I promessi sposi: differenze tra le versioni

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*Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'[[amicizia]]; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. ([[s:I promessi sposi (1840)/Capitolo XI|cap. XI]])
*Costui {{NDR|il gran cancelliere Antonio Ferrer}} vide, e chi non l'avrebbe veduto? che l'essere il [[pane]] a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò la ''meta'' (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il [[grano]] si fosse comunemente venduto a trentatré lire il moggio: e si vendeva fino ad ottanta. ([[s:I promessi sposi (1840)/Capitolo XII|cap. XII]])
*Nella strada chiamata la Corsia de' Servi, c'era, e c'è tuttavia un [[panificio|forno]], che conserva lo stesso nome; nome che in toscano viene a dire il forno delle grucce, e in milanese è composto di parole così eteroclite, così bisbetiche, così salvatiche che l'alfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono. A quella parte s'avventò la gente. (2010, p. 153, cap. XII)
*Tra questi discorsi, dai quali non saprei dire se fosse più informato o sbalordito, e tra gli urtoni, arrivò Renzo finalmente davanti a quel [[panificio|forno]]. La gente era già molto diradata, dimodoché poté contemplare il brutto e recente soqquadro. Le mura scalcinate e ammaccate da sassi, da mattoni, le finestre sgangherate, diroccata la porta.<br>“Questa non è una bella cosa,” disse Renzo tra sé: “se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne' pozzi?” (2010, p. 157, cap. XII)
*Veramente, la distruzione de' frulloni e delle madie, la devastazione de' [[panificio|forni]], e lo scompiglio de' fornai, non sono i mezzi più spicci per fare vivere il pane; ma questa è una di quelle sottigliezze metafisiche, che una moltitudine non ci arriva. (2010, p. 158, cap. XII)