Serie A 1993-1994
92ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 62ª a girone unico)
Citazioni sulla Serie A 1993-1994.
- Pareggiando maliziosamente con l'Udinese, il Milan ha regolato le ultime pendenze aritmetiche e conquistato il terzo scudetto consecutivo, il quarto dell'era Berlusconi [...], il quattordicesimo della sua romantica e tribolata storia. [...] Siamo di fronte a un'impresa con pochi precedenti: l'ultimo a riuscirci era stato il Grande Torino [...] nell'immediato dopoguerra [...]. Il Milan ha vinto per distacco [...]. Sgominata la concorrenza, si è limitato a gestire il vantaggio. Gli stenti primaverili si spiegano anche, se non soprattutto, con gli ingorghi di un calendario farneticante. È stato lo scudetto di Massaro e della difesa. Lo scudetto del risparmio e dell'umiltà. Ventun partite su trentadue senza reti al passivo, nove vittorie per 1-0. Fatti, e non parole. [...] Alla Juve è mancato Vialli; all'Inter, Bergkamp; al Parma, la regolarità; alla Sampdoria non è bastato Gullit; alla Lazio, il miglior Signori di sempre. Più squadra, più società, più tutto, il Milan si è piegato alle esigenze e adeguato alle risorse. La miglior difesa del campionato, ma anche l'undicesimo attacco: segno di un torneo anomalo e mediocre, e di un'inversione di rotta suggerita da un'attenta lettura delle provviste, e non già da biechi calcoli di corridoio. [...] La «macchina» di Capello è, oggi, un'entità a sé, battibile in un'estemporanea volata, insuperabile nelle corse a tappe, dove l'organizzazione e il talento fanno aggio sulla sorte. Un modello, in campo e fuori. (Roberto Beccantini)
- Per colpa della propria generosità (e sventatezza?) il Milan mette a repentaglio il record cui è ormai vicino: chiudere con meno di 17 gol al passivo (è salito a 14). Direte: nel giorno in cui il Milan conquista il terzo scudetto consecutivo, impresa mai più verificatasi dal '49, val la pena di sottolineare un pareggio come ne capitano a mucchi nelle ultime giornate? Proprio la goffaggine del Milan in queste occasioni è un segno della sua diversità e grandezza. Non sa adattarsi ai compromessi, non sa fingere, non riesce a prendersela comoda. E una squadra da combattimento: anni, acciacchi, miliardi, caterve di medaglie non han spento in Baresi e nei suoi la voglia di lottare, il piacere di vincere. Solo questo carattere, un senso del dovere quasi mistico fan sì che il Milan affronti ogni partita come se fosse vitale, che Capello ne perda appena 4 su 100, che vinca tre scudetti. E li vinca in situazioni completamente diverse. Liberando la creatività di Van Basten e di una squadra cui Sacchi teneva briglie troppo strette: 56 punti, ben 74 gol. [...] Spostando in avanti l'azione offensiva, dopo la perdita di Van Basten, per porvi rimedio. Tanto da segnare 65 gol e prenderne 32, il top del Milan berlusconiano. Infine, persi o imbrocchiti gli attaccanti, puntando sulla difesa; vincere avendo segnato meno di altre 10 squadre, avendo avuto meno rigori, avendo vissuto sui gol di Massaro. Scudetto voluto dalla vecchia guardia italiana; capolavoro di pragmatismo e duttilità da parte di Capello. Ma il vero segreto resta la straordinaria superiorità organizzativa di Berlusconi e del suo staff; la fedeltà agli uomini, alla formula di gioco, al senso del gruppo. Cui si può sacrificare anche Sacchi, anche Gullit quando fanno le bizze. (Giorgio Tosatti)

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