Antonio Delfini: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Antonio Delfini==
*Il pensiero è profezia e ricordo. La [[vita]] è avvenire e passato. La vita non è mai presente. Il presente non è mai. (daDa ''Diari, 1927-1961'')
*Noi vogliamo cambiare il mondo, o cambiare il suo posto. (daDa ''Note di uno sconosciuto'', Marka, 1990)
*Sono stato promosso ''servo della gleba'' (questo è il progresso). (daDa ''Diari, 1927-1961'')
*Per me poi, ogni incontro di donna è come trovarmi improvvisamente davanti a un abisso, e con gli occhi bendati. (da ''Il ricordo della Basca'', Nistri-Lischi, 1956²)
*Sono stato promosso ''servo della gleba'' (questo è il progresso). (da ''Diari, 1927-1961'')
 
==''Il ricordo della Basca''==
 
===[[Incipit]]===
 
Se avessi avuto altri [[amicizia|amici]], o non li avessi avuti affatto, sarei diventato un grande narratore, prima della caduta del [[fascismo]]; e dopo lo sarei rimasto. Ma è più probabile che che se non avessi avuto gli amici che ho avuto, io non avrei mai scritto un racconto o un quasi racconto. Molto più bello, più intelligente, più ricco e più aristocratico degli amici che ho avuto, mi sono trovato davanti alla barriera terribile e armata dei loro difetti, vizi e capricci: gelosia, narcisismo e sfrenata (ma sorda) ambizione. Né geloso, né ambizioso, e tanto meno narciso, fortunato negli attributi fisici, morali ed economici, mi sono scoperto (ma troppo tardi) un difetto (che i miei più intimi dicevano una virtù scambiandola per bontà): una mitezza eccessiva nata dal desiderio di non soffrire mai o il meno possibile, si è convertita nel tempo in pigra contemplazione e in una sorda velleitaria rivalsa che non è mai sfociata in una conclusiva spiccata vendetta.
 
===Citazioni===
 
*(Fra parentesi dichiaro il mio odio per tutti coloro che per [[Roma]] o da Roma hanno voluto, contro di me e contro molti altri italiani, gettare il seme dell'avvilimento sul mio – sul nostro – sentimento orgoglioso di non essere nati a Roma, di non vivere a Roma, e sulla mia – nostra – impressione che a Roma, e soltanto a Roma, si trovi quella data forma di vita che gli avvilitori di questo secolo chiamano ''provincia'' e ''provincialismo''). (Da ''Introduzione'', pp. 71-92)
*Poi ricordando che la ballerina viennese mi aveva detto che dopo Modena, sarebbe andata a Bologna, e quindi a [[Ferrara]], risolsi una sera di andare in questa città. Presi la strada di Finale (una strada allora pessima). All'altezza di Medolla la mia [[automobile|macchina]] venne presa a sassate da un gruppo di giovani [[fascista|fascisti]]. Erano quelli i tempi delle sanzioni economiche, e i fasci di campagna avevano incaricato avanguardisti, e forse anche balilla, di dimostrare contro le automobili che si fossero azzardate a circolare comunque. Queste automobili, secondo la propaganda, sprecavano la benzina necessaria alla conquista dell'Impero. Dichiaro che anch'io avevo (per altre ragioni sentimentali) antipatia per le automobili, così che quelle sassate mi rallegrarono, e anzi mi ispirarono un po' di invidia verso quei ragazzi: avrei voluto essere uno di loro. Anche oggi tirerei volentieri sassate contro le macchine. (Da ''Introduzione'', pp. 79-80)
*Andavo a Bologna sulla traccia di giornate [[Stendhal|stendhaliane]] e mi perdevo, col cuore stretto come una nocciola sensibile nel suo guscio, negli itinerari di [[Dino Campana]]. Se fossi stato un poeta invece di essere un borghese sulla via della delusione, sarebbe stato quello il momento di scrivere delle poesie. Partivo da Firenze circa mezzogiorno e un'ora dopo ero a Bologna. Giravo tutte le strade e quando non ne potevo più dalla stanchezza, andavo alla stazione e prendevo il primo treno per Firenze: ciò accadeva anche alle due, alle tre del mattino. La stranezza era questa: che stando a [[Firenze]], ignorai Firenze e conobbi [[Bologna]]. (Da ''Introduzione'', pp. 93-94)
*Essa trasse un lungo sospiro e si alzò lentamente in piedi. Grossa e pesante, con una larga e lunga sottana grigia a strisce nere, ed una [[blusa|camicetta]] scura tutta lavorata che odorava di armadio chiuso coi biscotti dimenticati dentro. (Da ''La modista'', p. 123)
*Per me poi, ogni incontro di donna è come trovarmi improvvisamente davanti a un abisso, e con gli occhi bendati. (daDa ''IlUn ricordoanno della Bascadopo'', Nistri-Lischi,p. 1956²215)
 
==''Piccolo libro denso''==