Aldo Palazzeschi: differenze tra le versioni

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*L'[[artista]], come l'asceta, tutto perdona, tutto sacrifica, anche la propria persona e la propria esistenza per amore dell'arte.<ref>Da ''Cinema'', a cura di Maria Carla Papini, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 2001, p. 72.</ref>
*L'uomo che attraverserà coraggiosamente il [[dolore]] umano godrà lo spettacolo del suo [[Dio|Signore]], tutte le sue ferite verranno rimarginate e chiuse per sempre, questo reale purgatorio che egli impose, lavacro del peccato originale, per goderne primo Lui e comunicargli lo stesso bene, Egli, essere perfettissimo che non ha nelle purissime membra una sola cicatrice del dolore.<ref>Da ''L'antidolore'', Mondadori, 1958; citato in A. Palazzeschi, ''Tutti i romanzi'', vol. 1, Mondadori, Milano, 2004, pp. 1236-37.</ref>
*{{NDR|Parlando dell'elezione di [[Giuseppe Saragat]] a Presidente della Repubblica Italiana}} La [[Democrazia Cristiana|democrazia Cristiana]] si è rivelata senza più veli quella bagascia da culo che è, cosa tristissima per chi aveva creduto potesse venire da quella parte saggezza e equilibroequilibrio, e il parlamento qualcosa da farci vergognare di essere italiani. Ma quelli non hanno che un pensiero, il loro posto e il loro partito [...] Bene hanno fatto quei [[monarchia|monarchici]] che al momento dell'elezione, allo scoppio del falso entusiasmo, si sono messi a gridare: "Evviva il [[Re]]! ". I creatori di operette sono stati superati dal primo all'ultimo [...] I popoli hanno il governo che meritano.<ref>Da una lettera a [[Marino Moretti]] del dicembre 1964; citato in ''Carteggio vol. IV, 1963-1974 / Marino Moretti, Aldo Palazzeschi''; a cura di Alessandro Pancheri, Storia e Letteratura, Roma 2001, p. 152.</ref>
*La loro [[maestro|maestra]] sarà obesa, idropica, ammalata di elefantiasi; avrà l'asma, i piedi piatti, calva, guercia, nana, gobba, scalcinata, tutta bitorzoli, con la coda, oppure secca e lunga lunga come una serpe che sia drizzata, e agiterà la linguina davanti alla scolaresca [...] emetterà grida come quando nitrisce un cavallo. Queste verranno, ad insaputa della scolaresca, messe una accanto all'altra, una sopra una sotto, fatte piangere, farsi tutti i dispetti che immaginar si possa, schiaffi, pizzicotti, fare la ''boxe'', strapparsi i capelli [...] fatte vomitare, partorire, abbandonare, tradire da un loro analogo amante, morire con tale stralunamenti delle pupille da farvi girare la testa.<ref>Da ''L'antidolore'', Mondadori, 1958; ora in A. Palazzeschi, ''Tutti i romanzi'', vol. 1, Mondadori, Milano, 2004, pp. 1241-42.</ref>
*La [[poesia]] è in tutti e di tutti, è patrimonio comune e universale. Per il poeta è l'essenza della vita, per gli altri il profumo, profumo che tutti avvertono vagamente e inafferrabilmente. Il poeta ha la facoltà di fissare con la immagine o nelle parole l'istante che fugge e di poterlo comunicare agli altri. Ma mentre l'immagine si espande, si logora, e proprio come un profumo diventa sempre più debole e evanescente. Somiglia a quelle acque che bevute alla sorgente hanno un potere radioattivo sul nostro organismo, messe in bottiglia e servite sulle tavole delle città sono della buona acqua potabile, e nulla più.<ref name=Picchiott53>Dall'intervista di Mario Picchi, ''Palazzeschi e il profumo di Roma'', ''La Fiera letteraria'', VIII 4, 4 ottobre 1953, pp. 1 e 6.</ref>