Antonio Delfini: differenze tra le versioni

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*Poi ricordando che la ballerina viennese mi aveva detto che dopo Modena, sarebbe andata a Bologna, e quindi a [[Ferrara]], risolsi una sera di andare in questa città. Presi la strada di Finale (una strada allora pessima). All'altezza di Medolla la mia [[automobile|macchina]] venne presa a sassate da un gruppo di giovani [[fascista|fascisti]]. Erano quelli i tempi delle sanzioni economiche, e i fasci di campagna avevano incaricato avanguardisti, e forse anche balilla, di dimostrare contro le automobili che si fossero azzardate a circolare comunque. Queste automobili, secondo la propaganda, sprecavano la benzina necessaria alla conquista dell'Impero. Dichiaro che anch'io avevo (per altre ragioni sentimentali) antipatia per le automobili, così che quelle sassate mi rallegrarono, e anzi mi ispirarono un po' di invidia verso quei ragazzi: avrei voluto essere uno di loro. Anche oggi tirerei volentieri sassate contro le macchine. (Da ''Introduzione'', pp. 79-80)
*Andavo a Bologna sulla traccia di giornate [[Stendhal|stendhaliane]] e mi perdevo, col cuore stretto come una nocciola sensibile nel suo guscio, negli itinerari di [[Dino Campana]]. Se fossi stato un poeta invece di essere un borghese sulla via della delusione, sarebbe stato quello il momento di scrivere delle poesie. Partivo da Firenze circa mezzogiorno e un'ora dopo ero a Bologna. Giravo tutte le strade e quando non ne potevo più dalla stanchezza, andavo alla stazione e prendevo il primo treno per Firenze: ciò accadeva anche alle due, alle tre del mattino. La stranezza era questa: che stando a [[Firenze]], ignorai Firenze e conobbi [[Bologna]]. (Da ''Introduzione'', pp. 93-94)
*Essa trasse un lungo sospiro e si alzò lentamente in piedi. Grossa e pesante, con una larga e lunga sottana grigia a strisce nere, ed una camicetta scura tutta lavorata che odorava di armadio chiuso coi biscotti dimenticati dentro. (Da ''La modista'', p. 123)
 
==''Piccolo libro denso''==