Aldo Buzzi: differenze tra le versioni

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*I [[nome|nomi]] di persona ideali sono di due sillabe, accentati sulla prima. La prova si fa gridandoli: le sillabe in più in testa e in coda, si pronunciano male e con fatica. Il Leo di Leopoldo non si sente, è una fatica inutile. I toscani battezzano Leopoldo ma chiamano Leo o Poldo. E così Andrea diventa Drea, Francesco Cesco, (Cèk a Sondrio), Alessandro Sandro e Givan Battista Bista (Giobatta è ancora troppo lungo). (Da ''Capitolo secondo. Il sonno'', p. 33)
*([[Mantova]]) Le strade intonacate coi colori delle uova di uccelli. Gentilezza degli abitanti. Loro [[nome|nomi]] (sulla guida del telefono): Telemaco, Cleante, Quintilio, Aristodemo, Zaira, [[Tazio Nuvolari|Tazio]] (Nuvolari). Forse anche [[Virgilio]] era, ai suoi tempi, un nome fuor dal comune. (Da ''Capitolo secondo. Il sonno'', p. 45)
*Il negozio del panettiere è, da migliaia di anni, un ambiente naturale, perciò anche i fornai sono uomini naturali. Invece il ministero delle finanze è un ambiente artificiale e tutti i suoi uomini, dal ministro agli uscieri, sono uomini innaturali. (Da ''Capitolo secondo. Il sonno'', p. 63)
*[[Chesterton]], nella sua ''Autobiografia'', dice che il panorama di [[Londra]] era fatto di case piccole e monotone, con finestre insignificanti, brutti lampioni di ferro (i lampioni a gas di ghisa dei film di [[Charlie Chaplin|Chaplin]] e volgari cassette per le lettere verniciate di vermiglio. Quel vermiglio è un bellissimo [[rosso]] – chiamato Post office red, rosso ufficio postale – usato spesso anche per dipingere le porte di ingresso delle piccole case. Le cassette postali italiane invece sono di un repellente rosso sangue, rosso carne di cavallo, che forse sarebbe piaciuto a Chesterton. (Da ''Capitolo secondo. Il sonno'', p. 66)
*«L'idea che dall'unione di gruppi deboli risulti un fattore di forza è falsa» disse il padrone del cane Blobby. «Otto zoppi sommati non danno per risultato un gladiatore». È lo stesso concetto espresso dallo scrittore cubano Elizardo Sander quando disse: «Non puoi fare un elefante con cento conigli». (Da ''Capitolo secondo. Il sonno'', p. 72)