stato deciso dal popolo.
 
{{Int|Dall'intervista di Jean Thiriart|in “La Nation Européenne” (Paris-Bruxelles), n. 30, febbraio 1969, pp. 20-22, riportato in ''[https://www.eurasia-rivista.com/jean-thiriart-intervista-generale-juan-peron/ Jean Thiriart intervista il Generale Juan Peron]'', ''Eurasia-rivista.com'', 26 Novembre 2016}}
*Penso che i paesi latinoamericani si stiano avviando verso la loro liberazione. Beninteso, questa liberazione sarà lunga e difficile, perché interessa la totalità dei paesi sudamericani. Infatti non è pensabile che vi sia un uomo libero in un paese schiavo, né un paese libero in un continente schiavo. In Argentina, in dieci anni di governo giustizialista, siamo vissuti liberi in una nazione sovrana. Nessuno poteva intromettersi nelle nostre faccende interne senza fare i conti non noi. Ma in dieci anni la sinarchia internazionale, ossia l’insieme delle forze imperialiste che dominano attualmente il mondo, ha avuto ragione di noi.<ref>Citato in ''[http://www.eurasia-rivista.org/jean-thiriart-intervista-il-generale-juan-peron/16598/ Jean Thiriart intervista il generale Juan Peron]'', ''Eurasia-rivista.org'', 2 agosto 2012.</ref>
*Bisogna considerare la lotta di liberazione dei paesi del Sudamerica come una lotta globale, a livello continentale. In questa lotta, ogni paese è solidale coi suoi vicini, presso i quali deve trovare appoggio. La prima necessità per questi paesi è unirsi, integrarsi. Il secondo punto consiste nel realizzare l’alleanza effettiva col Terzo Mondo, così come noi, i miei collaboratori ed io, la preconizziamo da vent’anni! È questa la via che bisogna indicare al popolo sudamericano; non solo ai dirigenti, ma anche alla massa popolare, che deve rendersi consapevole della necessità di questa lotta contro l’imperialismo. Unificare il continente e liberarlo dalle influenze straniere, allearsi al Terzo Mondo per partecipare alla lotta antimperialista su scala mondiale: sono questi, dunque, i primi obiettivi. In seguito, potrà svilupparsi il processo di liberazione interna: il popolo otterrà il governo che quotidianamente reclama e che gli viene continuamente rifiutato; di qui la successione di dittature effimere e di governi fantoccio instaurati in seguito a macchinazioni, mai in seguito ad elezioni, per cui il popolo viene tenuto prima sotto un dominio e poi sotto un altro.
*Nel nostro paese è assai netta sia la divisione tra il popolo e un’oligarchia fondata sulla ricchezza e sulla nascita, sia quella che separa il popolo e la nuova borghesia “d’affari” che si sviluppa rapidamente. In ogni industriale che si arricchisce, sonnecchia un oligarca potenziale.
*Il giustizialismo è una forma di socialismo, un socialismo nazionale, che risponde alle necessità e alle condizioni di vita dell'Argentina. È naturale che questo socialismo abbia entusiasmato le masse popolari e che in conseguenza di ciò si manifestino le rivendicazioni sociali. Esso ha creato un sistema sociale di fatto totalmente nuovo e totalmente differente dall'antico liberalismo «democratico» che ha dominato il paese e che si era posto, senza alcuna vergogna, al servizio dell'imperialismo yankee.<ref>Dall'intervista ''Aurora'', di Jean Thiriart, traduzione di E. Massari, 1997.</ref>
*Gli Americani usano la stessa tecnica in ogni parte del mondo. Prima di tutto, cominciano con la penetrazione economica, per il tramite dell’oligarchia di cui parlavo poc’anzi, la quale vi trova un interesse sostanziale… Poi è la volta delle pressioni politiche, più o meno dirette, in tutti i settori politici. Così, se non possono comprare e controllare le forze politiche nazionali, gli Americani tentano di farle esplodere e di dividerle. La CIA è maestra nell’organizzare le provocazioni.
*Jalta ha diviso il mondo in due riserve di caccia ad uso delle due potenze imperialiste; Russi e Americani sono legati dai trattati firmati a Potsdam. Questa divisione venne stabilita per evitare ulteriori motivi di conflitto tra i due imperialismi. A Jalta e a Potsdam, Stalin impose la sua volontà a due uomini di Stato quasi moribondi, Roosevelt e Churchill. Da allora, la conferenza di Jalta e i trattati di Potsdam hanno forza di legge permanente e sono entrati a far parte del diritto pubblico internazionale.
*Il [[Terzo Mondo]] è diviso, è ancora soltanto un concetto astratto e una speranza per tutti coloro che aspirano alla libertà.
*In Argentina, il movimento giustizialista, il movimento peronista, comprende il 90% della gioventù. Ciò è fondamentale, perché la gioventù rappresenta l’avvenire e la nostra azione è orientata verso il futuro. Noi vecchi abbiamo fatto il nostro dovere.
*Il mondo è sempre stato sotto la sferza di un imperialismo. Oggi abbiamo la disgrazia di dover lottare contro due imperialismi complici. Ma la potenza degli imperialismi segue una curva parabolica: una volta raggiunto il punto più alto dell’asse delle ordinate, il culmine della curva, la decadenza comincia.
*Io penso che noi stiamo arrivando a una fase della storia dell’umanità che sarà contrassegnata dal declino delle grandi potenze dominatrici. Siamo giunti al termine di un’evoluzione umana che, dall’uomo delle caverne fino ai giorni nostri, è avvenuta mediante l’integrazione. Dall’individuo alla famiglia, alla tribù, alla città, allo Stato feudale, alle nazioni attuali, si arriva all’integrazione continentale.
*L’anno 2000 vedrà un’Europa unita o dominata. Ciò vale anche per l’America Latina. Un’Europa unita avrebbe una popolazione di 500 milioni di abitanti. Il continente sudamericano ne conta già più di 250. Blocchi come questi sarebbero rispettati e contrasterebbero efficacemente l’asservimento agli imperialismi, che è la sorte dei paesi deboli e divisi.
*Castro è un promotore della liberazione, Egli si è dovuto appoggiare a un imperialismo perché la vicinanza dell’altro minacciava di schiacciarlo. Ma l’obiettivo dei Cubani è la liberazione dei popoli dell’America Latina. Essi non hanno altra intenzione se non di costituire una testa di ponte per la liberazione dei paesi continentali. Che Guevara è un simbolo di questa liberazione. Egli è stato grande perché ha servito una grande causa, fino ad incarnarla. È l’uomo di un ideale.
*Io non sono comunista. Sono giustizialista. Ma non ho il diritto di volere che anche la Cina sia giustizialista. Se i Cinesi vogliono essere comunisti, perché dovremmo volere “renderli felici” ad ogni costo, contro la loro volontà? Essi sono liberi di scegliere il regime che preferiscono, anche se diverso dal nostro. Ciascuno è sovrano per quanto concerne le sue faccende interne.
*Dietro la lotta fra Israele e i paesi arabi, gli Americani e i Russi combattono una lotta accanita che ha come scopo il possesso di questo punto strategico.
*L’Europa da sola, in futuro, non avrà tutte le risorse sufficienti per soddisfare le proprie esigenze. Oggi, interessi particolari si difendono spesso in luoghi molto lontani. L’Europa deve pensare a ciò. Essa deve integrarsi, certo, ma integrandosi deve mantenere degli stretti contatti con gli altri paesi in via d’integrazione. L’America Latina in particolare, che è un elemento essenziale che si deve alleare all’Europa. Noi Latinoamericani siamo Europei, e non di tendenza americana. Personalmente, io mi sento più francese, più spagnolo o più tedesco che americano.
 
{{Int|Dalla 2ª intervista de ''La Stampa''|in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0146_01_1972_0254_0001_5457101/ Intervista a Juan Peron]'', ''La Stampa'', 16 novembre 1972}}