George Berkeley: differenze tra le versioni

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*Il 17 aprile 1717 con molta difficoltà giunsi sulla cima del [[Vesuvio]]. Da lì vidi una vasta cavità, piena di un fumo che mi impediva di vederne il fondo e la forma. Da questa voragine uscivano suoni straordinari, che sembravano provenire dalle viscere della montagna. Erano mormorii, singhiozzi, muggiti, scuotimenti, come onde in tempesta; e di tanto in tanto uno strepito simile a un tuono o a un cannone, accompagnato da un rumore di cocci infranti, come quello che fanno le tegole quando cadono dai tetti sulla strada. Qualche volta il vento rendeva il fumo meno denso e lasciava intravedere una fiamma rossastra e le pareti del cratere, striate di rosso e di molte gradazioni di giallo. [...] Il 18 finì lo spettacolo, e la montagna se ne stette assolutamente tranquilla, senza alcuna traccia di fuoco o di fumo. Una persona, la cui finestra affacciava sul Vesuvio, mi assicurò che durante l'ultima notte aveva visto molti lampi, come quelli che precedono il tuono, uscire dalla bocca del vulcano.<ref>Da una lettera ad un amico teologo del 1717; citato in ''Il Vesuvio'', Pierro Gruppo Editori Campani, Napoli, 2000.</ref>
*La [[materia]] è un non ente.<ref>Citato in ''Focus'' n. 90, p. 162.</ref>
*{{NDR|Su [[Matera]]}} Le case sono costruite lungo i fianchi di un avvallamento di forma ellittica, dieci case una sull'altra come i posti di un teatro. I morti al di sopra dei vivi. A monte non può esserci un numero di persone maggiore che a valle. Abbiamo pranzato in un giardino, che ci ha messo a disposizione un maniscalco vedendoci, nei sobborghi, in cerca di un albero. È stato gentile e educato. Un tale modo di fare è qui un po' di tutti.<ref>Da ''Viaggio in Italia'', Bibliopolis, Napoli, 1979, p. 212.</ref>
*Sono rimasto quasi un mese a Parigi, otto giorni a Lione, undici a Torino e ora sono a Genova da circa tre settimane... Nessuna città mi è piaciuta più di questa. Le chiese, i palazzi, per la verità anche le comuni case d'abitazione, sono splendidi. Ma c'è un difetto, la maggior parte delle strade sono molto anguste...<ref>Da una lettera a Percival del 4 febbraio 1714, in ''Viaggio in Italia'', traduzione di Mariapaola Fimiani, Bibliopolis, Napoli, 1979, p. 135</ref>
*Va osservato che il [[numero]] non è qualcosa di fisso e determinato, che esista ''realiter'' nelle cose. Esso è esclusivamente una creatura dello spirito. Così accade che risultino: una finestra = 1; una casa, in cui vi siano molte finestre, = 1; una città, formata da molte case, sempre = 1.<ref>Citato in [[Gottlob Frege]], ''Fondamenti dell'aritmetica''.</ref>