Pontormo: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Pontormo==
*A sessant'anni, nel 1554, Pontormo si sentì addosso il cielo degli anni. Sensibile alle inclemenze della stagione fredda, agli stemperamenti, agli estremi ardori, alle lune cattive; alle secrezioni, al fegato, allo stomaco: Si scoprì in lite con il proprio corpo, candidato alle commorienze. Era arrivato alle "giornate" segnate dalla letteratura sulla vecchiaia, mentre gli servivano forze per le "giornate" ultime e per la "gloria" dell'affresco nel coro di San Lorenzo. Sessanta: gli anni della strategia preventiva e del regime dietetico; dell'autosorveglianza istigata dalla letteratura e dalla cultura della sobrietà. ([[Salvatore Silvano Nigro]])
*Artista ingegnoso, disinvolto disegnatore, che per larghezza e facilità di mano non è secondo a nessuno. ([[Gustavo Frizzoni]])
*La borana (o borrana o borragine) appare più di una volta nel menu del Pontormo: cotta (in poca acqua), in [[insalata]], c'è perfino un'insalata di fiori di borana, che sono bellissimi, rosa e azzurri sulla stessa pianta. ([[Aldo Buzzi]])
*Mentre il [[Agnolo Bronzino|Bronzino]] tiene qualcosa del freddo, del determinato e del {{sic|finamente}} aristocratico, il Pontormo invece, come scolaro di Andrea del Sarto, è più molle e più sfumato, e nel suo modo di concepire manifesta in genere una natura prettamente borghese. ([[Gustavo Frizzoni]])
*Pontormo abitava un "casamento da uomo fantastico e solitario". Nel quale uccellescamente si chiudeva. In alto. In una torre impraticabile, che solo una scala di legno metteva in comunicazione con il mondo. E che il più delle volte al mondo negava accesso. Dentro questo nido d'aquila, Pontormo lavorava. Ma stava anche acquattato. Vi ruminava il mondo, e vi faceva ragioniera computazione delle quotidiane spicciolature. Né disattendeva a un faticoso colloquio con le voci e i suoni che salivano dalla strada: dalla porta da basso. Li recensiva, anzi. E li interrogava: "domenica fu pichiato...: non so quello che volessino". Era un'interrogazione all'interrogazione degli amici. Alla loro congiura. Al loro complotto affettivo. Lui era invisibile ascoltatore. Un collezionista di rumori: di picchi e cigolii. E di voci, delle quali certificava la qualità interrogativa in un breviarietto segreto: accanto ai raschi di gola, all'iroso gorgoglio della bile agitata e al rugghio delle viscere digiune. ([[Salvatore Silvano Nigro]])
*Tra le testimonianze di vite d'artisti, il diario di Jacopo Carucci detto il Pontormo è singolarissimo ([[Emilio Cecchi]], prefazione al ''Diario'', edizione del 1956)